Welfare

Un modello per l’Europa?

La Svezia, a capo dell’Europa per i prossimi sei mesi, vanta un sistema di welfare in cui la sussidiarietà orizzontale è prevista per legge

di Redazione

Un modello sociale che garantisce protezione ai suoi cittadini dalla culla alla tomba.
È questo il motto sotto il quale il welfare system svedese è noto tra i suoi sostenitori in tutto il mondo. Sebbene sotto pressione dall’inizio degli anni ’90 per via del rallentato tasso di crescita economica nazionale, il modello sociale del Paese che da domani presiederà il Consiglio Europeo garantisce infatti accesso universale ai servizi, politiche attive per l’occupazione, politiche di redistribuzione del reddito e di differenziale salariale limitato.

Inoltre, da gennaio 2009, un’ulteriore novità è stata introdotta: la Legge sulla Libertà di Scelta (Law on Freedom of Choice), che prevede che i servizi sociali potranno essere effettivamente forniti al cittadino non solo dal settore pubblico, bensì anche da quello privato e dal non profit. A scelta del cittadino, qualunque sia la sua condizione di salute o la sua condizione economica. E senza che su questo ricadano costi ulteriori: il tutto continuerà infatti ad essere finanziato dallo Stato attraverso i proventi delle tasse.

Uno nuova sfida per il terzo settore svedese, dunque, il cui contributo al Pil nazionale ammonta già al 5.3%, al pari di nazioni come gli Stati Uniti, la Germania, il Regno Unito. Il non profit svedese impiega infatti più di 200,000 lavoratori salariati; inoltre, circa uno svedese su due pratica attività di volontariato. La Svezia è seconda, in una classifica di 36 Paesi Europei e non, per attività di volontariato e filantropica. Tuttavia, le donazioni ed i contributi di privati costituiscono una percentuale variabile, e a volte non consistente, dei finanziamenti alle realtà del terzo settore. Per quasi il 50% in media, infatti, le organizzazioni non profit si auto-finanziano attraverso tasse di iscrizione, contributi per i servizi offerti e relative attività commerciali. Il 30% delle risorse finanziarie del terzo settore proviene invece dal governo.

La nuova legge comporterà dunque una minore indipendenza delle realtà del terzo settore che verranno finanziate dallo Stato per la fornitura di servizi di welfare? No, sostiene Lars Petterson, Segretario Generale di Famna, rete di associazioni non profit che forniscono servizi di welfare in Svezia. Il terzo settore ha infatti siglato nell’ottobre 2008 un accordo (denominato Compact) con il governo che permetterà al non profit di mantenere la propria indipendenza e la propria funzione di osservatore critico delle politiche governative.

Per ulteriori informazioni sul terzo settore in Svezia, clicca qui

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