Il Movimento europeo di azione nonviolenta (Mean), un progetto nato nel 2022 per iniziativa di Riccardo Bonacina, Angelo Moretti, Marianella Sclavi e Marco Bentivogli, sta organizzando il Giubileo della Speranza in Ucraina. Si tratta di un pellegrinaggio religioso e laico che si svolgerà dall’1 al 5 ottobre in una località ucraina che sarà comunicata solo pochi giorni prima della partenza, per ragioni di sicurezza. Nell’articolo L’Ucraina ha davvero bisogno di un suo Giubileo?, Angelo Moretti ha scritto: «È utile l’iniziativa del Movimento europeo di azione nonviolenta che con oltre 150 donne e uomini i primi giorni di ottobre sarà in Ucraina? Non lo sappiamo mai prima di partire, ma certamente sentiamo che è giusto, che è doveroso, che sarebbe sbagliato non farlo e non non averlo mai fatto».
Da oggi e fino all’inizio del Giubileo, proveremo a raccontarvi da chi è composta e cosa fa la società civile ucraina che insieme al Mean sta portando avanti questa iniziativa. Sergiy Chernov, consigliere dell’Oblast di Kharkiv, è il presidente del Congresso dell’autogoverno ucraino, una ong nata dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022, e tra i principali soggetti coinvolti nell’organizzazione del Giubileo della Speranza in Ucraina, che si terrà dal 1° al 5 ottobre 2025.
Chernov, ci racconta lo scopo del Congresso dell’autogoverno?
Lo scopo principale di questa organizzazione non governativa è l’integrazione europea e lo sviluppo democratico dell’Ucraina. Il secondo scopo è di far crescere le autorità di autogoverno locale dell’Ucraina, quelle personalità che guidano le istituzioni sociali di autogoverno. Queste persone, che hanno una carriera politica e sociale molto importante, devono essere supportate.
Come è nata la vostra associazione?
Noi, come tutti gli ucraini, all’inizio dell’invasione abbiamo reagito molto velocemente. Ci siamo organizzati e abbiamo iniziato a raccogliere le forze e ad agire. C’è stato subito un movimento della società civile ucraina dal basso, perché abbiamo capito che non c’è differenza tra chi sta al fronte e noi civili, ma che dobbiamo agire tutti insieme. E quindi senza nessun ordine dall’alto sapevamo quello che dovevamo fare e lo abbiamo fatto insieme. Innanzitutto tra le nostre attività principali c’è stato il supporto alle forze armate dell’Ucraina, perché come civili lo dovevamo fare. Contemporaneamente ci siamo impegnati nel sostegno alle persone, ai rifugiati interni che sono dovuti scappare dalle loro case, tra cui ci sono donne, anziani, i gruppi più fragili, che dobbiamo aiutare anche noi, non solo lo Stato. Così ci riuniamo tra le organizzazioni non governative e svolgiamo queste azioni di sostegno tutti insieme.
In Ucraina si utilizzano molto le piattaforme informatiche non solo per scopi militari, ma anche civili. È anche il vostro caso?
Sì, certo. Un’iniziativa importante, che siamo riusciti a condividere anche con il governo ucraino, e che so che implementano moltissime organizzazioni non governative, è la creazione di un nostro sito web di damage assessment, il monitoraggio sul posto del livello di distruzione dei bombardamenti: lo utilizzano le persone per testimoniare il livello di distruzione che hanno provocato le forze armate russe con le loro armi. A tal fine abbiamo aperto un gruppo su Telegram che funziona molto bene. Tutta questa attività si chiama: rinnova te stesso.
Una guerra come questa, alle porte dell’Europa, impatta su tutto il continente non solo nei suoi aspetti bellici, ma anche ambientali. È un tema che in Occidente non viene considerato attentamente.
Esatto, non solo per la società europea, ma anche per il mondo. Non solo noi in Ucraina abbiamo grandi problemi a causa della guerra, problemi con l’acqua, problemi con le risorse naturali, ma credo che ciò comporti delle ripercussioni importanti anche per gli europei. Per questo stiamo elaborando una serie di progetti, anche con esperti internazionali, per gestire questo settore. Altri settori importanti della nostra agenda sono la ricostruzione delle infrastrutture, che hanno sofferto moltissimo a causa dei bombardamenti, e poi lo sviluppo di fonti di energia rinnovabile, che ci aiutino a ricostruire il settore energetico.
Un fatto che in Occidente si conosce poco, forse non si conosce nemmeno, è la straordinaria ricchezza civile e politica dell’Ucraina. Ma com’è possibile in un regime di legge marziale come quello che attualmente vive il vostro Paese, tutelare il pluralismo civile e politico?
Lo sviluppo della società civile in Ucraina sta velocemente crescendo, però, come potete immaginare, nelle condizioni della legge marziale non è molto facile mantenere un equilibrio tra i poteri. Purtroppo ci sono violazioni delle libertà democratiche in Ucraina, anche da parte del potere esecutivo, anche da parte del potere militare, talvolta assistiamo all’abuso del loro potere. Perché siamo in guerra e quindi è molto difficile garantire il pluralismo e mantenere il giusto equilibrio tra poteri anche se stiamo crescendo velocemente come società civile. Ma più connessioni orizzontali creiamo tra le persone che vivono sul territorio, tra i rappresentanti della società civile, intellettuali, professori, esperti di vari settori, più possiamo contribuire allo sviluppo della società civile, alla collaborazione tra i cittadini, e più crescerà la supremazia della legge e della democrazia. E quindi, tutte le persone che sono coinvolte in queste connessioni orizzontali possono contribuire a orientare lo Stato nella direzione della democrazia, la direzione che abbiamo scelto. Tutto quello che nasce dal basso è resistente e può durare molto, molto a lungo. Tutto quello che viene dall’alto e ti costringe a fare qualcosa, di solito non dura. Però certamente queste radici di democrazia che abbiamo nel basso le dobbiamo preservare.
