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Un mese fa il rapimento di Francesco Azzarà

Emergency: «Continuiamo a fare l'impossibile»

di Redazione

E’ passato un mese esatto. Tra speranze, paure e qualche segnale. Era infatti il 14 agosto quando Francesco Azzarà logista di Emergency è stato rapito a Nyala in Sudan mentre andava all’aeroporto per accogliere una collega.

« E’ un mese che pesa come fosse un anno – ha detto Cecilia Strada, presidente di Emergency – persa per noi qui, per i colleghi dell’ospedale pediatrico di Nyala e soprattutto per la sua famiglia». Trentagiorni in cui si sono alternati momenti di speranza, come la telefonata in cui i rapitori informavano che il ragazzo era vivo stava bene e momenti di preoccupazione come la notizia del coinvolgimento del logista in un blitz in cui sono morti 13 soldati sudanesi.

«Continuiamo ad essere fiduciosi – ha aggiunto Cecilia Strada – a lavorare a fare il possibile e l’impossibile perche’ Francesco torni presto a casa. E’ molto faticoso. Non sono arrivate richieste di denaro e i tempi sono lunghi, piu’ lunghi di quanto pensassimo” .

La figlia del fondatore Gino Strada invita i rapitori a «guardare bene in faccia Francesco: perche’ basta guardarla per capire che egli e’ li’ per aiutare la gente del Darfur, che Francesco e’ un grande amico del popolo del Darfur e che merita di tornare a casa e al suo lavoro». E infine un ringraziamento a chi ha dimostrato tanta sensibilità verso Azzarà.

«Ringraziamo tutti i cittadini che stanno manifestando la loro solidarieta’ alla famiglia di Francesco e ai suoi colleghi, – si legge in una nota di Emergency – cosi’ come i comuni, le province e le regioni che si sono uniti a noi per chiederne la liberazione, anche esponendo la sua foto sui palazzi delle istituzioni”»

 

 

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