Un gruppo di giovani marocchini capeggiati da un giornalista, Zineb Elghazaoui, sono usciti allo scoperto contro la legge che punisce chi mangia in luogo pubblico durante il Ramadam. E hanno sfondato su Facebookdi Rassmea Salah
La meta del mio ultimo viaggio è stata Màlaga e da curiosa quale sono ho voluto esplorare il mondo spagnolo delle seconde generazioni di origine araba. E dove mai avrei potuto incontrarle se non nella moschea della città? L’idea di recarmi lì inizialmente mi incuteva un po’ di timore visto che sono abituata al panorama italiano (sale di preghiera collocate in ex magazzini o in ex garage). Ma, come spesso accade, quando si hanno zero aspettative, si rimane sempre positivamente sorpresi. Giunta a destinazione, infatti, mi si è presentata davanti una grande moschea bianca, con un’elegante cupola e un alto minareto. Quando sono entrata, poi, sono rimasta senza fiato: marmo bianco ovunque, arabeschi in stile marocchino, preziosi e morbidissimi tappeti, un denso profumo di pulito e una silenziosa atmosfera di pace. C’erano addirittura enormi bagni adibiti al rito delle abluzioni, con tanto di sgabelli e quanto necessario. Non potevo crederci!
Lì ho conosciuto alcune ragazze spagnole di origine marocchina che, vedendomi così sorpresa, mi han consigliato di visitare anche le moschee di Fuengirola e Granada. Seguito il loro consiglio, ciò che più mi ha sbalordito era che fossero entrambe affollate da turisti che cercavano di scattare foto ovunque, persino nella sala interna, anche se c’era una preghiera in corso. L’entusiasmo di quei turisti mi ha fatto pensare alla presenza delle moschee in Europa e dopo aver fatto qualche ricerca ho scoperto che in Europa i luoghi di culti islamici sono circa 10mila: la Germania conta ben 66 moschee (200 sono attualmente in costruzione) e quasi 2.800 sale di preghiera. In Francia queste ultime sono circa 2.100 e in Inghilterra quasi 2mila.
Non è una questione solo numerica ma anche qualitativa: le moschee in Europa sono belle, decorose, sono strumenti di integrazione e di dialogo fra le comunità islamiche e le amministrazioni locali. E, non da ultimo, sono dei punti di riferimento importanti per la città di cui riescono a diventarne un’icona – proprio come le cattedrali o le sinagoghe storiche – attraendo così una fetta non trascurabile di turismo che va ad incidere sul pil della città e sulla sua attrattiva.
Qual è la situazione in Italia? Due moschee e 260 sale di preghiera, circa. Tralasciando i numeri (ridicoli in confronto agli altri Paesi europei) in Italia manca soprattutto un discorso qualitativo. Spesso le sale di preghiere sono collocate in quartieri periferici e fanno scendere i prezzi delle case che le circondano piuttosto che valorizzarne l’area, come accade per esempio in viale Jenner o in zona Maciachini a Milano.
Quando ero a Màlaga mi sono spesso chiesta come sarebbe Milano se avesse tante piccole, accoglienti, decorose, moschee, non solo per i fedeli ma anche per la cittadinanza e soprattutto per i turisti che vengono a visitare la città. Ho immaginato un itinerario della città che comprendesse, tra le tappe del Duomo e di San Siro, anche la grande moschea di Milano, oggetto di attrazione turistica (e perché no, anche di business) a livello nazionale ed europeo. Ho sognato ad occhi aperti una moschea milanese che facesse concorrenza alla London Central Mosque Trust, o alla Grande Mosquée de Paris, o ancora alla Great Mosque Brussels-City. O che fosse invece la prima tappa di un tour europeo di moschee per far conoscere ai nostri concittadini i veri luoghi di culto islamici (e non i surrogati magazzini o garage). Una moschea, insomma, che fosse all’altezza di una città come Milano che ospiterà l’Expo 2015 e che possa sorprendere non solo i ricchi sceicchi degli Emirati che la visiteranno – abituati a pregare poggiando la fronte su tappetini dai fili d’oro – ma soprattutto i cittadini milanesi che rimarrebbero spiazzati dall’atmosfera e da quella spiritualità. E spero che quella moschea dei miei sogni, quando verrà il giorno in cui la costruiranno, possa essere collocata in una zona centrale di Milano, circondata da negozi di qualità, da impeccabili servizi, e da quella accogliente atmosfera che solo gli arabi sanno creare.