Non profit
SPORT. Uisp: «Il calcio business non succhi risorse pubbliche»
Simone Pacciani, presidente Lega calcio Uisp, interviene su calcio, affari e tessera del tifoso
di Redazione
Simone Pacciani, presidente della Lega calcio Uisp, parla della nuova stagione del calcio superprofessionistico, sempre più lontano dalla gente, dal calcio praticato e da quello amatoriale. «Sempre più lontano anche da noi, dal calcio come gioco», dice Pacciani. Che intanto lancia la nuova stagione del calcio Uisp: da metà settembre scenderanno in campo circa 10mila squadre Uisp in tutta Italia, mentre dal 17 al 19 settembre si svolgerà la IV edizione di “Matti per il calcio” a Montalto di Castro (Vt): sedici squadre composte da pazienti dei Dipartimenti di salute mentale di altrettante regioni d’Italia che si affronteranno in un torneo di calcio assolutamente unico nel suo genere.
Finisce il calcio di agosto, con le prime due giornate di Campionato. «Di certo il tema dei diritti televisivi è destinato, ancor più che nel passato, a dettare tempi e regole del calcio professionistico. Questa è la considerazione dalla quale partire». E aggiunge: «Anche la presidenza della Lega affidata ad uno come Beretta ne è l’ulteriore conferma: la secessione del calcio dagli altri sport è ormai cosa fatta. La secessione del supercalcio dal resto del calcio è in dirittura d’arrivo: la superlega sarà sempre più business, e questo non è una novità. Si è scelto un manager che la dovrà trasformare in un’azienda che produce ricavi. Le emozioni che suscita il gioco più bello del mondo sono soltanto uno strumento, non un fine. C’è da augurarsi che sul tavolo di questo meccanismo puramente commerciale non piovano risorse pubbliche che, invece, vanno destinate alle attività sociali e per tutti».
E conclude: «Sulla Tessera del tifoso c’è poco altro da aggiungere al dibattito in atto. Il calcio per noi è partecipazione e libertà. Questo provvedimento sembra andare in direzione contraria, è pura demagogia, cerca di nascondere che, concretamente, non è stato fatto nulla per rendere gli stadi più accoglienti e sicuri».
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