Grazia Ofelia Cesaro

Cari ragazzi, ballare si può anche dentro la tempesta di un divorzio ad alta conflittualità

di Sara De Carli

Pas, separazioni sempre più conflittuali, ddl per cambiare la legge attuale sull'affido congiunto dei figli: il destino dei figli nelle separazioni è un tema caldissimo. Dentro questa cornice, l'avvocata Grazia Ofelia Cesaro racconta in un romanzo la storia di tre ragazzini amati, ma trascinati in guerra. La sua storia, che ha segnato tutto il suo impegno come avvocata esperta di minori e famiglia: «Il nostro compito? Avere lo sguardo sul futuro»

Ballare sotto la pioggia: ha scelto questo titolo Grazia Ofelia Cesaro per il suo debutto come scrittrice. Avvocata, esperta di diritto nazionale ed internazionale della famiglia e minorile, presidente dell’Unione Nazionale Camere Minorili, ha scelto ora di scrivere nella forma di romanzo la storia di una separazione conflittuale, con un padre completamente cancellato dalla vita dei figli e una madre che pur adorando i figli inconsapevolmente li trascina nella propria infelicità, poiché «essere felici era un tradimento della mamma che soffriva». Una separazione raccontata dal punto di vista dei figli, Anna, Bruno e Tina, con i due figli maggiori che dopo oltre dieci anni in cui non hanno praticamente mai più visto e sentito il padre, appena maggiorenni, si ritrovano alle prese con la malattia e la morte della madre, i conti che non tornano, gli studi all’università, la cura della sorella più piccola, la voglia forte e incrollabile di prendersela comunque la felicità e di costruirsi un futuro.

È la storia romanzata ma autobiografica dell’avvocata Cesaro. E questo certo fa la differenza. Ma anche la storia di tanti, tant’è che nello scorrere del racconto l’avvocata apre degli squarci su altre storie, intercettate negli anni nella sua professione e che diventano l’occasione per riflettere sugli strumenti oggi a disposizione per sostenere minori e famiglie e per custodire – anche nella separazione – gli affetti più cari.

Il libro giunge in un momento in cui si parla di separazioni sempre più conflittuali; in cui si comincia a riflettere con più libertà sul carico di sofferenza che le separazioni spesso generano nei figli (senza che questo significhi mettere in dubbio la scelta della separazione stessa); in cui in Parlamento si discute un ddl che vorrebbe riscrivere le regole dell’affidamento congiunto dei figli, nella direzione di dividere esattamente tutto a metà.

Ho voluto dare voce alla potenza creativa dei ragazzi, alla loro forza e capacità di resilienza, anche nelle situazioni più difficili. Spero che questo libro vada nelle scuole, che i ragazzi ne parlino… Vorrei dire loro quanto anche loro possono “fare” in queste situazioni, non solo subirle

Grazia Ofelio Cesaro, avvocata

Eppure la prima cosa che l’avvocata Cesaro dice, nell’intervista, è questa: «La cosa per me più importante è dare voce alla potenza creativa dei ragazzi, alla loro forza e capacità di resilienza, anche nelle situazioni più difficili. Spero che questo libro possa arrivare a loro, che vada nelle scuole, che i ragazzi ne parlino… Vorrei dire loro quanto anche loro possono fare in queste situazioni, non solo subirle. Che possano vedere i loro genitori con occhi un po’ diversi, interrogarsi sul fatto che alcune cose accadono ma non sono giuste, è vero, ma possono anche essere modificate. Quanto possono essere importanti anche le scelte che loro fanno. Il titolo è “Ballare sotto la pioggia”, non “Travolti dalla tempesta”. Ho voluto poi dare il giusto rilevo all’importanza della scuola, del ruolo dei professori e del gruppo dei pari, del tribunale e dei servizi sociali: sono importanti presidi di protezione dell’infanzia e dell’adolescenza, su cui dobbiamo continuare a investire. Quando la famiglia cede, sono loro a fare la differenza».