L’idea del Mean di organizzare il Giubileo in Ucraina ha trovato moltissimo sostegno tra i cittadini ucraini. Per noi questa iniziativa è molto importante anche come forma di sostegno al popolo ucraino nelle condizioni in cui siamo
Sergiy Chernov, presidente della ong Congresso dell’autogoverno ucraino
Con il Mean state organizzando il Giubileo della speranza in Ucraina. Che cosa vi attendete da questo gesto? Che messaggio vorrebbe lanciare agli europei per invitarli a partecipare al Giubileo?
L’idea del Mean di organizzare il Giubileo in Ucraina ha trovato moltissimo sostegno tra i cittadini ucraini. Innanzitutto, per noi questa iniziativa è molto importante anche come forma di sostegno al popolo ucraino nelle condizioni in cui siamo. Per noi è molto importante raccontare la verità. Certo, adesso esiste un gran numero di media dove si può vedere quello che sta succedendo, però non è paragonabile a sperimentarlo in prima persona e quindi sono molto contento di questa iniziativa perché moltissimi italiani possono vedere con i propri occhi quello che sta succedendo davvero. Poi questa iniziativa ha grande valore per il dialogo tra i credenti, tra le personalità dell’arte, del settore creativo, tra gli intellettuali, tra i semplici cittadini. È molto importante questo scambio di informazioni, questo vivere insieme. Perché dobbiamo avere la speranza di rinascere e la dobbiamo avere già oggi, nei tempi di guerra.
E come sarà possibile garantire la sicurezza ai partecipanti al Giubileo?
Al giorno d’oggi nessuno può garantire al 100% la sicurezza né a un cittadino ucraino né al cittadino di qualsiasi altro Paese, perché la situazione così com’è non lo permette. Così, quelli che assumono la decisione di andare nelle regioni dell’est e del sud dell’Ucraina, dove sappiamo che la situazione è difficile, compiono un gesto di grande civiltà. Oggi siamo al terzo anno e quinto mese della guerra. In questo tempo abbiamo costruito le strutture per proteggerci. Possiamo collaborare con le autorità militari, per identificare posti sicuri per tutti i partecipanti che decidono di venire sul posto. Purtroppo non siamo in tempo di pace, quindi non posso dire a tutti “venite in tranquillità”, perché comunque siamo sotto legge marziale, e abbiamo azioni belliche in corso. Però quello che possiamo garantire è di coordinarci con le autorità militari per identificare posti più sicuri per le attività comuni che svolgeremo.
Non faccio parte di quei politici ucraini che chiedono sempre soldi per la ricostruzione. Il sostegno che possiamo ricevere per la ricostruzione parte dalla parola buona, dalla preghiera: il sostegno più caloroso proviene dal cuore e dal cervello
In questo momento il popolo ucraino è impegnato nella difesa della sua terra, è impegnato per la sua sopravvivenza. Ma se c’è una cosa che colpisce moltissimo chi viene da fuori è che la ricostruzione dell’Ucraina è iniziata subito il giorno dopo l’invasione russa. Come possono contribuirvi gli europei e, in particolare, chi parteciperà al Giubileo della speranza in Ucraina?
Ringrazio molto per questa domanda e dico subito che non faccio parte di quei politici ucraini, che non mi piacciono, e che chiedono sempre soldi per la ricostruzione. Il sostegno che possiamo ricevere per la ricostruzione parte dalla parola buona, dalla preghiera, il sostegno più caloroso proviene dal cuore e dal cervello. Deve essere una cosa molto umana e quindi intrecciare collaborazioni, dialoghi, tra le persone creative, per esempio, tra personalità dello sport, tra professionisti di qualsiasi altro settore, dall’Italia e dall’Ucraina. Quando queste persone parlano tra di loro, questo è già un enorme sostegno per noi. Questo dialogo continuo è un sostegno enorme, quindi deve partire tutto da qua e non si tratta di soldi e non si tratta neanche di tante risorse. Solo questo sostegno umano.
Ma questo tipo di sostegno ai più appare inefficace, le bombe continuano a cadere.
Stiamo vivendo la guerra e il livello di distruzioni è enorme, è una tragedia enorme. Ogni giorno la gente o muore o rimane disabile, e quindi è molto importante partire da gesti semplici come ho già detto. Perché sono questi che funzionano. È molto utile per esempio il sostegno tra comuni, per esempio i gemellaggi. Se in una città ucraina c’è stata qualche distruzione, il comune italiano gemellato può dare qualche strumento per permettere alle persone ucraine di lavorare. Perché come avete notato, gli ucraini continuano a lavorare nonostante le distruzioni, soprattutto nei servizi comunali. Ma, ripeto, anche il semplice sostegno tra le persone è molto importante. E vorrei aggiungere un’altra frase: siamo molto grati per tutto il sostegno da parte degli amici italiani del Mean con cui collaboriamo molto bene, in modo molto fruttuoso da tre anni ormai. Sono venuti a trovarci moltissimi amici italiani e, in un momento così difficile per gli ucraini, è molto importante capire che abbiamo tanti amici italiani e europei, e che possiamo superare questa tragedia tutti insieme. E vorrei dire una cosa che può sembrare banale: quando hai un problema, e la guerra è un grande problema, noi non ci sentiamo soli. Questo è molto importante, questa interazione umana ci fa sentire molto meglio e per questo vi siamo molto grati, perché non ci sentiamo soli e ci sentiamo sostenuti e speriamo tantissimo che finisca presto questa guerra.
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