Non profit

Un osservatorio sui fondi sovrani per coniugare energia e valori

Fondazione Eni Enrico Mattei

di Redazione

La chiave di lettura di tutta l’attività della Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) è lo sviluppo sostenibile. «È un tema importante in assoluto e in particolare oggi,», spiega il direttore Bernardo Bortolotti, «perché con la crisi il paradigma più tradizionale dello sviluppo basato unicamente sulla crescita economica sta per essere rapidamente superato, come è sottolineato nell’ultima Enciclica papale. Non si può più tenere completamente distinta la sfera economica da quelle dei valori e della tenuta sociale». Un impegno che nell’ultimo anno alla Fondazione Eni Enrico Mattei si è declinato su tre milestones. In primo luogo nel tentativo di misurare la performance anche in termini di sostenibilità «abbiamo finalizzato e presentato a fine 2009 lo studio di un indicatore alternativo al Pil per confrontare nel tempo e fra Paesi queste performance», puntualizza Bortolotti. «Abbiamo raccolto dati esistenti e sviluppato una metodologia che ci consente di misurare variabili oltre il Pil che comunque rimane centrale». Grande attenzione è stata poi data al tema oggi fondamentale delle politiche energetiche europee. L’Europa infatti ha individuato tre obiettivi generali: la competitività a Lisbona, la sostenibilità con attenzione al clima a Kyoto e Copenhagen e la sicurezza degli approvvigionamenti energetici a Mosca. «Questi tre obiettivi non sono compatibili tra loro», spiega il direttore della fondazione, «sono stati enunciati in sequenza dalla Comunità Europea ma generano tensioni. Proprio per vincere queste incoerenze abbiamo lanciato la Smart Energy Policy», un rapporto che sarà presentato al convegno di Bruxelles per le fondazioni di tutta Europa. «C’è infine l’Osservatorio sui fondi sovrani», aggiunge Bortolotti. Si tratta fondi di natura pubblica che nascono nei Paesi emergenti, che si alimentano con i ricavi del petrolio e del gas o dai surplus commerciali e che investono spesso in azioni o titoli dei Paesi sviluppati. «Questo fenomeno crea grosse tensioni anche per un deficit di informazione», spiega Bortolotti, «e il nostro è il più grande osservatorio globale su questo tema: ci permette di intercettare i trend, monitorare i flussi direzionali e l’entità di questi investimenti».
Infine tante collaborazioni e partnership con enti e istituzioni prestigiose. «Abbiamo aperto un centro con la Fondazione Cini di Venezia specializzato sulle politiche climatiche e stretto una collaborazione con l’Università di San Pietroburgo».

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