Welfare
Turismo sessuale: è reato anche “a distanza”
Lo ha stabilito la Cassazione
Il turismo sessuale costituisce reato anche se commesso ?a distanza?. Non importa se chi organizza gli incontri agisce in Italia, sfruttando la prostituzione in un paese straniero. E non importa neppure, ai fini della condanna, che le donne non siano identificate. Lo ha stabilito la Cassazione occupandosi del caso di un cittadino milanese, Enzo B., gestore di un non meglio precisato centro culturale, che attraverso un’opera di volantinaggio, dall’Italia procacciava clienti a donne thailandesi.
Per subire una condanna per lenocinio e sfruttamento della prostituzione -ha sancito l’Alta corte- basta l’attivita’ ”tesa a procacciare clienti a prostitute con cui si e’ in contatto e a conseguire un vantaggio economico, fruendo delle prestazioni delle meretrici nel corso di viaggi organizzati dallo sfruttatore o da chi le pone in contatto con i clienti”.
La Terza sezione penale (sentenza 44153) ha ritenuto cosi’ di confermaree la condanna per lenocinio a Enzo B., reo di aver promosso viaggi a sfondo sessuale. Il tutto corredato da foto che ritraevano ”prostitute denominate hostess giorno e notte, sostituibili e pronte a tutto”, e con l’aggiunta di recapiti telefonici in Thailandia.
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