Non profit
Tariffe postali, il disastro in cifre
Le associazioni in ginocchio proprio alla vigilia delle campagne di Natale
di Redazione

Invii ridotti mediamente del 50% e poche speranze
di un intervento da parte del governo. Per questo il Forum
è pronto alla mobilitazione Brutale, scriteriato, ingiusto. Sono gli aggettivi più usati da presidenti e rappresentanti delle associazioni non profit interpellati sul tema del taglio alle tariffe agevolate. Un’odissea che dura da mesi, senza esclusione di colpi di scena. I “famosi” 30 milioni di euro destinati dal decreto Incentivi – per il solo 2010 – a salvare oltre 5mila associazioni dalla “gogna tariffaria” non si sono ancora visti. Anzi, ormai sono in molti a ritenere che non arriveranno più. A tentare una conta generale dei danni è Andrea Olivero, presidente di Acli e portavoce del Forum del terzo settore: «Fare una valutazione economica del taglio è difficile; sicuramente è molto pesante, con costi di decine e decine di milioni di euro per tutto il terzo settore. Molte organizzazioni non hanno la possibilità di spostare da un settore all’altro le spese perché non hanno risorse. Questo ha portato complessivamente ad una riduzione del 50% degli invii. Il Natale rimane il momento più importante dell’anno per la raccolta fondi e la rendicontazione sociale, per questo stiamo tagliando adesso per riuscire a fare qualche spedizione in più a dicembre. Vista la situazione pensiamo di tornare alla carica con il governo. È una questione pubblica».
«La posta è vitale per le associazioni, soprattutto per quanto riguarda il fundraising, afferma Gianni Pezzoli, presidente di Aip – Associazione italiana parkinsoniani Fondazione Grigioni. «Per noi il danno diretto tangibile è stata la contrazione degli utili sostanziali derivati da house mailing più prospect mailing: su 350mila euro all’anno si può dire che ora i due terzi vanno in fumo». «Qualcuno», aggiunge, «potrebbe dire che in un momento di crisi, questo costo ce lo dobbiamo sobbarcare. Ma non è giusto che l’onere maggiore ricada su molte migliaia di piccole associazioni e molto meno su poche decine di grandi associazioni. La soluzione non può che essere politica. Io confido che ci ripensino».
Non è così fiduciosa Cecilia Strada presidente di Emergency: «Purtroppo i segnali non sono positivi. Questo taglio è grave anche dal punto di vista culturale e non è il solo che si sta facendo al mondo della cooperazione in Italia». Anche se Emergency non usa particolarmente il mailing per la raccolta fondi e cerca preferibilmente di aggiornare i sostenitori via mail, solo per spedire la rivista trimestrale (130mila copie) ora spende ogni volta 36mila euro al posto dei 7.500 delle vecchie tariffe.
Al lungo cahier des doléances si unisce la voce di Angelo Maramai, direttore generale del Fai: «In un anno noi dovremo sborsare 70 mila euro in più rispetto al previsto, anche se gli invii sono stati drasticamente ridotti e tutte le attività di conquista che avevamo programmato, circa 220mila invii, sono state soppresse. Possiamo dire che la situazione ci ha tagliato le gambe». Per diminuire i costi, l’unica arma sembra la diminuzione del materiale spedito: una strada scelta per esempio da Save the Children: «È saltato un appello che doveva raggiungere 120mila sostenitori e abbiamo diminuito del 12% il nostro call mailing. Proveremo insieme alle altre associazioni a trattare condizioni migliori con Poste, perché non vediamo un valido interlocutore alternativo», conferma il direttore marketing Daniela Fatarella.
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