La copertina del libro di Grazia Ofelia Cesaro, uscito a maggio 2025

Come mai a questo punto della sua vita e con la professione che ha, lei ha sentito il desiderio o il bisogno di raccontare, seppure in forma di romanzo, un’esperienza personale così forte? Una scelta coraggiosa…

Le cose sono andate esattamente come scrivo nel prologo. Qualche anno fa sono stata invitata a scrivere la prefazione di un bellissimo saggio di Stefano Benzoni e Sonia Cavenaghi e mentre leggevo quelle pagine, mi colpì una frase: «Nulla condiziona più il nostro agire delle convinzioni e dei modelli affettivi sedimentati nei luoghi meno accessibili della nostra psiche». Mi ha fatto riflettere su quanto nel mio lavoro, soprattutto nelle difese più complesse, quelle che hanno più a che fare con i tuoi sistemi valoriali, in qualche modo entra tutta la mia storia, i miei codici affettivi, i miei sistemi valoriali, un’esperienza che ha costruito un po’ il modo in cui io mi immagino debba essere una famiglia. Sono cose che “abitano” nei posti più insondabili di noi stessi, ma ci sono. Partendo da quella frase, io ho cominciato a scrivere. Io non sono mai andata in terapia, non ne ho avuto mai il tempo: però a quel punto ho iniziato a scrivere perché volevo esplicitare a me stessa questa parte insondabile di me, che pure metto nel mio lavoro.

Questa esperienza ovviamente non è solo sua, ma era ed è tuttora di tanti ragazzi. Lei racconta molto bene il senso di lealtà verso vostra madre, di un padre cancellato e dipinto come un mostro… «se lei si preoccupava tanto, una ragione doveva pur esserci, in fondo eravamo bambini, magari a noi sfuggiva». Si sta tornando a parlare molto di Pas, di quanto anche nei tribunali italiani ci si faccia appello per togliere i figli alle madri, accusate di voler allontanare i bambini dai padri per pura malvagità anziché riconoscere situazioni scomode di violenza… Se lo guardiamo dal punto di vista dei figli, cosa possiamo dire?

Nel libro affronto questo tema e lo faccio con una frase su cui ho riflettuto molto. L’ho scritto così: «In fondo, come tutti i figli stretti nella morsa di un conflitto coniugale, ci eravamo accomodati nell’idea che il genitore con il quale vivi ha dell’altro». Alla fine tu, da bambino, ti accomodi nell’idea che un genitore ha dell’altro, perché vivi accanto a un genitore di cui tu ti fidi ciecamente e trovi che sia più quieto vivere così. Questa dinamica esiste. Naturalmente questo va ben distinto dalle situazioni in cui è possibile che il rifiuto sia giustificato e generato da altri meccanismi, tipo violenza assistita o altro. Si tratta inoltre di un meccanismo che secondo me non ha sesso, riguarda le madri come i padri. Su questo mi piacerebbe che ragazzi si interrogassero, perché ai miei tempi chiaramente questo meccanismo noi non lo conoscevamo, ma oggi non è più così. Però un altro messaggio del libro, molto importante rispetto alle visioni apocalittiche che caratterizzano il nostro tempo, è che la potenza dei meccanismi di riconciliazione esiste e non ha tempo, non ha età: si può ricostruire sempre tutto. E non sono solo le leggi che aiutano a ricostruire, ma anche il cambiare punto di vista. C’è un messaggio di forza, di potenzialità rigenerativa, anche delle piccole cose a cui magari non avevi pensato.

Un messaggio che vorrei dare, molto importante rispetto alle visioni apocalittiche che caratterizzano il nostro tempo, è che la potenza dei meccanismi di riconciliazione esiste e non ha tempo né età: si può ricostruire sempre tutto

Nella sua esperienza professionale, nelle separazioni, questa tentazione di portare i figli dalla propria parte e di chiudere completamente le reazioni con l’altro genitore sta aumentando, benché a parole tutti ormai si riconosca l’importanza di continuare ad essere genitori anche quando non si è più coppia?

Io penso che sia un meccanismo di fragilità. La separazione rappresenta una delle fasi di lutto emotivo più importanti, impatta nella vita delle persone in modo assolutamente rilevante. È un momento di fragilità naturale e lì è comprensibile che ci possono essere dei meccanismi anche inconsci che ti portano a “chiuderti un po’ nella tua tana” perché ti vuoi leccare le ferite. E può essere che il cucciolo dica anche lui “sto anch’io nella tana”. Sicuramente il fatto che il legislatore ha previsto degli strumenti ad hoc da mettere in gioco in queste situazioni e il fatto che nelle aule giudiziarie siamo più pronti ad intercettarle è sicuramente un dato importante.

Quali sono gli strumenti ad hoc?

