Non profit

Tre proposte (e un buon esempio) Così si riparte

Per Borletti (Fai) va incentivato il privato

di Redazione

Se lo Stato non ha più risorse per la cultura, almeno ci metta nelle condizioni di poterlo aiutare noi, questo enorme patrimonio culturale». Ilaria Borletti, presidente del Fai, guarda in prospettiva al modello inglese che permette la detassazione per chi fa mantenimento di beni culturali ma, intanto, pragmaticamente ha tre proposte molto concrete da lanciare.
Quali sono?
Primo, una revisione delle imposte indirette. Noi paghiamo il 20% di Iva per i lavori di restauro e per gli arredi dei siti che gestiamo, e il 10% per le opere murarie. Questo vuol dire che i soldi dei nostri donatori per circa il 13-14% finiscono allo Stato. Secondo, dobbiamo procedere con il percorso della +Dai -Versi, la legge sulla deducibilità fiscale delle donazioni, che è rimasto a metà del guado: si deve riuscire ad arrivare alla completa deducibilità. Terzo, sempre che il 5 per mille non lo cancellino, sulla dichiarazione dei redditi ci vorrebbe una casella per le associazioni che si occupano di beni culturali e ambientali, così come c’è per la ricerca. Così chi è interessato ma non sa chi sostenere, almeno mette la firma su quella casella.
Quello della gestione dei beni culturali è un problema solo di risorse?
Non solo. Il caso di Pompei insegna: lì ci sono 25 milioni di risorse, e il problema sta nella mancata manutenzione e nella cattiva gestione. Anche L’Aquila paga questa stessa superficialità. I fondi promessi non sono arrivati, ma almeno si potrebbe gestire in modo molto diverso il percorso verso un recupero del centro storico, senza sottovalutare le enormi difficoltà.
In che modo?
Ad esempio, iniziando a fare informazione in loco sullo stato dei problemi. Basta poco, un punto fisso, un gazebo per far capire che non ci si è dimenticati del problema. In questo il non profit ha un know how che potrebbe entrare in gioco. Invece oggi gli aquilani non sanno nulla di che ne sarà del centro storico della loro città. E la disinformazione crea un clima di sfiducia dannoso.
Eppure, dopo il terremoto era stata lanciata l’idea che gli Stati adottassero ciascuno un monumento.
Era una buona iniziativa, ma ha avuto pochissime risposte. E posso immaginare il perché: c’è una sfiducia verso l’Italia. Se io Stato estero so che in loco c’è una struttura che in modo efficiente sta iniziando a organizzare il percorso di recupero, non ho problemi a far approvare i fondi per mantenere la promessa. Se invece c’è abbandono e poca chiarezza, tutti si sentono legittimati a fare marcia indietro.
A proposito dell’Aquila, il Fai si è mosso con il restauro della Fontana delle 99 cannelle. Avete altre idee?
Il pilota di Formula 1 Jarno Trulli (foto), che con la sua ong per l’Abruzzo è stato il maggior sostenitore del restauro, ha ancora fondi a disposizione per altri interventi. Ma a L’Aquila è accaduta una cosa sconcertante. All’inaugurazione c’erano tutte le autorità, ma la popolazione non c’era. C’era un clima un po’ surreale, sembrava che qualcuno avesse organizzato un boicottaggio. Come vedete il problema non è mai solo quello delle risorse. [G.F]

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