Cultura

Un’inimmaginabile tristezza

Resoconto di viaggio. "Un popolo che può solo guardare al passato" (di Paolo Belli).

di Redazione

Scriverò una banalità, ma è vero che molte volte la realtà supera l?immaginazione e nel mio viaggio in Bielorussia ne ho avuto la drammatica conferma. Da 5 anni ospito nel periodo estivo un bambino bielorusso, Vladik, 13 anni, che proviene da Recitsa, nel distretto di Gomel, una delle aree più colpite dalle radiazioni, e con lui spesso mi sono fermato a parlare di come è la situazione nel suo Paese e la descrizione che mi veniva fatta mi confermava una vita drammatica, ma mai come quella che ho potuto toccare con mano. Una cosa che mi ha colpito andando in Bielorussia è stato il grigio che sembra dominare su ogni cosa: nei palazzi dell?era sovietica, negli abiti della gente, sulle facce delle persone. Tristezza e disperazione; una tristezza e una disperazione che mi sono parse, a me che arrivo da un Paese problematico ma comunque solare come l?Italia, difficili da sopportare. Parlando con loro, visitando i loro mercati, girando per le strade dei villaggi si ha una sensazione di disillusione. Il grande sogno della libertà che doveva arrivare con la caduta del muro di Berlino e l?indipendenza da Mosca hanno in realtà creato una società senza futuro. Tutto in Bielorussa è proiettato nel passato e sempre più sono i nostalgici della falce e martello. La ?nostra? Europa vista da qui sembra lontana anni luce. è stato triste per me, uomo di sinistra cresciuto in una famiglia dove l?idea dei diritti e dell?eguaglianza sociale prendeva il nome di ?comunismo?, vedere come un distorto uso di questa ideologia abbia tragicamente segnato e stia segnando tuttora un popolo.
di Paolo Belli

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