Mondo
Suor Giuliana Galli: ci vorrebbe un messia laico
Parla la vicepresidente Fondazione San Paolo
di Redazione
«È vero, ho detto proprio così, di fronte alla crisi non ci resta che pregare». Lo ha detto la vicepresidente della Compagnia di Sanpaolo, suor Giuliana Galli, a margine della presentazione della settima edizione di «Torino spiritualità». Ma sia chiaro pregare «non significa dire due Ave Maria e accendere una candela a Santa Rita», ha avvertito la religiosa-sociologa, una vita spesa per il Cottolengo e oggi figura di primo piano anche nel mondo finanziario come vicepresidente della fondazione Compagnia di San Paolo, il principale azionista di Intesa Sanpaolo. «Pregare vuol dire prima di tutto rendersi conto che la Provvidenza ci ha fatto dono della terra non certo per devastarla in tutti i modi. Abbiamo avuto l’intelligenza e anche questa va usata al meglio». Di fronte alla situazione attuale «ci vuole una soluzione laicamente messianica». «Adesso vestirci di sacco e cenere, ma questa sarebbe una parte se non negativa comunque piatta, ci dovrebbe infatti essere quello scatto tra le persone intelligenti, meglio preparate, capaci, che possono proporsi per fare qualcosa per il Paese, ossia per milioni di persone che aspettano un Messia con la minuscola, laico». Suor Giuliana ha anche richiamato Macchiavelli: «Mi torna in mente quella pagina che dice che quando le leggi non funzionano e il legislatore non si capisce più ci va il tiranno. Questo però non va bene, non è una soluzione, perchè il tiranno divora tutto. Quello che serve – ha concluso – è una soluzione laicamente messianica».
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