Mondo
Tavola della Pace: le proposte a dieci anni dalla strage
A Kabul per raccogliere un giudizio su questi anni di guerra da un punto di vista nuovo
di Redazione
A dieci anni dall’11 settembre, una delegazione della Tavola della pace e dell’associazione americana dei familiari delle vittime dell’11 settembre Peaceful Tomorrows e’ andata a Kabul per raccogliere un giudizio su questi anni di guerra da un punto di vista nuovo, quello dei familiari delle vittime della guerra e del terrorismo e quello della societa’ civile afgana.
I risultati di questa missione sono stati presentati questa mattina in una conferenza stampa che si e’ tenuta a Roma presso la Federazione nazionale della stampa. Nel corso della conferenza sono stati presentati alcuni suggerimenti alle autorita’ politiche per risolvere la situazione di crisi nella regione. Gli otto esponenti della societa’ civile italiana e americana infatti sono stati per cinque giorni nella capitale afgana “cercando di capire – si legge in una nota – cosa c’e’ di vero oltre la propaganda e la disinformazione, i luoghi comuni e i pregiudizi a proposito della situazione nel paese mediorientale”.
Questa e’ stata la prima volta di una delegazione ufficiale di pacifisti occidentali. Oltre a dare voce alle preoccupazioni e alle domande raccolte a Kabul e’ stato tracciato un bilancio dei dieci anni di guerra che stiamo conducendo in Afghanistan. Da questo lavoro i partecipanti hanno estrapolato una serie di proposte precise rivolte a tutte le forze politiche, al Parlamento e al governo italiano, che vogliono tentare di dare dei suggerimenti su cosa l’Italia debba fare in futuro in Afghanistan. Il primo punto consiste nel “riaprire finalmente il dibattito pubblico sul futuro dell’impegno italiano”, e dunque in questo modo “contribuire alla messa a punto di una strategia della comunita’ internazionale per l’Afghanistan e l’intera regione non piu’ basata sul paradigma della ‘sicurezza militare’ ma quello della ‘sicurezza umana’.
Oltre a questi punti, le organizzazioni suggeriscono alle istituzioni la necessita’ di “definire immediatamente il piano per il ritiro del contingente militare italiano”, oltre a “destinare almeno il 30% delle risorse risparmiate alla promozione della sicurezza umana”. E’ poi necessario “investire sulle organizzazioni democratiche della societa’ civile afgana consentendogli di organizzarsi e rafforzarsi – continua la nota – promuovendo il loro riconoscimento politico a tutti i livelli, allargando il loro spazio d’azione, rafforzando la loro voce, sostenendo i loro programmi di riconciliazione dal basso, di difesa e promozione dei diritti umani e della democrazia, di formazione e informazione indipendente”.
“Sollecitare una presenza non formale della societa’ civile afgana e occidentale alla prossima Conferenza di Bonn e – conclude la nota – sostenere la Conferenza regionale di Istanbul promuovendo lo sviluppo della cooperazione economica nell’intera regione” sono gli ultimi due obiettivi da ottenere con la diplomazia internazionale.
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