Fondazioni

Connettere i talenti per creare un nuovo ecosistema di comunità

di Gilda Sciortino

Arriva con un'esperienza ventennale nell’innovazione dei processi e nella guida di progetti di rilevanza europea per la rigenerazione dei territori e la partecipazione attiva delle comunità. Viviana Rizzuto, nuova direttrice della Fondazione comunitaria di Agrigento e Trapani, ha le idee molto chiare su come generare valore aggiunto per il territorio connettendo risorse e talenti. Sul solco della continuità con la direzione di Giuseppe La Rocca, per il quale «il compito di un fondatore non è quello di occupare uno spazio, ma di avviare un processo»

Ventata di aria nuova, però tenendo come assunto il valore della continuità di una comunità, in Fondazione comunitaria di Agrigento e Trapani.

Si chiama Viviana Rizzuto, ingegnere e imprenditrice sociale, la nuova direttrice alla quale, dopo dieci anni di intenso impegno prima per la nascita e poi al coordinamento operativo della Fondazione di Comunità, Giuseppe La Rocca cede il timone, avviando in tal modo un passaggio di testimone che si inscrive pienamente nella visione della generatività sociale: quella capacità di creare, accompagnare e poi lasciare andare, per dare spazio a nuove energie e prospettive. La Rocca, però, non lascia la Fondazione, subentrando come componente del Consiglio di amministrazione su nomina della Fondazione Peppino Vismara.

Lei fa parte di quei giovani che non hanno sopportato di rimanere lontani dalla propria terra

Assolutamente. Dopo avere fatto esperienza di lavoro all’estero, a un certo punto, come dico io più per pancia che per cuore, ho deciso di tornare. Lavoravo come ingegnere per alcune multinazionali americane e, quando mi guardavo attorno, dalla Cina agli Stati Uniti solo per fare un paio di esempi, mi accorgevo che molto spesso nel top management c’eravamo noi italiani, solitamente gente del sud, quindi ho cominciato a riflettere sul fatto che, tutte queste competenze, se veramente decidessimo di spenderle per il nostro territorio, cosa accadrebbe? Abitavo anche in Svizzera, con un contratto a tempo indeterminato, uno stipendio svizzero, situazione molto tranquilla, rilassata, ma lo stesso ho deciso di lasciare tutto e tornare nella mia terra, a Sciacca, in provincia di Agrigento, decisa a fare qualcosa di concreto per la mia comunità.

E da dove si riparte quando si lascia tutto questo?

Praticamente nel momento in cui torni, è chiaro che ti ritrovi stretta in una serie di cose, quindi pensi di fare il tuo, di provare a cambiare, mettere in gioco le competenze acquisite insieme a quelle degli altri; tutte le competenze, tutti i talenti messi insieme. Nel mio caso specifico, Sciacca è una località sul mare, con delle terme meravigliose che sono state chiuse da una gestione pubblica abbastanza cieca. Con la cooperativa di comunità siamo riusciti a riaprire le grotte vaporose del Monte Kronio, la parte più naturale delle terme, all’interno delle quali c’è una temperatura di circa 40 gradi, il 100% di umidità, con dei fumi terapeutici noti in tutto il mondo.

E come vi siete rimboccati le maniche?

Mettendo insieme i diversi attori che rappresentano i vari tasselli del mosaico che compongono la comunità,  chi fa l’operatore culturale, chi si occupa di ceramica, chi di corallo, dando vita alla mia prima esperienza, che poi amdrà a confluire nella Fondazione. È chiaro che, in quel momento, non lo sapevo. In tutto 26 le persone, con le quali abbiamo dato vita a un percorso che ci ha portati a creare la prima cooperativa di comunità riconosciuta dalla Regione Siciliana che gestisce quello che abbiamo chiamato “Museo diffuso dei cinque sensi“. Siamo orgogliosi soprattuto di avere smontato l’alibi dell’ oddio siamo nel Sud, tutto funziona male, non succede niente, c’è la crisi. Siamo usciti dalla zona di confort della lamentela. Dopo cinque anni, però, mi mancava un ultimo tassello, che era quello di fare in modo che questa realtà potesse funzionare senza chi l’aveva creata, così nel gennaio del 2024 decido di lasciare la presidenza e, dopo qualche mese dall’essere andata via, Giuseppe La Rocca mi propone questa nuova avventura.

