Diego Cossotto

Io, ciclista non vedente, racconto una comunità in Marocco che riparte

di Daria Capitani

Tremila chilometri per raggiungere il villaggio di Tassa Ouirgane sui monti dell’Atlante nella regione di Marrakech, dove un'associazione piemontese sostiene un progetto di ricostruzione in un’area duramente colpita dal terremoto del 2023. L’idea è di un cicloviaggiatore che ha perso la vista molti anni fa: «Pedalare è un linguaggio, avvicina le persone»

«È bello, vero Ester?». «Sì Diego, è molto bello. La roccia è rossa, c’è il sole e si vede il mare in lontananza». «Ma dimmi, è già fiorito?». «Qualcosa inizia a esserci, per lo più denti di leone, fiorellini gialli e qualche cuscino viola qua e là. Ma il verde è davvero brillante, sarà la pioggia». Siamo su una bicicletta, un tandem, in Francia: davanti c’è Ester Fraschia, voce allegra e un entusiasmo contagioso, dietro c’è Diego Cossotto, 59 anni. Lui ha perso la vista molti anni fa e chiede alla giovane compagna di viaggio di descrivere il paesaggio perché possa immaginarlo. Per lei è un piacere: «Mi permette di osservare con più attenzione». Sono i due ciclisti “stabili” di una carovana a staffetta che è partita da Torre Pellice in provincia di Torino a fine marzo per raggiungere il Marocco: villaggio di Tassa Ouirgane, sui monti dell’Atlante nella regione di Marrakech. L’obiettivo – che è condiviso con l’intera comunità della Val Pellice – è quello di raccogliere fondi per aiutare un’altra comunità montana, marocchina, che nel settembre 2023 è stata duramente colpita dal terremoto.

Diego Cossotto ed Ester Fraschia.

Un debole per i cicloviaggi solidali

«Per tutta la vita ho fatto volontariato, viaggiare in bici è la mia passione e soprattutto ho un debole per i cicloviaggi solidali». Cossotto risponde al telefono dalla Spagna: in questi giorni, con lui ed Ester stanno pedalando altri due ciclisti, hanno da poco superato Malaga. Sulle magliette indossano tutti una pettorina bianca con una scritta in giallo: Marrakech Express, come il titolo del film di Gabriele Salvatores. La trama non è la stessa, eppure il cinema c’entra.

L’associazione da cui tutto è partito si chiama Cip, Cinema Inclusione Partecipazione, e si occupa di promuovere una cultura positiva della disabilità attraverso lo strumento cinematografico. È nata nel 2022 dall’esperienza avviata alcuni anni prima all’Istituto Agrario Prever di Osasco, un comune di 1100 abitanti in provincia di Torino. Alcuni docenti e studenti avevano iniziato a utilizzare il cinema come leva di inclusione per gli allievi con disabilità: ne è nato un progetto ampio e fertile, con la realizzazione di alcuni cortometraggi che hanno partecipato a diverse edizioni del Festival internazionale di cinema e disabilità di Rabat, in Marocco.

Un sisma devastante, una comunità che si mette in moto

Anche nel dicembre 2023, una delegazione di Cip era iscritta al Festival. L’8 settembre di quello stesso anno, però, un sisma devastante ha colpito il Marocco con epicentro in un’area rurale lungo la catena dell’Atlante, a 70 km da Marrakech. 2.960 vittime e più di 5mila feriti, oltre alla distruzione di interi villaggi. «L’associazione non voleva presentarsi a mani vuote», racconta Cossotto «e così è iniziata una raccolta fondi. In quel viaggio è stata individuata una realtà particolarmente colpita a cui portare il nostro aiuto. La famiglia Barkhouche, di Tassa Ouirgane, ha perso tutto in pochi minuti: il terremoto ha raso al suolo l’edificio che al primo piano ospitava il rifugio per escursionisti che era la loro unica attività lavorativa e generava una piccola economia per l’intera comunità locale».

Sul tandem.

Una volta tornato in Italia, il gruppo mette in moto una vera e propria macchina solidale. Viene raccolta una prima parte di fondi per realizzare un campo di lavoro e a maggio 2024 viene inaugurato un campeggio che permette la ripartenza, almeno parziale, dell’attività turistica: 10 tende (con materassi, cuscini e coperte), 26 posti letto, due bagni e la cucina. Le strutture del campeggio, così come il sentiero d’accesso, sono stati adattati per la fruizione di persone con disabilità motoria.

«A ottobre abbiamo organizzato e realizzato tre viaggi solidali che hanno portato 75 persone dall’Italia a soggiornare nel nuovo camping Resto, acronimo di Résilient Ecocamp Solidaire Toubkal Ouirgane. Il progetto è stato raccontato nel cortometraggio Resto – Je reste ici, proiettato a dicembre come film di chiusura della 17ª edizione del Festival Handifilm di Rabat.

Marrakech Express

Marrakech Express è la seconda parte del progetto, con l’obiettivo, grazie a un crowdfunding, di ricostruire il rifugio in muratura. L’idea di raggiungere la meta in bicicletta è venuta a Diego: «Una raccolta fondi funziona se c’è un testimonial importante oppure se si riesce a costruire attorno un evento. Ho pensato che un cicloviaggio potesse essere un’esperienza sufficientemente lunga e sufficientemente interessante anche per chi ci segue da casa».

Si è costruita una staffetta: di persone, gambe che pedalano, donazioni, incontri. «In totale si alterneranno per viaggiare con noi oltre 50 persone, con me sul tandem cinque. Siamo fortunati: lungo il percorso ci sono voli low cost che consentono a chi ci raggiunge di rientrare a casa senza grosse spese. Di volta in volta c’è un numero variabile, da un massimo di dieci a un minimo di quattro ciclisti. Da Rabat a Tassa Ouirgane però, saremo più di venti».

In un mondo in cui si rincorrono guerre e disastri, c’è un sottobosco silente di persone che si danno da fare

Diego Cossotto, cicloviaggiatore

Nel tragitto la carovana incontra associazioni ed enti. «Il viaggio dura in totale 50 giorni, ma soltanto 36 sono di pedalata effettiva. Quando abbiamo immaginato questa esperienza, ci siamo accorti che stava nascendo una comunità attorno all’iniziativa. Ci siamo chiesti: perché non raccontare questa storia nei luoghi che attraversiamo? E così siamo stati in diversi luoghi, come Ormea, un centro di 1000 abitanti dove un gruppo di volontari tiene aperto un cinema, o Ventimiglia, dove Caritas e Diaconia Valdese insieme si occupano di offrire supporto ai migranti. Abbiamo incontrato persone per strada e al bar che hanno donato sul posto inquadrando il qr code. In un mondo in cui si rincorrono guerre e disastri, c’è un sottobosco silente che si dà da fare».

La bicicletta è un linguaggio

Perché proprio in bicicletta? «È un linguaggio, costa poco, è veloce ma non troppo, ti permette di fermarti in qualunque momento e avvicina le persone». Sta regalando emozioni: «Il momento più forte è quello dei saluti. Dopo aver mangiato, pedalato, aggiustato biciclette insieme per dieci giorni, quando uno di noi parte se ne va un pezzo di cuore».

Marrakech Express ha raccolto finora 15mila euro, «puntiamo a raggiungere quota 25mila». Qui tutte le informazioni per sostenere il progetto.

In apertura, Diego Cossotto. Le fotografie sono di Nicola Salusso

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