Mondo
Somalia: Sentinelli, “l’opzione militare, una scelta sbagliata”
Sulla scia del Segretario generale Onu Ban Ki-Moon, la vice ministro degli Esteri chiede una cessazione dei combattimenti
di Redazione
L’escalation di violenza degli ultimi giorni a Mogadiscio ”non e’ altro che la conferma dei timori che il governo Italiano aveva espresso insieme all’intera comunita’ internazionale, sulla scelta di un’opzione militare per risolvere le tensioni venutesi a creare in Somalia”. Lo dice la Viceministra degli Esteri Sentinelli con delega all’Africa Sub-Sahariana in merito all’ennesimo giorno di violenza a Mogadiscio. ”E’ necessario abbandonare immediatamente l’azione militare – sostiene Sentinelli – come chiesto anche del Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon in modo da arrivare alla cessazione dei combattimenti e alla ripresa del dialogo e del negoziato politico tra tutte le parti in campo”. Sentinelli si unisce, infine, all’appello del Coordinatore delle Nazioni Unite per le operazioni umanitarie in Somalia Erich Laroche ”affinche’ il governo transitorio permetta l’arrivo di cibo medicine e beni di prima necessita’ per la popolazione Somala”.
Intanto a Mogadiscio altre 73 vittime almeno si sono aggiunte oggi alle centinaia di morti registrati questa settimana negli scontri tra militanti islamici e truppe somale ed etiopi. Il conflitto, sempre più violento, ha anche prodotto oltre 321.000 profughi, quasi un terzo della popolazione di Mogadiscio, il dato più ingente in Somalia dalla caduta nel 1991 del dittatore Mohamed Siad Barre che aprì la strada a 16 anni di anarchia.
“Ho contato 20 morti in strada e sul marciapiede. Alcuni erano senza testa, altri così mutilati da non poter stabilire se fossero uomini o donne”, ha detto alla Reuters Suleman Mohammed, un abitante, dall’area commerciale di Al Barakah colpita da più di sette colpi di mortaio.
Abitanti e personale sanitario intervistati da Reuters hanno confermato un minimo di 73 morti a causa delle bombe e dei colpi d’arma da fuoco che oggi si sono susseguiti in città senza tregua. Nei tre giorni precedenti si stima che le vittime siano state 131. Ma il bilancio definitivo della settimana rischia di salire e di toccare quota mille. La maggior parte delle vittime sono civili.
Gli islamisti hanno controllato la maggior parte del sud della Somalia nella seconda metà del 2006, prima di avere la peggio in un breve conflitto. Ma alcuni combattenti si sono raggruppati per lottare contro l’amministrazione del presidente Abdullahi Yusuf e i suoi sostenitori etiopi. “Ci sono molti morti. Sto portando i cadaveri dei membri di due famiglie con la mia auto ora”, ha detto a Reuters un residente che ha chiesto di restare anonimo.
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