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Somalia: si è spenta Mana Sultan, la “mamma” degli orfani
Lo rende noto il sito Unimondo in articolo che qui riportiamo. E' morta questa notte, in seguito a un ictus
di Redazione
La notizia è rimbalzata stamani in Trentino dalla Somalia: la notte scorsa, attorno alle 3, è morta improvvisamente, a causa di un ictus, Mana Sultan Abdurahman Alì Isse, che nella cittadina di Merka, nel 1991, dopo la caduta del governo di Siad Barre e l’inizio del periodo dell’anarchiamilitare, aveva creato assieme a don Elio Sommavilla di Predazzo il villaggio per gli orfani di Ayuub. Dolore e sconcerto è stato espresso in queste ore dai tanti trentini che hanno conosciuto Mana, la quale spesso era venuta in visita nel nostro territorio, soprattutto per rafforzare i gemellaggi nati fra le scuole del Trentino e quelle di Merka, sotto l’egida dell’associazione Water for Life.
Elio Sommavilla, attualmente a Nairobi, volerà domani in Somalia per rendere l’estremo omaggio alla persona con la quale, in questi anni, ha collaborato tanto strettamente, dando vita ad un piccolo miracolo di pace, dialogo, partecipazione nel cuore di un paese devastato dalla guerra civile.
Il villaggio di Ayuub, infatti, con le oltre 30 scuole ad esso collegate, con i suoi programmi di sviluppo rurale realizzati in tutta la regione del Basso Scebeli, i suoi orfani di un tempo, oggi diventati persone adulte ma che ancora continuano ad animarlo con il loro lavoro, è un esempio importante per il paese, del quale si sono accorti anche gli organismi internazionali come l’Unicef.
A comunicare la notizia all’alba di oggi, da Merka, è stato Mahmud, uno dei più stretti collaboratori di Mana e di Sommavilla. Mana Sultan classe 1953, figlia dell’ultimo sultano della cittadina di Merka, è spirata nella notte nella sua casa dopo essere entrata improvvisamente in coma. Da tempo aveva problemi di pressione e si era sottoposta a delle cure anche in Trentino. Ma niente lasciava presagire una fine così. Negli ultimi tempi era stata sottoposta a fortissimi stress: oltre al suo impegno con Water for Life, infatti, Mana Sultan era una figura di riferimento importante a livello politico, e si stava adoperando con forza per favorire il dialogo fra le fazioni in lotta nel paese, in particolare fra governo e corti islamiche. “Continueremo a stare a fianco di Elio Sommavilla e dei suoi collaboratori — ha detto oggi l’assessore provinciale alla solidarietà internazionale Iva Berasi dopo avere appreso la triste notizia — e questo sarà il nostro modo di ricordare Mana Sultan”.
Di Mana era noto l’impegno per cambiare la cultura dominante del paese, che vuole le donne costantemente relegate ai margini; all’epoca delle trattative condotte a Nairobi dalle varie fazioni politiche e dai vari clan per dar vita al nuovo governo, conclusesi nel 2004, era riuscita persino ad ottenere che il 12 per cento dei deputati al Parlamento provvisorio fossero donne. “Mi avevano proposto il 3 per cento – puntualizzava – io chiedevo il 25.” Infine Mana si batteva strenuamente contro le mutilazioni genitali, di cui sono vittima la maggior parte delle bambine. Ad Ayuub aveva sperimentato una nuova strada: sostituire l’infibulazione con una sorta di atto simbolico, che non provocava danni reali salvando il valore del rito. Una prova anche questa della sua apertura mentale, del suo pragmatismo, delle sue capacità che gli erano state riconosciute da tutti, anche nei momenti difficili in cui Merka, assieme a tutta la regione del Basso Scebeli, era divenuta “bottino di guerra” per i vari clan che si contendevano le spoglie della Somalia. Figlia dell’ultimo sultano di Merka, figura leggendaria sia per il numero di mogli che gli è stato attribuito (alcuni dicono 400), sia per la sua politica riformista (aveva liberato i Bantu — le popolazioni originarie dell’Africa centrale, etnicamente distinte da quelle che popolano il Corno d’Africa – dalla loro condizione di schiavitù nei confronti dei somali), Mana ricordava così la nascita del villaggio degli orfani di Ayuub.
“Nel ’91 avevo lasciato la città assieme a mia sorella e a mia figlia, che allora aveva 4 anni. Eravamo a Roma, e la tv cominciò a trasmettere le immagini dello sfacelo del paese, soprattutto della carestia, dei morti per fame. Così decisi di rientrare. All’epoca a Merka arrivavano migliaia di profughi dalle campagne. Alcuni avevano camminato per giorni, ed erano allo stremo delle forze. C’erano cadaveri ovunque, e bambini abbandonati. Il primo lo raccogliemmo proprio in centro città e lo portano a casa nostra. Era attaccato al seno della madre, già morta. Non sapevamo nulla di lui, neanche il nome. Lo chiamammo Ayuub, Giobbe. Poi dopo un po’ casa mia diventò troppo piccola. Decidemmo di costruire una sorta di villaggio di fortuna alle porte di Merka. Presto si riempì di oltre un migliaio di orfani, a cui cercammo di trovare delle madri adottive, donne che erano rimaste sole, senza mariti e famiglie, a causa della guerra.” Oggi quei bambini sono diventati adulti.
Le scuole create da Water for Life in tutta la regione sono oltre una trentina, con circa 300 insegnanti stipendiati. Sono attivi attualmente 23 gemellaggi con altrettante scuole del Trentino. Inoltre centinaia di chilometri di canali per l’irrigazione sono stati resi funzionanti, dopo gli anni dell’abbandono e dell’incuria a causa della guerra. Di Mana Sultan resta infine anche un documentario dell’Ufficio stampa e dall’Assessorato alla solidarietà internazionale della Provincia autonoma di Trento, “Ayuub”, girato nel 2004 da Alessio Osele e Marco Pontoni a Merka.
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