Mohamed Keita

I miei scatti sono un atto d’amore per Roma, la città che mi ha accolto

di Ilaria Dioguardi

Nato in Costa d’Avorio 32 anni fa, Mohamed Keita è un fotografo, vive e lavora tra Roma e Bamako (Mali). Nei suoi scatti, in mostra nella Capitale fino al 27 luglio, racconta la Città eterna. «Ogni fotografia è un atto d’amore, un invito a riscoprire Roma nella sua dimensione più autentica». Ha contribuito all'apertura di due scuole di fotografia per bambini, in Mali e in Kenya

Un colpo di fulmine, uno scambio che continua ogni giorno. Mohamed Keita ha incontrato e conosciuto Roma e la fotografia in contemporanea, quando è arrivato in Italia nel 2010, all’età di 17 anni. Porto Roma, la sua esposizione, è più di un omaggio: «è un invito a riscoprire la città nella sua dimensione più autentica, fatta di contrasti, memoria e trasformazione».

Nato in Costa d’Avorio nel 1993, Mohamed Keita ha lasciato il suo Paese a 14 anni a causa della guerra civile e ha intrapreso un lunghissimo viaggio attraverso la Guinea, il Mali, l’Algeria, la Libia e Malta. «La vita in Costa d’Avorio era complessa per me e sono dovuto andare via. I luoghi sono fatti non solo dai posti, ma anche dalle persone che frequenti», dice Keita. «Non è stato facile affrontare il viaggio verso l’Italia, mi sono dovuto adattare in ogni posto in cui sono passato, ero molto giovane e non conoscevo nessuno».

Via del Tritone, 2015, ©Mohamed Keita

L’innata vocazione come fotografo

«A Roma sono stato accolto al centro diurno per minori Civico Zero, dove ho frequentato un laboratorio di base di fotografia. Per curiosità, mi sono avvicinato allo studio dell’immagine. Aver avuto, prima di arrivare in Italia, una vita molto movimentata mi ha fatto apprezzare le persone e le cose, prima non le apprezzavo molto. In particolare, ho iniziato a guardami intorno, ad amare l’incontro tra diverse culture». Grazie alla frequentazione del centro, Keita ha scoperto una innata vocazione come fotografo e ha iniziato la sua carriera artistica. «Per me la fotografia è una modalità di condivisione, in quanto forma artistica, ma anche un modo per non dimenticare il mio passato e per raccontare il quotidiano, i cambiamenti continui e a volte impercettibili di ogni giorno».

Per me la fotografia è una modalità di condivisione, in quanto forma artistica, ma anche un modo per non dimenticare il mio passato e per raccontare il quotidiano, i cambiamenti continui e a volte impercettibili di ogni giorno

Mohamed Keita, fotografo

Keita ha studiato presso l’Istituto Cine-Tv Roberto Rossellini e la scuola di fotografia Exusphoto. Poi ha iniziato a collaborare con diverse associazioni, fondazioni e scuole come Action for Children in Conflict, Fondazione Pianoterra e Fondazione Paolo Bulgari. I suoi lavori fotografici sono stati esposti in molti contesti culturali, sia in Italia che all’estero, tra cui il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, il Macro di Roma e gli Istituti italiani di cultura di Londra e New York.

Villa Borghese, 2024, ©Mohamed Keita
Piazza del Colosseo, 2021, ©Mohamed Keita
Via della Conciliazione, 2024, ©Mohamed Keita
Corso D’Italia, 2024, ©Mohamed Keita

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Strumento fotografico come condivisione di esperienze

Oggi Mohamed vive e lavora a Roma, dove segue i ragazzi del centro Civico Zero, lo stesso che lo ha accolto appena arrivato, e tiene laboratori di fotografia. Come c’è uno scambio continuo con Roma e con qualunque luogo attraversi, così nella fotografia Keita vive un costante dare e avere. «Il mio professore mi ha seguito nel mio corso, per cinque anni: quello che faccio, senza il suo appoggio, non l’avrei mai fatto. Quando sai fare qualcosa, dare la possibilità alle persone di imparare da te è una grande soddisfazione. Anche per questo motivo tre anni fa ho creato lo studio Kene dove, nel quartiere Esquilino. Sotto la mia guida, gruppi di giovani imparano ad utilizzare lo strumento fotografico condividendo esperienze e pensieri, in un clima di collaborazione. L’idea non è solo quella di insegnare ma di creare spazi che poi vadano avanti senza di me».

