Tutela animali

Trentino, condannati a morte due lupi. Gli animalisti ricorreranno al Tar

Il presidente della provincia autonoma Maurizio Fugatti ha firmato il decreto di uccisione degli animali. Enpa, Lav, Lndc e Wwf annunciano la loro decisione di rivolgersi al tribunale amministrativo. Per le associazioni quella di Trento è «una provincia che prosegue a ignorare l’approccio scientifico nella politica di gestione della convivenza con i grandi carnivori»

di Antonietta Nembri

Sembra un copione già scritto. Da una parte c’è il presidente della Provincia Autonoma di Trento, Maurizio Fugatti che ha firmato un decreto di uccisione di due lupi. E dall’altra si ritrovano le associazioni animaliste che ancora una volta si oppongono.

Un dèjà vu

La stessa cosa era accaduta nel 2023: due lupi saranno uccisi per aver fatto i lupi predando intorno a Malga Boldera, dove – “guarda caso” chiosano gli animalisti – ancora una volta la recinzione era fatiscente e la prevenzione applicata era di conseguenza inadeguata. 

La news del 2023

Anche in questo caso lo stesso Corpo Forestale trentino nelle sue relazioni evidenzia che la recinzione “risultava in parte carente nella manutenzione, in particolare per la presenza di erba alta in alcuni punti lungo il perimetro” elemento che da solo può rendere del tutto inefficace la protezione in quanto l’elettricità viene scaricata a terra.
Mentre i fili elettrificati in alcuni punti presentavo una distanza di 30-35 cm fra i diversi conduttori, cosa che indubbiamente facilita il superamento della barriera da parte dei lupi.

Le parole delle associazioni

«Nonostante ancora una volta siano state accertate gravi lacune nella protezione degli animali allevati, anche quest’anno, come nel 2023, siamo di fronte all’ennesimo ingiustificato atto di forza», dichiarano Enpa, Lav, Lndc Animal Protection e Wwf «e Fugatti sceglie la via più facile e violenta: sparare a due lupi per accontentare quegli allevatori che non si adeguano alla presenza di predatori adottando strategie di prevenzione efficaci».

In una nota le associazioni sottolineano che: «Nello stesso decreto firmato da Fugatti si legge infatti che a Malga Boldera non erano presenti cani da guardiania quando lo stesso Ispra nel suo parere positivo all’uccisione dei lupi, sostiene “l’opportunità di avvalersi di esperti per valutare la possibilità di un graduale inserimento di alcuni cani da protezione all’interno del recinto, in modo da ottenere un effetto di dissuasione decisamente superiore a quello rappresentato dal solo recinto elettrificato”».

Gli animalisti contro la scelta

Per le associazioni quella di uccidere due lupi, sottolineano, “a caso” è «una scelta irresponsabile e incostituzionale e il Consiglio di Stato lo ha già più volte rilevato. È la negazione di ogni principio di tutela della biodiversità sancito dall’articolo 9 della nostra Costituzione. È un messaggio violento, pericoloso, un precedente che autorizza una gestione illogica e non basata sui criteri scientifici della convivenza con la fauna selvatica»

Si prepara il ricorso al Tar di Trento

Le associazioni concludono annunciando di stare «preparando un ricorso che presenteremo al Tar di Trento nelle prossime ore, vogliamo fermare l’approccio della Provincia che prosegue la sua politica di gestione della convivenza con i grandi carnivori basata solamente su soluzioni violente, sproporzionate e soprattutto inefficaci».

Da inizio anno, si legge in una nota, in Trentino ben quattro lupi sono stati uccisi con il veleno, quindi se Fugatti dovesse procedere con l’uccisione di ulteriori due lupi, violerebbe il limite massimo annuale di 3-5 lupi che sarebbe possibile rimuovere secondo il protocollo di Ispra per non incidere negativamente sullo stato di conservazione della popolazione.

Per gli animalisti, inoltre, la decisione di uccidere i due lupi è di particolare gravità in considerazione del parere favorevole di Ispra, che a esse appare incomprensibile e contraddittorio. Come nel caso del lupo ucciso in Alto Adige alcune settimane fa, si ricorda, da un lato Ispra evidenzia carenze strutturali nelle strategie di prevenzione attuate (distanza tra i fili elettrificati non conforme, probabile manutenzione del recinto non capace di rilevare le evidenti mancanze, assenza di cani da guardiania all’interno del recinto), ma dall’altro considera soddisfatto il secondo criterio necessario per la concessione di deroghe, che prevede che siano state applicate tutte le strategie possibili per limitare il rischio di predazioni.

Uomini e grandi carnivori un conflitto da gestire

La gestione del conflitto tra uomo e grandi carnivori necessita di competenze e di logica. «Continuare a inseguire il consenso con soluzioni populiste e inefficaci come le uccisioni è controproducente, e non porterà a risolvere il problema» concludono le associazioni animaliste.

In apertura photo by Olle August on Unsplash

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