Minori a rischio
Telefono Azzurro, fra bilancio sociale e networking del bene
L'organizzazione da 38 anni a difesa e promozione dell'infanzia e dell'adolescenza ha presentato, ieri a Roma, i conti del proprio impatto sociale. Per la realtà fondata da Ernesto Caffo, come sempre, anche l'occasione per riunire la rete di amici e sostenitori fra politica, società civile, istituzioni e aziende. VITA c'era

Una sala piena e tante facce sorridenti: malgrado l’afa, seppure alleviata dal Ponentino, alle 18,30 la Sala Cinema Trevi a Roma risultava praticamente colma per la presentazione del Bilancio sociale di Telefono Azzurro, (scaricabile in calce a questo articolo). Un luogo suggestivo – sta sotto l’Harry’s Bar Trevi, a fianco a un enorme scavo archeologico dove scorre l’acqua: «Vien giù dal Quirinale, che è il colle più alto», mi dirà a tavola il cavalier Luigi Cremonini, l’industriale dell’humburger (s’era inventato il Burghy che poi vendette a McDonald’s a cui fornisce la carne). Cremonini è uno storico amico e benefattore della fondazione, amabile padrone di casa perché tutto l’hotel con terrazza, da cui si sentono distintamente gli schiamazzi dell’overtourism arrivare dalla Fontana più famosa del mondo.
Quella volta, 38 anni fa, che alla Cremonini
si presentò un professore
Il cavalier Cremonini è un po’ l’emblema dei tanti che, in questi 38 anni di lavoro, Ernesto Caffo, il fondatore e ancora l’anima di Telefono Azzurro, ha saputo convincere dell’urgenza dell’occuparsi dell’infanzia. Claudia Cremonini, vicepresidente della holding più familiare che ci sia – quattro Cremonini ai vertici e molti altri nel gruppo, «Ma solo perché ci sono dei nipoti che ancora studiano, eh», mi spiega il Cavaliere con fierezza – Claudia Cremonini, dicevamo, ha ricordato proprio l’incontro con questo professore di neuropsichiatria infantile «che aveva chiesto appuntamento e ci aveva spiegato: “C’è bisogno di fare una linea telefonica per i bambini a rischio violenza”. E io che ero appena rientrata dagli Stati Uniti, dove avevo studiato, e dove avevo visto funzionare molte help lines, ho subito detto di sì».

Un dettaglio che dà la misura di un’esperienza
Aprire un articolo che deve parlare di un bilancio sociale con quello che, nel linguaggio cinematografico sarebbe un cammeo, potrebbe sembrare una inutile concessione al colore in un racconto che dovrebbe stare sui dati e le evidenze, ma la storia cavalier Luigi e sua figlia Claudia descrive benissimo quello che la storica realtà di assistenza e promozione dell’infanzia e dell’adolescenza ha saputo costruire. O meglio, quello straordinario “network del bene” che Caffo ha saputo pazientemente dispiegare, connettendo mondi diversi: impresa, accademia, istituzioni, politica, Chiesa. E a proposito di politica, quella che si avvicina è sempre rigorosamente trasversale, come le firme di parlamentari in calce ai suoi manifesti ma, quel che più, conta alle proposte di legge, su cui il Professore riesce a far convergere, con le sue pacate e linearissime esposizioni di dettaglio, politici di schieramenti diversi. Ieri a Roma, c’era il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, leghista, ad aprire i lavori, la viceministra del Welfare e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, di Fratelli d’Italia, la vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli, forzista, la deputata Daniela Dondi, meloniana pure lei, ma non mancava Pierferdinando Casini, eletto col Pd, e Marianna Madia, che coi dem è stata anche ministra.
Un osservatorio unico sul mondo dell’infanzia e dell’adolescenza
Tutti a celebrare questo osservatorio unico sul mondo dell’infanzia e dell’adolescenza basato su tre pilastri fondamentali: protezione, prevenzione e partecipazione. Un’attività fondamentale da sempre ma che, negli ultimi anni, anche per il combinato disposto di pandemia e pervasività del digitale nelle vite di tutti, a maggior ragione dei piccoli.
A questo risponde – e ha risposto come il Bilancio sociale documenta bene – Telefono azzurro con le sue linee attive 24 ore su 24, sette giorni su sette, grazie al lavoro di oltre 160 volontari. Nel 2024 la linea telefonica e chat 19696 «dedicata all’ascolto, al supporto e alla consulenza psicopedagogica a bambini, adolescenti e adulti in situazioni di disagio», ha gestito 1.859 casi, una media di 155 al mese e di circa 5 al giorno. La linea 114 – Emergenza Infanzia, il servizio pubblico co-finanziato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri per la segnalazione di emergenze che riguardano minori ha gestito 3.178 casi, con una media di 265 al mese e circa nove al giorno. Il 116.000, il numero europeo dedicato alla segnalazione e gestione di minori scomparsi, ha gestito in totale 76 casi.