Là dove si ravvisano situazioni di questo tipo c’è un’attivazione immediata, una corsia preferenziale nel processo proprio perché è evidente che in queste situazioni bisogna intervenire con tempestività, perché il solo trascorre del tempo può creare un danno, può cementare distanze.


All’esame del Parlamento c’è un’ipotesi di revisione delle regole dell’affidamento condiviso, nella direzione di una divisione a metà fra i due genitori del tempo, dell’abitare, delle spese…Che ne pensa?

Non voglio qui entrare nel merito con argomentazioni tecniche, su cui mi riservo di meglio riflettere: voglio però dire che nelle nostre aule giudiziarie vediamo quotidianamente come la legge esistente sull’affido condiviso  permette già di bilanciare molto bene i tempi dei bambini con uno e con l’altro genitore. Abbiamo una modalità condivisa dei bambini importante, anche grazie al fatto che i genitori sono cambiati e che i papà scelgono di essere più presenti. Le norme inoltre prevedono la partecipazione diretta dei minori nel procedimento della separazione, o da soli o con un loro rappresentante. Abbiamo delle norme che prevedono corsie preferenziali in situazioni di particolare complessità o disagio dei minori. Complessivamente a me sembra che sulla gestione della responsabilità genitoriale nelle cause di separazioni il quadro sia già soddisfacente e che le evoluzioni sociali, che si riflettono ovviamente negli accordi delle parti, sostengono questa possibilità di bigenitorialità. Non dimentichiamo che le aule dei tribunali non creano la realtà: nei nostri provvedimenti cerchiamo di dare la migliore soluzione possibile ma sempre partendo da quelle che sono le abitudini, le esigenze, le modalità dei genitori di essere effettivamente genitori con i loro bambini. Detto questo, io sono ancora molto dell’idea che la qualità della relazione dei figli con i genitori non passi solo attraverso i tempi e la condivisione paritaria dei tempi. La relazione passa attraverso molte cose, passa dal fatto che tu riesca ad essere d’esempio, che tu riesca ad “esserci”, anche con la trasmissioni di valori.

Io sono dell’idea che la qualità della relazione dei figli con i genitori non passi solo attraverso la condivisione paritaria dei tempi. La relazione passa dal fatto che tu riesca ad essere d’esempio, che tu riesca ad “esserci”, anche con la trasmissioni di valori

Alla fine del libro, lei dice che non ne fa una colpa né a suo padre né a sua madre, che entrambi hanno fatto quello che potevano, sono stati uomini e donne del loro tempo. Parla di un padre centrato sull’idea di sacrificio, incapace di vedere le sfumature e di una madre che vedeva la maternità come un diritto di proprietà sui figli. Esiste ancora questo sguardo?

Ai tempi, parliamo degli anni ’70, la donna poteva fare solo la mamma, intendevo un po’ questo. Non ci si separava e comunque c’era la visione che i figli potessero solo stare con la madre. I papà che crescono i bambini sono arrivati dopo, anche senza cancellare il padre era normale che il bambino il papà lo vedesse solo il sabato o la domenica. È ovvio che l’evoluzione sociale ha cambiato tutto e ha permesso una reale condivisione della genitorialità nella quotidianità. Poi, naturalmente, nelle situazioni poi di fragilità, quando tu emotivamente stai male… magari torna anche questo meccanismo della proprietà.

Nelle separazioni, c’è questo aumento di conflittualità che alcuni segnalano?

Sì, anche se preferisco parlare di separazioni ad alta complessità. Stanno aumentando. Ovviamente pesano l’instabilità economica, lavorativa, sociale, il maggiore senso di insicurezza. Tutto questo ha effetti anche sul sistema famiglia. Non sono una psicologa né una sociologa, ma mi verrebbe da dire che siamo tutti immersi in un clima di alta complessità: le persone si sentono genericamente più instabili, il sistema famiglia comunque sta dentro un contenitore più ampio, per cui sì, oggi c’è anche meno tenuta di alcuni equilibri che prima funzionavano meglio. È chiaro che una maggiore fragilità economica porta le coppie a litigare di più, così come la maggiore complessità delle scelte educative da fare per la crescita dei ragazzi. Purtroppo i genitori non sempre hanno chiaro che il conflitto può comportare un grave pregiudizio al benessere dei figli: la mediazione è il più potente antidoto all’infelicità dei bimbi figli di genitori che si separano. Chiaro che la mediazione, per funzionare, deve essere volontaria e non imposta: quel che possiamo fare sempre è portare i genitori a conoscenza di questa possibilità.

