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Stefania Craxi: Ma la Tunisia non può fare a meno di loro

«Rimpatri? È una soluzione ragionevole»

di Redazione

Per Stefania Craxi, sottosegretario agli Esteri, la ragione di quello che sta accadendo nel Mediterraneo ha una causa precisa. Lo chiama «rattrappimento baltico dell’Europa». Un continente che si è rinserrato a Nord, come se il Mediterraneo non lo riguardasse. Invece, come dimostrano i fatti, il Mediterraneo ci riguarda. Eccome se ci riguarda.
Ha ragione Bagnasco. L’Europa viveva una sorta di illusione…
È la parola giusta. Era inevitabile che quei regimi cadessero sotto la pressione della globalizzazione, economica e dell’informazione. Ci poteva solo essere incertezza sui tempi. Invece l’Europa si è fatta cogliere da questi avvenimenti completamente impreparata. Solo sulla Libia si può accampare qualche scusante.
In che senso?
Perché la Libia era un mistero. Non aveva contropoteri al suo interno e si pensava che Gheddafi fosse stabile. Ma anche in Libia c’è un nuovo interlocutore con cui abbiamo già allacciato contatti. E dal Comitato nazionale di transizione, guidato da Abdel Jalil, abbiamo avuto assicurazione che, caduto Gheddafi, verranno indette nuove elezioni.
Non teme il protagonismo francese?
No. Con il passaggio del comando alla Nato le cose sono state sistemate. E quando si aprirà la fase diplomatica l’Italia avrà un ruolo in prima fila.
Invece l’emergenza profughi poteva essere prevista…
Certamente, anche se quella dei tunisini ha dimensioni superiori ad ogni ipotesi. È un’emigrazione dettata da ragioni economiche ma che rischia di tradursi in un danno pesante per il loro Paese. La Tunisia in un momento così importante rischia di trovarsi senza forze attive. Certamente è un fattore che dobbiamo seriamente prendere in considerazione.
Anche attraverso dei rimpatri?
Io sono d’accordo con i rimpatri. Anche la Tunisia è d’accordo. Bisogna lavorare a un piano di sviluppo e la presenza di forze attive è una componente essenziale per il futuro. Questo è un fenomeno epocale, che va affrontato con animo generoso e con strumenti complessi. Ma senza chiudersi dentro visioni dogmatiche.

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