La sfida del digitale
Il mondo digitale, cioè. continua a rappresentare la sfida centrale nella mission di proteggere bambini e adolescenti dai rischi della Rete. «I dati che emergono dalla nostra attività quotidiana confermano come l’intelligenza artificiale e gli algoritmi stiano ridefinendo non solo il modo in cui i ragazzi si relazionano tra di loro, ma anche la loro percezione della realtà. La diffusione sempre più massiva di contenuti generati artificialmente rende ancora più urgente il nostro impegno nelle attività di formazione e nella sensibilizzazione», ha sottolineato lo stesso Caffo.
Dal documento, emerge anche che Il 2024 è stato «un anno di importanti innovazioni e conquiste per l’Associazione che ha rafforzato la propria rete di collaborazioni internazionali (come Icmec, Ncmec, We Protect, Eurochild, Missing Children Europe, Inhope, Insafe, per citare i principali), con l’obiettivo di tutelare e promuovere la sicurezza dell’infanzia».
Numeri dell’impatto
Moltissimi i progetti che hanno coinvolte le scuole, come il Progetto Scuola Educazione con oltre 2.600 minori coinvolti, oltre a genitori e insegnanti, circa 1.000 ore di formazione e oltre 200 incontri. «Inoltre, nel 2024 ha preso avvio il processo che nel 2025 ha portato AGCOM a conferire a Telefono Azzurro la qualifica di segnalatore attendibile (truster flagger), un ruolo cruciale nell’ambito dell’attuazione del Digital Services Act nei Paesi dell’Unione Europea, poiché consente un canale di segnalazione privilegiato verso le piattaforme online, obbligate a intervenire in modo tempestivo e prioritario su segnalazioni qualificate».
Uno che non si scoraggia mai, il professor Caffo. Uno che di fronte a sfide immense, il digitale, la variabile infida del gaming, ora l’Ai, non si tira indietro: ricerca il dialogo con i giganti di Big Tech, con le grandi piattaforme social, da Meta a Tik Tok, dialoga, si siede ai tavoli, cerca di far ragionare, come sul tema dell’age verification e spesso ci riesce. Il grande scavo romano prospicente la sala da dove parla, evoca quei primi cristiani che nell’Urbe, pur pronunciare il Verbo sarebbero andati sin nella casa di Nerone.

