Welfare
Un patto tra società civile e istituzioni
Cgm «Soggetti diversi in una visione condivisa»: la ricetta di Claudia Fiaschi
di Redazione

«Manca la consapevolezza del ruolo della cooperazione sociale nel welfare partecipato» I l legame tra domanda e offerta dei servizi, la ricomposizione in una visione unitaria dei bisogni degli individui e delle comunità e, non da ultimo, il metodo di consultazione scelto. Sono questi i tre aspetti del Libro verde che riteniamo condivisibili in vista della stesura del Libro bianco sul welfare. Tuttavia non possiamo evitare di rilevare il silenzio sul ruolo dell’impresa sociale nel sistema proposto dal ministro. Dopo oltre trent’anni di economia sociale cooperativa è evidente che nella percezione comune non c’è consapevolezza del ruolo attivo che la cooperazione sociale ha e può avere nella definizione di un welfare sostenibile e partecipato, generativo di risorse, universalistico.
È proprio la visione universalistica del welfare il valore che va preservato, chiedendo allo Stato di regolare, non certo di gestire in autonomia. A nostro avviso al centro della sussidiarietà – più volte menzionata nel Libro verde – non possono che esserci sollecitazione delle capacità delle persone, sostegno all’auto-organizzazione dei cittadini, scommessa sul valore delle specificità dei singoli territori.
Temi, questi, fondamentali per la cooperazione sociale, che hanno permesso a Cgm di dimostrare che ci può non essere frattura o contrapposizione tra sociale ed economia, tra produzione di senso e produzione di valore.
In quest’ottica, pur rilevando nel Libro verde molti orientamenti comuni alla nostra cultura del “fare sociale”, riteniamo doveroso avanzare alcuni fondamentali quesiti in vista del Libro bianco: quali prospettive di benessere e di qualità della vita il nuovo sistema di welfare si impegnerà a costruire, promuovere e proteggere? Quali risposte ai bisogni dovranno essere affidate a forme alternative di protezione integrative ? Quale ruolo per lo Stato (nelle sue diverse articolazioni) e per gli altri soggetti?
La chiara e semplice definizione di questi elementi, tenendo conto degli innumerevoli contributi pervenuti al ministero in questa fase di consultazione pubblica, è la base per la ricostruzione di un patto di fiducia fra cittadini, società civile organizzata (imprese, volontariato, impresa sociale) e istituzioni, che garantisca un ripensamento culturale ed economico del modello di welfare esistente e una visione integrata delle politiche.
Gli interventi che prefigura il ministro (ad esempio sulla protezione attiva, sulla social card, sull’invecchiamento attivo) hanno quindi senso a una condizione: tradurre una visione condivisa tra attori diversi che si muovono in un comune terreno di gioco con ruoli ben individuati e integrati. La cooperazione sociale è pronta alla sfida e promuove un progetto socio-economico fondato su idee e interventi sostenibili per la cura, l’educazione e l’infanzia (e la connessa occupazione femminile), la formazione e i servizi al lavoro.
Aspetti del fare sociale, che debbono essere presi seriamente in considerazione e declinati nel Libro bianco, tenendo conto che la scommessa dei prossimi anni – sia per chi governa, sia per tutti i corpi intermedi chiamati ad un patto di corresponsabilità per il bene del Paese – è coniugare logiche e implicazioni di assetto e di sistema, che verranno prefigurate con il nuovo disegno federalista.
Fondamentale diventa da subito la promozione di un welfare attivo, stabilendo un legame fra buona salute e prosperità economica, migliore qualità dell’occupazione e maggiore salute e benessere per tutti. La via maestra è quella di scegliere le opzioni di comunità, sussidiarietà e universalismo, per promuovere la vita buona.
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