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Sviluppo sostenibile e accesso universale all’energia. Italia in prima linea sugli assi della rivoluzione green
di Redazione
Èdifficile dire cosa succederà a Rio+20 in questo momento», afferma Alessandro Busacca, direttore centrale per le Questioni globali e i processi G8/G20 del ministero degli Affari esteri. Secondo Busacca stiamo entrando in una fase delicata del negoziato ma l’Unione Europea, che ha anche definito una propria piattaforma negoziale, sta dimostrando estrema determinazione per partecipare al summit nel modo più efficace.
A che punto è il negoziato in corso all’interno della comunità internazionale per la preparazione di Rio+20?
Rio+20 non affronterà solo l’energia, ma l’energia ricopre una dimensione estremamente importante. La comunità internazionale ha riservato una crescente attenzione alle questioni ambientali, energetiche e di sostenibilità, riconoscendone la trasformazione da tematiche prettamente tecniche a questioni orizzontali che richiedono azioni globali, a vari livelli. La discussione è se l’energia e il cambiamento climatico stiano perdendo o acquisendo centralità nel dibattito internazionale. La possibilità dell’accesso universale all’energia in tempi brevi, il tema della governance dell’energia, la necessità di una partnership efficace tra pubblico e privato sono temi menzionati anche dal professor Birol, che si collocano nel processo di preparazione di Rio+20 e che contribuiranno a ridefinire l’agenda.
Come può essere interpretato il rifiuto da parte di Paesi come la Russia e il Giappone di rinnovare gli impegni ai sensi del protocollo di Kyoto?
Non può non preoccupare il fatto che la Russia, il Giappone, l’Austria e il Canada non sottoscrivano un secondo periodo di impegni. Sembra un segnale di ripensamento dell’approccio fin qui seguito a queste tematiche, ma io non credo che i temi dell’energia abbiano perso centralità. Saranno parti importanti dell’agenda del G20 e del G8 di quest’anno. È una situazione in chiaroscuro, ma le tematiche mantengono la propria centralità forse addirittura crescente.
Cos’è cambiato da Rio 92 nell’approccio a questi temi da parte della comunità internazionale?
Rio 92 ha abbozzato un primo quadro politico-giuridico condiviso che è andato ampliandosi e perfezionandosi nei decenni successivi. Nonostante questi sforzi le sfide non hanno cessato di moltiplicarsi, questo è sotto gli occhi di tutti, hanno accresciuto il loro livello di interconnessione imponendo la ricerca di nuove strategie e di un impegno politico che si deve rinnovare. I risultati ottenuti fino ad ora non sono da considerarsi soddisfacenti. La necessità è quella di affrontare nuove tematiche nella prospettiva di trovare soluzioni che tengano conto della dimensione dei problemi e di tutte le loro implicazioni.
Come si può pianificare e attuare un modello di sviluppo sostenibile capace di integrare la dimensione economica, la tutela sociale e la protezione ambientale?
È fondamentale costruire un sistema complessivo di appropriate misure fiscali, sociali, politiche che possano contribuire ad intraprendere una crescita a basso contenuto di carbonio. Per quanto riguarda la green economy, i tempi sono brevi e il negoziato è molto complesso. La percezione della green economy non è la stessa in tutto il mondo. In molti Paesi la interpretano come un potenziale ostacolo alle loro dinamiche di sviluppo. Si tratta di Paesi estremamente interessati allo sviluppo e in qualche modo preoccupati che possano subentrare condizionamenti sui loro meccanismi di crescita. C’è più apertura da parte dei Paesi sviluppati nel ritenere che si possa individuare un toolkit di politiche diversificate che possano essere inserite nei meccanismi di sviluppo salvaguardando la potenzialità di crescita economica e sociale e limitando il consumo di risorse da un punto di vista ambientale.
Quali sono le attese che l’Europa nutre nei confronti di Rio+20?
L’obiettivo primario dell’Unione Europea è quello di uscire da Rio con una road map e con un timetable che gli Stati possano attuare a livello nazionale. Questo sarebbe il risultato più soddisfacente ma è un negoziato che si sta portando avanti in questo periodo.
In questo quadro come si configura il rapporto tra sviluppo sostenibile e accesso universale all’energia?
Non c’è nessun dubbio che assicurare lo sviluppo sostenibile significhi anche garantire l’accesso universale ai servizi energetici di base. Ecco perché il successo della conferenza dipenderà dalla capacità di affrontare in primis la povertà e l’efficienza energetica. Partendo da questo assunto, il segretario generale dell’Onu all’ultima assemblea generale ha lanciato l’iniziativa delle Nazioni Unite per l’energia sostenibile per tutti, allo scopo di catalizzare un forte impegno pubblico, privato, della società civile a favore dei tre obiettivi entro il 2030: l’accesso universale ai servizi energetici moderni, raddoppiare il tasso di efficienza energetica e raddoppiare le percentuali delle risorse rinnovabili, nel mix energetico globale. Sono al lavoro gruppi tecnici di alto livello, lo stesso commissario europeo allo Sviluppo, Andris Piebalgs, è presidente di una delle quattro task force che stanno lavorando alla definizione di un piano d’azione che si vorrebbe lanciare a Rio+20.
Qual è il ruolo che viene giocato dall’Italia nel contesto internazionale?
L’Italia è impegnata in tutti questi settori. Ci siamo spesi molto sull’accesso all’energia. Al G8 dell’Aquila è stata inoltre lanciata l’International Partnership for Energy Efficiency Cooperation, per l’efficienza energetica che ha la funzione importante di capacity building, cioè di asssistenza ai Paesi in via di sviluppo per trasmettere competenze e politiche di efficienza energetica, iniziativa che prosegue con attività svolte in diversi Paesi, nel cui ambito l’Italia ha un ruolo di primo piano. È inoltre attiva una piattaforma per la collaborazione sulle tecnologie a basso contenuto di carbonio. La piattaforma è organizzata partendo dal G8 ed è ora operante a Parigi nel contesto dell’Agenzia internazionale dell’energia e anche questi sono meccanismi in cui c’è un trasferimento di esperienza e di risorse nei confronti dei Paesi in via di sviluppo. Affermare principi di efficienza energetica nelle politiche di sviluppo ha un forte effetto moltiplicatore. Sul piano internazionale inoltre è appena stata lanciata Irena, l’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili situata ad Abu Dhabi che svolge la funzione di diffondere le tecnologie rinnovabili nei Paesi in via di sviluppo e di contenere le ricadute più negative della crescita ad alto contenuto di carbonio. L’Italia è rappresentata nell’Ufficio di presidenza della conferenza Rio+20. Io credo ci siano le condizioni perché a Rio si possano definire, con l’apporto dell’Italia, gli obiettivi e un percorso che andrà poi intrapreso nei mesi e anni successivi per contribuire ad una crescita più sostenibile nel futuro.
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