Per un chatbot amico dei bambini
Lui la spiega così: «Guardando al futuro siamo consapevoli che le sfide continueranno a evolversi, ma siamo certi che, grazie al sostegno di tutti coloro che credono nella nostra missione, continueremo ad essere un punto di riferimento sicuro per tutti quei bambini e ragazzi che hanno bisogno di aiuto, protezione e ascolto. Per il futuro», aggiunge, «Telefono Azzurro guarderà alla costruzione di comunità educative protettive, allo sviluppo di strumenti tecnologici etici per la tutela dell’infanzia e alla promozione di un mondo digitale sicuro e rispettoso dei diritti dei minori». Un esempio lo ha fatto in sala, riguardo all’Ai: «Studiamo un chatbot efficace che aiuti i bambini ma siamo anche quelli che dicono come i chatbot siano un pericolo», perché appunto il livello della sfida « richiede nuove modalità di intervento». Intanto il presidio cresce: dopo Milano e Palermo, un grande call center è stato aperto a Roma e sono alle viste apertura più decentrate, come Treviso e Firenze.
Chi è intervenuto, ieri, in qualche modo è apparso settato sulla sua stessa lunghezza d’onda, che è figlia di confronti, di conversazioni, di suggerimenti precedenti, perché Caffo non è tipo che insegua il lucro politico altrui ma vuol far leva piuttosto sulle buone ragioni comuni, che sa sollecitare.

Alla fine, anche quando la terza carica dello Stato, Fontana, pronunzia concetti che possono suonare banali alle orecchie di molti – «nel volto e nella voce di ogni bambino c’è il futuro del nostro Paese. Imparare ad ascoltarli è il primo passo per costruirlo insieme» – si può decifrarne la sincerità, anche per le frasi che pronuncia a braccio, sulla sua di infanzia, delle situazioni di degrado viste in tanti ragazzini suoi coetanei, «oggi alcuni di loro non ci sono più» aggiunge forse un po’ commuovendosi.
La viceministro Bellucci: «La transizione digitale si può fare solo ascoltando i ragazzi»
Mentre la viceministro Bellucci, che sul campo di Caffo gioca da tempo, per competenza professionale, per impegno sociale pregresso e ora per impegno di governo, aggiunge, sul tema delle sfide del web, dei social e ora dell’Ai: «Comprendere i nativi digitali, non essendolo. Quello che noi siamo è certamente diverso da quello che saranno i nostri figli. Possiamo pensare di governare la transizione digitale solo se li ascoltiamo. Ci vuole un patto di alleanza con gli enti del Terzo settore ma che poi attraversa il mondo dell’informazione». Riferimento quest’ultimo all’altro Fontana, Luciano, che le toccava di premiare. Il quale direttore del Corriere, venuto apposta da Milano e sotto la Madunina precipitosamente rientrato, scusandosene, pronunciava parole non di circostanza, rispondendo proprio a Bellucci: «Si tratta di formare le persone, farle crescere: se nelle famiglie, nella scuola, nei contesti sociali non ci sono i rischi – abbiamo parlato di cyberbullismo – c’è un patto che servirebbe, a difesa dell’infanzia. Abbiamo aderito al Manifesto di Telefono azzurro, continueremo a farlo».

Non dobbiamo essere adulti incoscienti
I due Fontana erano premiati dall’associazione, insieme all’esperto di Ai, Massimo Camisani Calzolari, al quale ha consegnato il riconoscimento uno dei commissari AgCom, Guido Scorza, altro storico amico di Telefono Azzurro, che ha fatto un intervento “da padre”, spiegando l’urgenza di mobilitarsi sulle sfide digitali, anche con la volontà di non correre il rischio di sentirsi, un domani, dare dell’incosciente dalla propria figlia ora adolescente. «Non voglio fare come i miei genitori che, da bambino, mi portavano in vacanza in Calabria, da Roma, in un’amaca che si appendeva in auto, sui posti dietro, senza nessuna sicurezza e che poteva rovesciarsi a ogni curva. Per cui, ripensandoci, gli ho detto in seguito: “Che incoscienti eravate”».
Tanta società civile in sala
In sala, anche tanta società civile: il rettore di Unimore, Carlo Porro, il curatore scientifico di Fondazione Biagi, Tommaso Fabbri, l’ex-presidente di Bper e ora consigliera d’amministrazione di Cdp, Flavia Mazzarella, Antonella Cultrera di Montesano, già segretaria generale di Fondazione Vodafone, il governatore delle Misericordie d’Italia, Domenico Giani, il presidente della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro.
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