Sono le 9 del mattino (poca la differenza con l’Italia, dove sono le 7…) e mi ritrovo in una piccola stanza con qualche libro e dei quaderni. Dietro la scrivania c’è un uomo, mi sorride scusandosi per lo spazio troppo stretto a disposizione. È il preside della scuola di Bigogo, nel distretto di Manga, in Kenya, a circa 500 chilometri da Nairobi. Oggi incontrerò gli studenti dello standard 4 e dello standard 7 (corrispondono alle nostre quarta elementare e seconda media) della sua scuola e sarà lui a introdurmi al suo staff di insegnanti e ai suoi studenti.
Mi ringrazia ripetutamente per la grande opportunità educativa ed esperienziale che Intervita sta dando alla sua scuola, e mi dice che la sua «adesso è una “Scuola Felice”». È proprio questo il nome che abbiamo dato al “partenariato didattico” avviato nel 2010 in via sperimentale e che coinvolge le scuole kenyote di Bigogo e di Nyaisa e, in Italia, le scuole elementare e media dell’istituto di via Baranzate di Novate Milanese. Immaginarsi gli uni gli altri, aprire lo sguardo al mondo, scoprire come in Italia e in Kenya si ha accesso all’acqua e al cibo, ragionare su questi diritti umani universali e inviolabili sono state le scommesse affrontate in questi due anni di progetto ancora in corso e che verranno riprese e sintetizzate nel corso del terzo anno, che si concentrerà sul diritto alla salute. Pensieri e riflessioni che si trasformano in disegni, collage, mappe concettuali, post-it, che vengono scambiati ogni anno tra Italia e Kenya: i ragazzi italiani “imparano” la vita e il modo di pensare dei loro coetanei kenyoti, e viceversa. Io e la professoressa Elisabetta ? referente per le medie ? siamo qui per questo: abbiamo un carico prezioso da consegnare e un altro, altrettanto prezioso, da portare in Italia, i lavori di quest’anno sul diritto e sull’accesso al cibo.
Ora di scienze? Nell’orto
Gli studenti ci stanno aspettando. Attraverso il prato davanti alle scuole e vedo un’area recintata con germogli di mais e di pomodori. Sulla recinzione spicca un cartellone giallo, sono le “Garden Rules”, le regole del giardino: 1. camminare lungo i bordi e non sulle aiuole; 2. lavare e riporre gli attrezzi dopo l’utilizzo e riporre quelli appuntiti o taglienti a faccia in giù; 3. lavarsi le mani dopo aver lavorato la terra; 4. lavare le verdure prima del consumo; 5….
Il preside mi racconta che quegli orti sono una delle attività di “Scuola Felice”, e con grande orgoglio mi dice che alla fine di quest’anno di progetto gli studenti coglieranno i frutti e li porteranno a casa, ai propri genitori. Orti scolastici per toccare con mano la terra, l’acqua e tutte le risorse necessarie alla produzione di cibo, per comprendere il ciclo biologico delle piante e la stagionalità dei prodotti, ma anche per conoscere i metodi di coltivazione e studiare le differenze tra le specie. E perché non creare una compostiera nel cortile per ottenere fertilizzante da utilizzare negli orti? «Così i ragazzi hanno messo in pratica ciò che studiano sui libri di scienze», mi dice Geoffrey, insegnante dello standard 7.
I bambini mangiano in hotel?
Entriamo in una delle classi «ristrutturate da Intervita», ci tiene a precisare il preside mentre mi indica in fondo allo spiazzo l’altra, di fango e legno. È tutto addobbato a festa per il nostro arrivo e loro, gli studenti, sono lì, in silenzio, composti sulle panche di legno con le loro divise azzurre e ci osservano. Sguardi curiosi e interrogativi, hanno voglia di raccontare e sapere. Un “welcome” con inchino dà avvio al fiume di domande: «Cosa mangiano i nostri amici italiani?ì Li mangiano i serpenti?», chiede qualcuno; «Lo mangiano il mais, e le patate? Il mango? È vero che avete solo il pesce di lago? È vero che i bambini italiani mangiano sempre in hotel?». A me il compito di dire cosa è vero e cosa no e anche quello, ahimè, di svelare che non mangiamo i serpenti. Ridono. Sarà la visione dei cartelloni preparati dagli studenti di Novate Milanese a chiarire più esattamente come e cosa si mangia in Italia.
A Kevin, 10 anni, standard 4, chiedo: «Che cosa ti piace di più di questo scambio con l’Italia?». «Mi permette di aprire la mia mente e di scoprire cose nuove su altri Paesi», risponde, e in maniera concitata ma composta Damaris, 9 anni, standard 4, aggiunge: «Mi piace scambiare idee con i bambini di Novate Milanese». Conclude Divinah, 13 anni, standard 7: «Ho imparato che il cibo è un diritto e che ciò che mangiamo e come mangiamo è una nostra responsabilità». Nei prossimi mesi questi ragazzi lavoreranno sull’analisi degli elaborati degli studenti italiani e presenteranno le loro conclusioni all’evento finale dell’anno ad altri studenti, insegnanti, genitori. Stessa cosa faranno i ragazzi italiani l’11 maggio, al Teatro comunale di Novate Milanese. Uno scambio «che azzera le distanze e crea un filo conduttore comune e invisibile», racconta la professoressa Elisabetta; «Un progetto che incoraggia e facilita l’apprendimento e motiva gli studenti e noi insegnanti con nuove metodologie e un approccio diverso dal solito» mi dice Beldinah, insegnante dello standard 4 di Bigogo: «mi piacerebbe che esperienze come “Scuola Felice” coinvolgessero tante più scuole possibili».
L’Obiettivo è ancora lontano…
Visto sul campo, il progetto “Scuola Felice” dimostra tutta la sua forza didattica e pedagogica. Mirato, puntuale, con un’efficacia notevole laddove l’istruzione primaria dal 2003 viene garantita a tutti gratuitamente, una grande conquista per il Kenya anche in vista del raggiungimento del secondo Obiettivo del Millennio: “Raggiungere l’istruzione primaria universale”. A tutti, ma a che prezzo? Con strutture insufficienti ad accogliere il grande numero di studenti, con classi numerose e difficili da gestire ? minimo 50 studenti per classe, ma in alcuni casi si arriva anche al triplo ? con pochi insegnanti, «tutti qui lavorano in condizioni che noi occidentali non riusciamo neanche ad immaginare!», commenta Elisabetta, con una scuola che non riesce a garantire un servizio di qualità, ma che ha tanta voglia di cambiare e di innovarsi.
Nonostante le poche risorse a disposizione e le criticità emerse, inevitabili in progetti come questo che vedono il coinvolgimento di diversi attori a più livelli, “Scuola Felice” è uno scambio che arricchisce tutti: studenti, insegnanti, istituzioni, genitori e noi operatori che, giorno per giorno, vediamo crescere l’entusiasmo della scoperta e della conoscenza, quello stesso entusiasmo che mi trasmettono ora gli studenti di Bigogo e di Nyaisa al grido travolgente di «Happy school!».
*coordinatrice dei progetti “Educazione per la cittadinanza mondiale” di Intervita, ha accompagnato la professoressa Elisabetta, referente per il progetto per la scuola milanese, in Kenya per il secondo monitoraggio delle attività del progetto “Scuola Felice”
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