I genitori non sempre hanno chiaro che il conflitto può comportare un grave pregiudizio al benessere dei figli: la mediazione è il più potente antidoto all’infelicità dei bimbi figli di genitori che si separano

Focalizzandoci sui ragazzi, cosa si può dire?

I ragazzi nella separazione sicuramente non stanno bene e questo è il motivo per cui noi dobbiamo ascoltarli maggiormente, capire quali sono i loro bisogni, intercettarli rispetto al loro modo di vedere i genitori, spiegare loro questa trasformazione che può anche essere un’opportunità, perché se il clima prima era insostenibile… I primi a fare tutto questo dovrebbero essere i genitori, francamente: quindi sono loro che devono essere “potenziati” in questa fase. Ad esempio uno dei consigli che io do sempre, nelle separazioni in cui c’è subito un nuovo partner, è quello di aspettare ad inserirlo nella vita dei figli: cominciamo ad assestare il fatto che i genitori si siano divisi, che hanno due case, due camerette, hanno nuove abitudini. Prendiamoci dei tempi che siano più rispondenti alle loro esigenze. È un consiglio banale, ma in realtà spesso non viene seguito: perché io mi devo vincolare a non vederla/lo? Perché stiamo mettendo al centro i suoi figli. Non stiamo dicendo che si debba essere votati alla castità dopo la separazione, ma che c’è una tempistica con i bambini e i ragazzi, che se viene rispettata rende poi tutto molto più naturale.

Quindi da un lato la separazione è un nuovo inizio e in altri casi invece la ragione per restare incagliati in una relazione che non funziona e in una situazione senza sbocco?

Questo fa parte dell’individualità della persona: alcune sono motivate nel proiettarsi nel dopo, per altre invece il giudizio è l’unica ragione di vita. Da questo punto di vista il ruolo dell’avvocato è molto importante, perché invece noi lavoriamo proprio nella costruzione del futuro. Questo è cruciale quando ci sono dei figli: noi non stiamo guardando al passato, stiamo ragionando oggi per progettare la vita futura sua e dei suoi figli. La recente riforma ha valorizzato lo strumento della mediazione familiare e ha previsto un nuovo strumento pensato per la vita dei bambini, quello dei “piani genitoriali”: sono schemi nei quali i genitori inseriscono tutte le informazioni sulla vita attuale dei figli (le attività quotidiane legate alla scuola, allo sport, agli impegni extrascolastici, le frequentazioni abituali, le vacanze) e possono provare a immaginare, anche insieme, i progetti per la vita futura dei figli nella nuova dimensione. Vede cosa c’è qui alle mie spalle? Una foto con un uomo e una donna: ciascuno ha in mano una valigia, guardano in due direzioni opposte, una si fa schermo con la mano, uno ha il binocolo. Guardano verso due direzioni diverse, ma entrambi comunque stanno guardando verso un orizzonte. Guardano oltre.

Il ruolo dell’avvocato nelle separazioni è molto importante, perché noi lavoriamo alla costruzione del futuro. Noi non guardiamo al passato, ragioniamo oggi per progettare la vita futura, della persona e dei suoi figli. Questo è il compito del sistema giustizia e delle nostre professioni

Tutte le figure istituzionali del sistema di protezione ai minori, nel libro, spingono lo sguardo al futuro. A cominciare dalla giudice onoraria dai capelli rossi…

Questo è il compito del sistema giustizia e delle nostre professioni. Non spoileriamo nulla, ma su quel capitolo ci sono stata tantissimo. A volte nel nostro lavoro ci troviamo davanti quasi a delle decisioni obbligate, ma se noi abbiamo la capacità di guardare non solo al presente ma anche al futuro… si apre uno spazio diverso per il possibile. Gli avvocati formati, i magistrati formati, i giudici onorari gli operatori formati pensano a questo: a vedere il futuro.

La presentazione del libro Ballare sotto la pioggia. Famiglie, separazioni, rinascite (Feltrinelli) sarà martedì 20 maggio a Milano, alla libreria Centofiori di Piazzale Dateo 5 alle ore 19. Dialogano con l’autrice Giorgio Scianna e Marina Speich.