Non profit

Sorpresa, il socialediventa investimento

oltre la filantropia Il rapporto «Beyond the charity» di Credit Suisse

di Redazione

Beneficenza addio. La filantropia oggi si declina alla voce dell’investimento socialmente responsabile. Non è la fine in senso stretto della carità, tuttavia – come osserva l’indagine Beyond the charity appena realizzata dalla banca Credit Suisse – è l’inizio di un nuovo corso della cultura del dono, in cui interessi personali e generali si possono incontrare.
Per rendersi conto della rivoluzione in atto basta gettare un’occhiata al portafoglio dei fondi di investimento. Fino a 25 anni fa il denaro dei risparmiatori finiva per lo più a rimpinguare titoli azionari (45%), obbligazioni (45%), liquidità (5%) e il restante 5% in donazioni. Oggi la composizione dei patrimoni investiti è radicalmente cambiata: oltre alla crescente presenza di strumenti alternativi (25%) e al classico pacchetto di azioni (27%), bond (27%) e liquidità (5%) incominciano a fare sentire il proprio peso la microfinanza (3,3%), partecipazioni in cooperative e imprese sociali non profit, titoli socialmente responsabili (3,3%), piccole attività nei Paesi in via di sviluppo (3%), riducendo la quota delle donazioni al 3%.
L’idea di base è offrire qualcosa di più del denaro, cercando di innescare meccanismi economici virtuosi. È il caso di chi ha aderito all’offerta di collocamento di Compartamos, la banca di microcredito messicana ora quotata in Borsa, o il sostegno ad Acp group, società di piccoli prestiti in Perù, la sottoscrizione a fondi etici, l’ingresso nel capitale di imprese sociali o di ong.
«Abbiamo pubblicato lo speciale Global Investor sugli investimenti socialmente responsabili», spiega Davide Mellini, Investment Consultant di Credit Suisse, «per fare il punto dell situazione e per sensibilizzare gli investitori sulle proposte esistenti».
E&F: A fare del bene si guadagna. L’investimento responsabile promette alti ritorni, sia sociali che rendimenti. Quali sono oggi le opportunità per il privato cittadino?
Davide Mellini: Se parliamo di investimenti, ogni singolo risparmiatore decide per una strategia basata sui suoi averi, sugli impegni finanziari, sul suo profilo di rischio e sulla capacità di sopportare il rischio. Da questo profilo si aprono opportunità che saranno piuttosto basate sul reddito fisso nel caso di un investitore prudente, oppure con una quota di investimenti alternativi e azionaria più elevata per l’investitore più disposto al rischio. L’investimento responsabile è complementare alla strategia d’investimento scelta e può essere effettuato decidendo di evitare alcuni settori (come per esempio le armi), ma anche investendo attivamente in settori come il microcredito.
E&F: Meglio la logica del mercato della beneficenza? Non si rischia così di cancellare la cultura del dono in cambio dell’economicismo a tutti i costi?
Mellini: Non direi. Nessuno vuole sostituire la cultura del dono. Spesso si crede che investimenti in Borsa e beneficenza siano temi diametralmente opposti. Non sono opposti ma purtroppo spesso distanti. Prendiamo l’esempio del microcredito, un aiuto concreto, in particolare nei Paesi in via di sviluppo. Sostanzialmente in questo caso non viene fatto un regalo, bensì un prestito che permette di avviare un’attività propria. Grazie all’attività è poi possibile rimborsare il prestito a tassi contenuti.
E&F: Combattere la povertà nei Paesi in via di sviluppo. Banche d’affari, fondi di private equity si sono tuffati nel mondo della micro finanza. I poveri sono diventati un business?
Mellini: In un certo senso sì, ma non business nel senso di sfruttamento a scopo di lucro, bensì business a favore di uno sviluppo regolare e sopportabile da parte dei cosiddetti “poveri”. Lo scopo della microfinanza è proprio quello di aiutare delle piccole economie, sovente a conduzione familiare, a crescere in maniera appunto regolare, tramite una vasta gamma di servizi finanziari, per esempio microcrediti. Non si tratta quindi di sfruttamento bensì di un meccanismo dal quale tutte le controparti possono trarre vantaggio.
E&F: La tempesta finanziaria legata ai subprime non ha risparmiato neppure Credit Suisse, costretta nel primo trimestre a svalutazioni per circa 5,3 miliardi di dollari che hanno contribuito a una perdita di 1,3 miliardi. Da dove si riparte? L’investimento responsabile diventerà sempre più importante per Credit Suisse?
Mellini: Non parlerei di ripartenza, bensì di una continuità. La continuità per Credit Suisse sta nel fornire alla clientela sempre nuovi temi e nuovi stimoli. Dalla nanotecnologia ai mercati di frontiera, passando per le nuove energie e l’agricoltura. L’investimento “responsabile” fa quindi parte della vasta paletta tematica proposta da Credit Suisse. In un mondo finanziario sempre più esigente diventa importante saper trattare temi attrattivi, che possano fungere da alternativa o quanto meno da mezzo di diversificazione, se non in certi casi addirittura scorrelazione dal mercato. Inoltre, per Credit Suisse la responsabilità sociale d’impresa fa parte della cultura aziendale e viene vissuta quotidianamente.
E&F: Credit Suisse ha appena lanciato un nuovo Social Responsability Index. Di cosa si tratta? E quali innovazioni conta di portare questo indice nel mercato finanziario?
Mellini: Si tratta di un indice azionario composto da titoli che per farvi parte devono rispondere a determinati requisiti. Per la selezione viene utilizzato il tool di analisi Holt, utilizzato con successo in diversi temi d’investimento proposti da Credit Suisse. Per poter essere incluse nell’indice le società, oltre ad una solida base fondamentale, devono dimostrare di essere per esempio rispettose dell’ambiente, dei diritti umani e di non avere compromettenti coinvolgimenti politici. Il tema non è nuovo, in quanto sul mercato vi sono già providers di fondi d’investimento che propongono temi legati all’etica, alla responsabilità sociale e all’ecologia (green funds). Con questo indice Credit Suisse intende mettere a disposizione uno strumento che vuol fungere da guida (benchmark) per poter facilmente monitorare il “settore” e di conseguenza poter investire in maniera sicura e controllata.

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