di Randa Ghazy
«Volete fare formazione agli immigrati, ma volete farla per loro, e mai CON loro».
Questa è una delle frasi che mi è rimasta più impressa a Strasburgo, durante un seminario del Consiglio d’Europa sul tema «Sviluppo ed immigrazione», e pronunciata con sdegno da una grande attivista italo-somala. Si lamentava del fatto che molte delle delegazioni intervenute ai workshop sull’immigrazione fossero composte solo da autoctoni. Un trend che, direi, può essere purtroppo considerato valido anche nell’ambito europeo in senso più generico. Ovvero, le politiche europee sono politiche per gli europei, e come giustamente lamenta qualcuno, mirate alla creazione di un’Europa delle patrie piuttosto che ad una Patria europea. In tutto ciò come possono rientrare le esigenze e la voce dei nuovi europei come me, ibridi ma proprio per questo ricettivi a politiche multiculturali che esulino dal campanilismo tanto caro all’Italia e non solo? Mi inquieta un po’ vedere che l’Udc candidi un personaggio come Magdi Allam, che al di là di ogni possibile giudizio non mi sembra un esempio lampante di collegamento e aiuto al dialogo tra musulmani europei ed Europa cristiana. Mi crea un piccolo moto di speranza invece vedere che la lista Sinistra e Libertà mette in campo Claudio Fava, che con il suo Quei bravi ragazzi, romanzo-inchiesta sulle extraordinary renditions, ha dimostrato grande sensibilità ed un approccio critico e meno eurocentrico nei confronti dell’interazione tra Stati Uniti ed Europa nella lotta al terrorismo, e ancora di più che candidi Esahaq Suad Omar Sheik, intermediatrice culturale della Comunità somala, o Dijana Pavlovic, attrice rom. La Lega e il Pdl offrono i soliti noti e non riesco a scorgere nomi di prime/seconde o qualsivoglia generazione di immigrati. Non so, direi che per predisposizione personale mi auspico che il Parlamento europeo vada a sinistra. Se non altro come contrappeso nei confronti di politiche nazionali poco sensibili alle tematiche del confronto interculturale se non quando si tratta di strategie elettorali (e allora gli immigrati servono più che altro come “cattivi”, quelli che creano il problema della sicurezza, o come “buoni e integrati”, quelli alla Suad Sbai che insultano gli immigrati venuti dopo, poiché con la loro indisciplinata sovrabbondanza minacciano il loro status di brave persone perfettamente integrate). Ma anche perché i futuri cittadini europei saranno sempre più altri, diversi dall’Europa che vediamo oggi, diversa da quella che immaginava forse De Gasperi, e diversa nel senso latino del termine, ovvero volta altrove. L’Europa dovrà voltarsi verso tutto ciò che appunto non è, o fino a quel momento non era, Europa. Voterò anche per questo: da europea e soprattutto da europeista convinta, da araba, e da cittadina del mondo.
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