Ogni luogo in cui ci troviamo ci dà qualcosa, anche noi dobbiamo in qualche modo contribuire alla crescita del luogo: è uno scambio, un continuo prendere e dare tra le persone e i luoghi che abitano

Mohamed Keita, fotografo

Due scuole di fotografia in Mali e Kenya

Nel 2017 Keita ha collaborato all’apertura di due scuole di fotografia per bambini delle periferie di Bamako, in Mali, e di Nairobi in Kenya. «Ogni luogo in cui ci troviamo ci dà qualcosa, anche noi dobbiamo in qualche modo contribuire alla crescita del luogo: è uno scambio, un continuo prendere e dare tra le persone e i luoghi che abitano». Il suo lavoro si concentra principalmente sulla strada «perché per me la strada è un palcoscenico in cui molte realtà si mescolano con le loro contraddizioni, nel bene e nel male. Quindi, per me, diventa un punto centrale da dove osservare la città con le realtà che la rappresentano, che sia attraverso le persone, i luoghi o il tempo», continua.

La strada: il vero fascino di un luogo

«Le vie romane offrono tanto, sia per quanto riguarda i luoghi e i panorami, sia per le persone che le attraversano. A me interessa molto la strada perché unisce tutto: la ricchezza, la diversità, la difficoltà. Unisce le persone che riescono a fare la vita che vogliono e coloro che non hanno nessuna possibilità, neanche di avere una casa», prosegue Keita. «Il vero fascino di un luogo si trova sulla strada, soprattutto se parliamo di posti abitati dalle persone. Per me, diventa un punto centrale da dove osservare la città con le realtà che la rappresentano, che sia attraverso le persone, i luoghi o il tempo».

Via dei Fori Imperiali, 2020, ©Mohamed Keita

Alla ricerca di volti, gesti e luoghi per raccontare l’identità di Roma

Il titolo della mostra, Porto Roma, rispecchia la visione personale del fotografo, restituisce al pubblico la città vissuta da Keita attraverso la sua ricerca, allude alla natura ambivalente della Capitale: luogo di approdo e di partenza, rifugio e soglia, porto dell’anima, dove passato e presente convivono, e dove il silenzio degli spazi si intreccia alle presenze umane. Il percorso espositivo invita i visitatori ad attraversare Roma seguendo lo sguardo di Keita, che si muove continuamente alla ricerca di volti, gesti e luoghi capaci di raccontarne l’identità.

Un invito a riscoprire la città

Porto Roma è un viaggio che parte dalla stazione Termini, dove ha avuto inizio il suo viaggio in Italia. La mostra è più di un omaggio, «è un invito a riscoprire la città nella sua dimensione più autentica, fatta di contrasti, memoria e trasformazione. Ogni fotografia è un atto d’amore, un frammento di tempo che ci restituisce Roma nella sua essenza più profonda. Roma», continua Keita, «si può raccontare in mille modi. Quest’ultimo mio lavoro fotografico è sviluppato, in diversi anni, sulla città, i suoi abitanti, i visitatori e i luoghi che la caratterizzano. Le immagini sono frutto della curiosità e della presenza. È un piccolo contributo, attraverso la mia visione della città e il modo in cui la vivo e l’ho vissuta in questi anni. È il frutto del regalo che offrono le vie romane alle differenti persone, che siano romani o visitatori o ricercatori».

A me interessa molto la strada perché unisce tutto: la ricchezza, la diversità, la difficoltà

Mohamed Keita, fotografo

Quella di Keita è una Roma contemporanea, viva e mutevole, dove l’umanità si manifesta tanto nella presenza quanto nell’assenza. «Nelle mie fotografie non voglio invadere il soggetto, la mia intenzione è dare un piccolo tocco di presenza. Le figure umane che ritraggo spesso non si riescono a identificare del tutto, le fotografo in modo che si vedano e non si vedano, mi aiutano molto le ombre e le luci».

Piazza Colonna, 2024, ©Mohamed Keita

La mostra è visitabile al Mattatoio fino al 27 luglio ad ingresso gratuito. Tutte le foto sono di Mohamed Keita

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