Mondo
Ucciso collaboratore Villaggi Sos
Evacuate le strutture di accoglienza della ong. E' la prima volta dal 1985
di Redazione

Negli ultimi tre giorni la strada a nord di Mogadiscio che divide il Villaggio Sos e l’Ospedale Sos è diventata teatro degli scontri tra truppe governative e il gruppo di Al-Shabab.
Scontri che hanno danneggiato le strutture di Sos Villaggi dei Bambini e che hanno causato la morte di Ali Shabye, un collaboratore Sos cinquantenne, ucciso all’entrata del locale lavanderia dell’Ospedale Sos, presso il quale l’uomo prestava servizio dal 1994.
È stata danneggiata una delle case famiglia e tutto lo staff rimasto al Villaggio SOS, è stato evacuato. Fortunatamente i bambini accolti nelle case famiglia erano già stati trasferiti nel mese di agosto, per motivi di sicurezza, nell’area denominata Chilometro 13. Come se non bastasse, la farmacia pediatrica dell’Ospedale Sos è stata distrutta durante gli scontri causando l’evacuazione dell’intero staff.
«L’ospedale non può essere operativo in un’area divenuta protagonista di una vera e propria guerra. È inaccettabile interrompere il lavoro di un ospedale, è un crimine contro l’umanità. Per questo continuiamo a sollecitare le autorità affinché non vi siano danni collaterali, considerando l’importanza che l’ospedale riveste per la popolazione di Mogadiscio» afferma il direttore nazionale Sos Villaggi dei Bambini Somalia, Ahmed Mohamed Ibrahim.
«La situazione a Mogadiscio è pericolosa da decenni ormai. Nonostante questo è la prima volta dopo il 1985, che Sos Villaggi dei Bambini è costretta a evacuare interamente le strutture di accoglienza a causa della mancanza di sicurezza» afferma Franco Muzio, Direttore nazionale di Sos Villaggi dei Bambini Italia. «Siamo addolorati per la perdita del nostro collaboratore Ali Shabye. Il nostro pensiero va doverosamente a tutti i nostri collaboratori che ogni giorno mettono a rischio la propria vita per gli altri» aggiunge Muzio.
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