I working poor di Milano
Sono maestra, ma a Milano rischio di non potermi permettere una casa
In città i prezzi delle case - in vendita o in affitto - sono alle stelle. A farne le spese sono i cosiddetti "lavoratori poveri", tra i quali si possono ormai annoverare anche gli insegnanti. La testimonianza di una docente che dalla Sicilia si è trasferita nella città meneghina

Fa il mestiere che ha sempre sognato e che ama: la maestra. Il mestiere per cui ha lasciato la sua Sicilia. Lungi dal dire che vivere nella città meneghina sia diventato un incubo: però, pur lavorando, la vita a Milano di certo non è un sogno. Il problema principale? Affitti troppo alti e inadeguatezza degli stipendi. In una città che all’ombra dei grattacieli scintillanti e delle week ha visto crescere i suoi working poors, la storia di una maestra di sostegno trentottenne è emblema della Milano double face che VITA ha raccontato nel numero di settembre 2024: sempre più esclusiva e sempre più escludente. La nostra maestra – che ha chiesto di rimanere anonima – si è trasferita dalla Sicilia a Milano nel 2021 e a VITA racconta quanto sia duro abitare nella città più costosa d’Italia per chi fa un mestiere che è diventato a tutti gli effetti un lavoro povero.
Dove abita?
Al momento abito in una casa centrale, a Nord-est, proprio di fronte alla scuola dove lavoro. A giugno dell’anno prossimo, però, il proprietario vuole fare dei lavori di ristrutturazione e ha già detto che aumenterà l’affitto, quindi me ne andrò perché non riuscirò ad affrontare il prezzo che intende chiedere.
Al momento quanto paga?
Circa 750 euro per un monolocale più o meno di 40 metri quadri. Escluse le spese.
E qual è il suo stipendio?
Fino a quest’anno sono stata precaria, quindi prendevo di più, perché ci sono meno ritenute: il mio stipendio era di circa 1.500 euro. A settembre, quando finalmente entrerò in ruolo, paradossalmente calerà. Dovrò aspettare il primo scatto di carriera perché si alzi di nuovo (che per i docenti avviene al nono anno, ndr).
Insomma, solo per l’alloggio spende circa metà del suo stipendio.
Già. Mi sento un po’ confusa, perché ho faticato molto per ottenere questo lavoro, che era quello che sognavo. Avevo una laurea in Scienze dell’educazione e lavoravo nelle scuole in Sicilia, la mia regione, ma mi sono iscritta a una seconda laurea in Scienze della formazione primaria proprio per insegnare. Sono venuta a Milano perché già dal terzo anno ci si può iscrivere alle graduatorie e in effetti mi hanno chiamata. Poi ho fatto anche il Tfa per il sostegno in Cattolica: 3.700 euro per nove mesi di corso, durante i quali ovviamente dovevo comunque continuare a pagare l’affitto.
Come farà per la casa il prossimo anno?
Continuano ad arrivarmi le notifiche dei siti, ma ho visto gli affitti: chiedono 800 o 900 euro per un monolocale di 27 metri quadrati – spese escluse. La situazione sta diventando assurda. Io non posso andare via da Milano: quando entriamo in ruolo abbiamo un vincolo, dobbiamo rimanere per tre anni nella stessa scuola. Quindi dovrò cercare qualcosa che sia vicino oppure che sia ben collegato coi mezzi. Che poi in realtà, anche nelle aree più esterne, se vuoi stare nei pressi di una fermata della metropolitana, gli affitti salgono subito moltissimo. Fino a giugno starò in questa casa, ma poi cosa farò se non riuscirò a trovare un alloggio che sia nel mio budget? Non nascondo che questo mi dà da pensare. Mi dà ansia, perché poi possono esserci anche delle spese inaspettate… in una situazione così è difficile riuscire a pianificare la propria vita.
Dopo i tre anni vincolanti, successivi all’entrata in ruolo, vorrebbe tornare in Sicilia?
Sicuramente mi piacerebbe, perché lì c’è la mia famiglia, c’è una casa in cui non dovrei pagare l’affitto e questo mi consentirebbe di stare meglio. Però io al momento mi trovo bene a Milano, ci sono tante attività culturali, e soprattutto mi piace tantissimo la scuola dove lavoro. Probabilmente però dovrò cercare casa nell’hinterland. Devo essere sincera, avevo anche valutato la possibilità di acquistarne una.
Ma?
I prezzi erano assurdi. Per un piccolissimo monolocale più o meno nella mia zona mi chiedevano quasi 200mila euro. Era praticamente una stanza. Alcuni colleghi e amici che sono a Milano da prima di me – io sono arrivata nel 2021 – mi han detto che comprare o prendere in affitto è sempre stato costoso, ma mai a questo livello. La situazione è veramente degenerata.
Mentre gli stipendi rimangono gli stessi.
Come dicevo, il mio addirittura diminuirà, avrò circa 100 euro in meno. Milano è bella, ci sono molte mostre, molti eventi, ma viverci è veramente diventato complesso.
I suoi colleghi hanno problemi simili ai suoi?
Quelli con cui lavoro a più stretto contatto sono più grandi, magari sono in due e hanno un marito o una moglie che lavorano quindi le spese si ammortizzano, oppure hanno già acquistato case in passato… direi che non hanno i miei stessi problemi. Però quest’anno c’erano anche persone della mia stessa età che avevano problemi con l’affitto. C’era anche un ragazzo che abitava a Cesano Maderno coi suoi genitori e ha valutato l’ipotesi di trasferirsi a Milano per essere più vicino alla scuola, ma anche lui alla fine ha avuto paura di non arrivare a fine mese.
Milano rischia di essere respingente, quindi, anche per dei lavoratori essenziali come quelli della scuola.
Certo. Non vorrei sopravvalutare la mia funzione, ma la nostra professione è importante perché siamo quelli che formano la generazione futura. Eppure noi insegnanti italiani siamo tra i peggio pagati a livello internazionale. E se devo essere del tutto sincera, a Milano è diventato quasi impossibile vivere per la nostra categoria.
In apertura, veduta panoramica con i grattacieli di City Life. Foto di © Lorenzo Fiorani/Sintesi
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