Quando ha visto il primo dei minatori cileni uscire dal pozzo, è scoppiato in lacrime. Costantino Emmas (nella foto), 72 anni, 35 trascorsi in miniera: «Mi sono immaginato io là sotto: a 700 metri di profondità la vita non vale un centesimo. Purtroppo non me lo posso permettere, altrimenti mi sarei preso un aereo e sarei andato là per stare vicino a quei colleghi». Perché il lavoro in miniera si assomiglia a tutte le latitudini e provarne a spiegare la durezza e il valore oggi è il “lavoro” di Costantino. Con altri volontari dell’Associazione degli ex minatori porta i visitatori nel cuore della miniera di piombo, zinco e rame di Rosas, nel Sulcis, dove è entrato a 17 anni. «Non percepiamo un centesimo», tiene a sottolineare, «ma sono pieno di orgoglio perché grazie a questa iniziativa abbiamo riportato il lavoro in queste zone». Oggi gli stipendiati di Rosas sono otto e la comunità ha trovato un nuovo polo di sviluppo. Accando al museo minerario c’è una struttura ricettiva ricavata nell’ex villaggio dei minatori: 20 camere, pranzo cucinato dalle mogli dei minatori, con ricette tipiche del Sulcis. Risultato: migliaia di visitatori, estate con il tutto esaurito. E superlavoro per Costantino e gli altri: «Ho fatto visite guidate anche mezzanotte, questa estate. La gente veniva a prendersi il fresco dal mare. Ma quando raccontavo di come si svolgeva il lavoro là sotto non sentivo volare una mosca».
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