Avventura cominciata a piccoli passi…

Sono arrivata in Fondazione a dicembre assumendo il ruolo che è stato creato appositamente per me di vice direttrice, che mi ha permesso di affiancarmi a Giuseppe La Rocca per un periodo di formazione di sei mesi. Questo perchè l’obiettivo era quello di lavorare sulla continuità e da lì fare un passo in avanti. Mi è servito per pensare e strutturare il quadro strategico 2025-2028.

Un quadro che guarda alle connessioni…

Noi lavoriamo su due province molto vaste, quelle di Agrigento e di Trapani. Quello che ho notato, una volta giunta qui, ma anche prima quando osservavo dall’esterno, era che di fatto c’erano delle isole di coerenza, isole separate tra di loro. L’obiettivo, quindi, in questi tre anni sarà quello di collegare, di connettere queste isole di coerenza per creare un arcipelago di trasformazione, un ecosistema, “Oikos, la casa di tutti”, assolutamente generativo. Perchè ogni azione che abbiamo previsto nel quadro strategico e che adesso stiamo strutturando nel piano operativo, viene progettata partendo proprio dall’impatto che vogliamo avere, sempre orientato alla generatività. Ci vogliamo spostare sempre di più dall’essere ente filantropico, inteso in maniera tradizionale, come erogatore di fondi, di servizi, all’ essere ente generativo, che di fatto significa dare autonomia al territorio su cui operi. Inutile dire che siamo assolutamente contro l’assistenzialismo.

Indubbio il fatto che, a comsentire di sperimentare strade nuove, sia la solidità della Fondazione che ora si trova a dirigere

In questi anni ha attratto oltre 2,5 milioni di euro di programmi e progetti realizzati sul territorio delle due province coinvolte, promuovendo azioni di sviluppo locale e sostenendo la nascita o l’accelerazione di 8 imprese sociali ed erogando 4 microcrediti. In cinque anni di vita ha anche generato 67 contratti di lavoro. Un lavoro ancora più significativo, se consideriamo che, all’interno di questo arco di tempo, c’è stato il Covid. Un grande atto di coraggio, quello che ha animato questa realtà che io personalmente riesco ad abbracciare grazie al lavoro fatto da Giuseppe e dalla sua squadra. Oggi mi ritrovo a gestire una fondazione che è abbastanza solida e che mi permette di sperimentare anche vie nuove. Senza questa solidità non sarebbe possibile ragionare, focalizzandoci non su singoli progetti, ma su missioni.

Una visione più profonda e sistemica del cambiamento, quella che muove la nuova vita della Fondazione comunitaria di Agrigento e Trapani

Il nuovo piano strategico rappresenta la nostra visione evolutiva per il territorio e traccia le direttrici lungo cui si muoveranno le nostre azioni nei prossimi anni, con l’obiettivo di generare valore condiviso e duraturo. Una lunga esperienza ci permette di sperimentare nuovi percorsi: dai progetti alle missioni, dall’assistenza alla capacitazione, dalle risposte immediate alle soluzioni sistemiche, dagli nterventi isolati agli ecosistemi interconnessi, dalla filantropia erogativa alla filantropia generativa.

Cambiamenti che richiederanno anche un nuovo tipo di comunicazione?

La comunicazione è stata senza dubbio molto timida in questi anni, ma per una scelta consapevole del Cda e di Giuseppe La Rocca. Adesso c’è bisogno di fare sentire sul territorio che c’è un riferimento, che ci sono altri strumenti in campo. Per questo la comunicazione sarà fatta di visi, di persone, anche molto fresca proprio perché meno istituzionale. Siamo una Fondazione di comunità, se non si riconosce in noi l’avvocato, il panettiere, il falegnane e così via, non abbiamo costruito nulla. È, infatti, nato un altro ruolo, con una persona che si occuperà di funding development, perche vogliamo costruirli e non cercarli i fondi, superando in tal modo il concetto del fund raising. Ecco perché il passaggio da progetti a missioni.

Un team molto giovane, quello sceso in campo, che si arricchirà anche di quel tipo di energia che appartiene alle donne?

Il fatto di mettere tutto insieme, di tirare fuori i talenti del territorio, per me è un approccio estremamente femminile. È quello che facciamo noi mamme, o comunque noi donne in casa, facendo dare il meglio a tutti. Anche il volere che tutti abbiano un ruolo e arrivino insieme, secondo me, è molto femminile.

Vuoi accedere all'archivio di VITA?

Con un abbonamento annuale potrai sfogliare più di 50 numeri del nostro magazine, da gennaio 2020 ad oggi: ogni numero una storia sempre attuale. Oltre a tutti i contenuti extra come le newsletter tematiche, i podcast, le infografiche e gli approfondimenti.