Governo
Tagli al Fondo minori stranieri non accompagnati, le proteste dei sindaci
Una circolare del Viminale, a fine giugno 2025 cambia le regole del rimborso delle spese che i Comuni hanno anticipato per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati: di fatto verrà rimborsato solo il 35% di quanto già speso. Sono milioni di euro che vengono a mancare all'appello: se non rientreranno, saranno a rischio i bilanci di grandi città ma anche di centinaia di piccoli comuni. Gianguido D'Alberto, delegato all'immigrazione di Anci: «È necessario garantire la totale copertura dei costi sostenuti, ma la soluzione vera è potenziare il Sai»

Esplosiva. Questo l’aggettivo per la situazione delle casse di molti Comuni italiani con bilanci a rischio a causa del ritardo – e oggi del possibile taglio – dei rimborsi del “Fondo minori stranieri non accompagnati”. Si tratta di un divario che l’Associazione nazionale comuni italiani-Anci stima in almeno 80 milioni di euro per il 2023, in più di 110 milioni nel 2024 e in 53 milioni solo per il primo trimestre del 2025. A giugno 2025, infatti, con la circolare 23156 del ministero dell’Interno, il Governo ha cambiato retroattivamente le regole del Fondo e dei suoi contributi alle spese già sostenute dai Comuni, affermando che poiché le risorse non bastano, già dal primo trimestre 2025 ogni tranche trimestrale verrà distribuita fino ad esaurimento delle risorse e in misura proporzionale alle richieste formulate.
Cosa è il fondo Msna?
Nel 2012, lo Stato istituisce il Fondo nazionale per l’accoglienza dei Minori stranieri non accompagnati con una dotazione iniziale pari a 5 milioni di euro. Il fondo però ha raggiunto una capienza, nel 2023, pari a 117,8 milioni di euro. Questo fondo, precedentemente in capo al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, dal 2015 è gestito dal ministero dell’Interno e contribuisce a coprire le spese sostenute dagli Enti locali per l’accoglienza dei Msna in strutture dedicate.
Attenzione, però: quando qui si parla di accoglienza in “strutture dedicate”, non intendiamo l’accoglienza nel Sistema accoglienza integrazione-Sai.
Ai Comuni che ne fanno richiesta, il Viminale eroga trimestralmente, tramite le Prefetture, un contributo giornaliero – che ammonta a 100 euro, Iva inclusa, a partire dal 1° gennaio 2023 – per l’accoglienza dei Msna, o mediante affido familiare o con accoglienza in strutture autorizzate.
Le risorse trasferite dal ministero a valere sul Fondo non costituiscono un rimborso delle spese sostenute dagli Enti locali, quanto, piuttosto, un contributo. In sintesi, i Comuni anticipano tutto e poi aspettano il rimborso dallo Stato. Ma come spesso accade, “il diavolo si nasconde nei dettagli”: così nelle girandole delle modifiche al decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142 e, in particolare, al comma terzo dell’articolo 19, il taglia e cuci della frase “…e comunque senza alcuna spesa o onere a carico del Comune interessato all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati…” ha fatto la differenza e non sempre tutti se ne sono accorti in tempo.
La crisi del Fondo e il taglio
A giugno 2025 la crisi esplode con la circolare 23156 del ministero dell’Interno che già nell’oggetto la dice tutta: «Modifica delle procedure per l’accesso al contributo da parte degli Enti locali ed ai fini della richiesta di fabbisogno relativa alle strutture temporanee ex art. 19, comma 3 bis, del Decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142».
A pagina due, il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale mette nero su bianco che «le richieste di accesso al contributo sono risultate di gran lunga superiori rispetto alle risorse disponibili […] tanto da non rendere oggettivamente possibile l’erogazione della totalità dei contributi richiesti».
La soluzione? Il cambio di regole, fatto in corso d’opera: «A partire dal primo trimestre 2025 (la circolare è di fine maggio, quindi retroattiva, ndr) la disponibilità annuale del Fondo verrà suddivisa in quattro tranche trimestrali. Per ogni singolo trimestre, ogni tranche verrà distribuita fino ad esaurimento delle risorse e in misura proporzionale alle richieste formulate», sentenzia la circolare firmata dal Prefetto Rosanna Rabuano. Ricordiamo sempre che si tratta di somme che i Comuni hanno già anticipato dai propri bilanci e che, a posteriori, potrebbero non veder più rientrare.
Le reazioni
Gaetano Manfredi, presidente di Anci, e Gianguido D’Alberto, delegato all’immigrazione di Anci, scrivono immediatamente al ministro dell’interno Matteo Piantedosi e al ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti: «Questa criticità è determinata da fattori che Anci aveva già evidenziato nell’ottobre 2023», dicono nella lettera. L’incremento degli arrivi di Msna del 2023 lasciava infatti facilmente prevedere un corrispondente incremento delle spese per la presa in carico da parte dei Comuni anche negli anni successivi.
Messi nero su bianco, i numeri dei contributi non erogati ai Comuni da parte del Viminale che Anci cita nella nota del 12 giugno 2025 sono fortemente preoccupanti: Trieste, oltre 10 milioni di euro; Bergamo, circa 8,3 milioni di euro; Genova e Napoli, rispettivamente 6 milioni e 2 milioni di euro; L’Aquila, circa due milioni di euro; Agrigento, circa 2,2 milioni di euro; Novara, 1,4 milioni di euro.
Negli ultimi giorni sono fioccate note dei sindaci, da Nord a Sud: «Manifestiamo la forte preoccupazione dei Comuni siciliani in merito alle recenti decisioni che prevedono un drastico ridimensionamento dei fondi statali destinati all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Una misura che rischia di mettere in crisi i Comuni siciliani, già gravati da difficoltà finanziarie strutturali», ha scritto Paolo Amenta, presidente di Anci Sicilia, in una lettera indirizzata al Governo nazionale e regionale che chiede il ripristino della copertura integrale dei costi sostenuti dai Comuni; l’immediata liquidazione delle somme arretrate; l’apertura di un tavolo tecnico nazionale con il coinvolgimento di Anci Sicilia, Regione, prefetture e Terzo settore.
La Sicilia è la regione d’Italia che accoglie più Msna: 3.382 al 30 giugno 2025 su 16.497 presenti in Italia, pari al 21%. Amenta ha annunciato che «in assenza di risposte concrete i Comuni siciliani si riservano di adottare tutte le iniziative necessarie a tutela degli enti rappresentati e della tenuta finanziaria locale».
«Tutto quello che fa il Governo nazionale è dare un rimborso agli enti locali scaricando completamente su di loro il problema, e non è facile assicurare dignità, inclusione, sicurezza. Ora con il Governo Meloni non solo non arrivano politiche di inclusione ma gli enti locali stanno lanciando l’allarme per un pesante taglio dei contributi: pochi giorni fa il Comune di Bologna ha comunicato che riceverà circa 2 milioni in meno tra 2024 e 2025, ed è una stima realistica che per l’intero territorio regionale si possa parlare di un taglio di circa 8 milioni di euro», scrive nei suoi social Giancarlo Muzzarelli, a lungo sindaco di Modena ed oggi consigliere regionale dell’Emilia-Romagna.

