Welfare
Sono 20.450 i detenuti di troppo
Il sindacato della polizia penitenziaria denuncia l'infondatezza delle voci su una diminuzione dei detenuti
di Redazione

Nessuna diminuzione di detenuti nelle carceri italiane. La smentita arriva da una nota del segretario generale dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria), Leo Beneduci, indirizzata ai gruppo parlamentari di Camera e Senato. «Per amore di verità, occorre smentire categoricamente le voci diffusesi in merito a una sostanziale diminuzione delle presenze dei detenuti nelle carceri italiane a seguito delle misure varate nei mesi scorsi dal governo» scrive Beneduci che spiega: «I dati in nostro possesso, infatti, dopo la “pausa” delle festività pasquali indicano alla data di ieri 66.200 detenuti per 45.750 posti, con Friuli, Lombardia, Liguria, Marche, Puglia, Valle d’Aosta e Veneto che continuano a superare qualsiasi capienza tollerabile (1 detenuto in più ogni 2) e con Calabria, Campania, Emilia Romagna, Piemonte, Sicilia, Toscana che, a loro volta, hanno il 40% in più di presenze detentive rispetto ai posti disponibili».
L’Osapp denuncia anche che i «dati sull’invivibilità delle singole carceri restano sostanzialmente invariati come il costante aumento dei suicidi tentati e portati a termine andrebbe a dimostrare, con 76 istituti penitenziari su 210 oltre ogni limite, tra i quali spicca il record negativo del carcere di Brescia-Canton Monbello con il 165% delle presenze in più, pari a 5 detenuti ogni 2 posti, seguito dai “soliti” Busto Arsizio (+141%), Vicenza (+140%), Milano S.Vittore (+137%) Reggio Calabria (+127%), Como (+131%), Ancona (+125%), Pesaro e Taranto (+118%), Bologna (+115%), Treviso (+114%)), Pisa (+109%), Firenze Sollicciano (+104%) e Locri (+100%)».
Per l’Osapp, inoltre, «rispetto all’inizio dell’anno l’interesse, le dichiarazioni e gli interventi del Guardasigilli Severino in materia penitenziaria si sono fatti dapprima sporadici e poi del tutto assenti, mentre il tanto vantato disegno di legge sulle depenalizzazioni e sulla messa in prova è stato calendarizzato in Parlamento solo lo scorso 28 marzo e prevede la scadenza di un anno per l’esercizio della delega da parte del governo e quindi ben oltre la durata della legislatura».
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