Mondo

Sottratti due milioni di euro ad “Agire”

Una società di intermediazione finanziaria ha fatto sparire fondi destinati ad Haiti, arrestato il responsabile

di Redazione

Oltre due milioni destinati ad Haiti spariti nel nulla. Ad essere vittima della colossale truffa è stato il network di Agire (Agenzia italiana per la risposta alle emergenze, che raccoglie 11 ong italiane).

Una società di transazioni finanziarie, la Retemanager spa, ha sottratto 2 milioni e 10mila euro di donazioni destinati ai progetti di cooperazione nell’isola caraibica. Il responsabile della società, Bernardino Pasta, è stato arrestato giovedì primo dicembre dalla Guardia di finanza di Milano, con l’accusa di associazione per delinquere, falso e truffa.

«Ci tengo subito a chiarire che questi soldi non sono stati sottratti ai beneficiari dei progetti ad Haiti» dice a Vita.it Marco Bertotto, direttore di Agire. «I fondi erano già stati anticipati dalle nostre ong attive in loco, per coprire le spese dei progetti che sono stati realizzati o sono in corso. Il nostro network avrebbe dovuto rimborsare questi interventi, utilizzando le donazioni, ma ora dovremo aspettare l’esito delle indagini e sperare di recuperare il maltolto».

Ma come è possibile che un’organizzazione come “Agire” incappi in una truffa di queste proporzioni?

«Ci siamo affidati a un intermediario conosciuto nel settore del non profit, che aveva già collaborato con altre onlus e che si era presentato con tutti gli accreditamenti del caso, compresi quelli della Banca d’Italia» spiega Bertotto. «Su suo consiglio abbiamo investito una parte delle donazioni in obbligazioni a “zero rischio” e rapida smobilitazione, con una resa del 2,8%. Al momento del riscatto dell’ultima tranche del fondo, abbiamo però scoperto di aver sottoscritto dei titoli che in realtà non sono mai esistiti».

Dopo la denuncia penale Agire sta studiando nuove misure per prevenire altri episodi del genere. «Proporremo all’assemblea una modifica dello statuto che includerà ulteriori meccanismi di controllo interno» afferma Bertotto. «Bisogna dire però che anche prima c’erano controlli piuttosto severi e tutte le operazioni compiute sono passate sotto l’occhio della società di revisione che ci certifica senza destare sospetti. Putroppo si è trattato di una truffa raffinata, un rischio nel quale è possibile imbattersi».

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