«Si sono anticipate e rendicontate risorse in base agli accordi e ora da 100 euro si scende a 35. Io sono per il dialogo e mi sto muovendo per trovare una soluzione con il ministero, ma i fondi vanno ripristinati anche perché le casse comunali sono in seria difficoltà e questi tagli si tradurrebbero in una diminuzione generale di altri servizi», protesta il leghista Mario Conte, sindaco di Treviso e presidente di Anci Veneto.
Si sono anticipate e rendicontate risorse in base agli accordi e ora da 100 euro al giorno si scende a 35. I fondi vanno ripristinati, anche perché le casse comunali sono in seria difficoltà. Questi tagli si tradurrebbero in una diminuzione generale di altri servizi
Mario Conte, sindaco di Treviso
Interviene anche Lamberto Bertolè, assessore al welfare e alla salute del Comune di Milano che, in un post nel suo profilo Facebook, scrive che «il Governo viola la legge sui minori stranieri non accompagnati e si rimangia la parola sui rimborsi ai Comuni. Attraverso una breve comunicazione, le città sono state informate che non ci sono fondi sufficienti per rimborsare tutte le spese rendicontate per l’accoglienza dei bambini, delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze arrivati in Italia senza genitori e accolti nelle città. Questo significa che, per il 2025, il rischio è che i Comuni debbano farsi carico da soli dei costi dell’accoglienza per i quali, al momento, il Governo assicura una copertura solo del 35%. Se consideriamo che nel 2024 solo Milano ha speso 10 milioni di euro su questo tema, vorrebbe dire reperire almeno 6,5 milioni in bilancio per coprire i mancati rimborsi».

La soluzione possibile
Per Gianguido D’Alberto, delegato all’immigrazione di Anci e sindaco di Teramo, «È assolutamente necessario garantire la totale copertura dei costi sostenuti, quindi delle risorse richieste per gli anni 2023, 2024 e, a questo punto, anche 2025. L’interlocuzione con il Mef va proprio in questa direzione».
La strada non può che essere quella di investire sul Sai, nella consapevolezza che è l’esempio di un’accoglienza integrata e diffusa, che coniuga la tutela dei diritti umani e della dignità della persona alla tenuta sociale delle nostre comunità
Gianguido D’Alberto, delegato all’immigrazione di Anci e sindaco di Teramo
Ma il futuro non può che essere uno: un Sistema accoglienza integrazione-Sai, il sistema pubblico di accoglienza a governance comunale. «La strada non può che essere quella di investire sul Sai, nello specifico per minori, nella consapevolezza che è l’esempio concreto di un’accoglienza integrata e diffusa, che coniuga la tutela dei diritti umani e della dignità della persona alla tenuta sociale delle nostre comunità. Una rete, quella del Sai, che oggi coinvolge circa 2mila città di cui la metà sono piccoli Comuni e che vede impegnati ben 25mila operatori e operatrici tra pubblico e privato», dice D’Alberto.

La necessità di investire sempre più nel Sai è legata anche al depotenziamento dei servizi all’interno dei Centri di accoglienza straordinaria-Cas. «Oggi chi è accolto nei Cas o chi è al di fuori dei circuiti virtuosi di integrazione diffusa è privo di qualunque percorso di accompagnamento, perché, con le norme attualmente vigenti, è un sistema in cui manca l’elemento integrazione. Si incrementa così il rischio di acuire le tensioni nelle città e di esporre i ragazzi minori all’influenza delle reti organizzate della delinquenza. Per questo il Sai va potenziato, anche a partire dall’allargamento della platea dei beneficiari, perché oggi l’accoglienza Sai dei richiedenti asilo è limitata solo ai vulnerabili. E questo anche in considerazione del fatto che il nuovo Patto europeo per le migrazioni prevede che tutti i richiedenti asilo, se non interessati dalla procedura accelerata, debbano accedere ai percorsi di integrazione sociale, linguistica e lavorativa», conclude il sindaco di Teramo.
foto copertina: Gloria Zuccaro, Centro diaconale “La Noce”-Istituto valdese, Palermo
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