Non profit
Una bella frenata alla rotonda e si illumina una villetta
Riciclo energetico il progetto Lybra
di Redazione
Il principio è mettere a punto un dispositivo che produca energia elettrica in modo efficace e alternativo compensando in parte la CO2 prodotta dal traffico». Andrea Pirisi è il cofondatore di UP – Underground Power, società che dal 2009 lavora a un progetto originale: “Lybra”, un dosso stradale in grado di trasformare in elettricità l’energia cinetica prodotta dalle auto quando decelerano e passano sul dosso stesso. «L’idea è nata dalla mia tesi di dottorato al Politecnico di Milano sulla realizzazione di una boa da piazzare in mare per produrre energia sfruttando il moto ondoso».
Durante lo sviluppo Pirisi si confronta con quelli che sarebbero diventati i suoi soci, oltre al professor Riccardo Zich: Andrea Corneo, esperto di finanza, e Massimiliano Nosenzo, imprenditore. Il neonato team lavora per sperimentare in acqua la boa, per verificarne la fattibilità tecnica e valutarne la sostenibilità economica, ma dopo due anni di sperimentazione si arriva alla conclusione che, seppure la tecnologia sia buona, l’applicazione è troppo costosa.
Che fare? O buttare tutto, oppure provare a riadattare in un dosso urbano le intuizioni sviluppate per la boa. Viene così realizzato e testato con buoni risultati un modulo in scala 1:1 perfettamente funzionante. E, entro l’autunno, verrà sperimentato su strada il modello pre-commerciale definitivo.
Reinvestire la benzina
Il meccanismo è apparentemente semplice: quando la vettura arriva a uno stop, a una rotonda o entra in una corsia di decelerazione, passando sopra il modulo alto 10 cm, lungo un metro e largo come la carreggiata, viene rallentata. Oggi, l’energia spesa per portare l’auto in movimento viene di fatto buttata via durante la fase di frenata che con questo dispositivo comporta una decelerazione pari ad almeno 15 km/h in 15 metri. Il segreto di Up sta proprio nella conversione in energia elettrica di questo spreco, però è necessario che i dossi siano posizionati non in modo casuale ma là dove le auto frenano: problema facilmente risolvibile dato che le cartine con i flussi di traffico giacciono negli archivi dei Comuni da decenni.
Ma quanta energia elettrica si ricava? «Ipotizzando un impianto composto da dieci moduli posizionato su una strada in cui transitino 5mila auto al giorno con un peso medio di 1,4 tonnellate per veicolo, il dosso arriva a produrre circa 40mila kWh in un anno, che corrispondono al consumo medio di venti famiglie. Grazie ai dati di Autostrade per l’Italia sappiamo che a Milano Est, per esempio, transitano quotidianamente 100mila auto che porterebbero 800mila kWh annui».
Un problema di spessore
I possibili scenari di installazione sono molteplici. «La sua “killer application” sono i caselli autostradali, e gli obiettivi potrebbero essere l’illuminazione delle strade, dei caselli stessi, delle aree di servizio, ma in generale il dispositivo è adatto a ogni tratto di decelerazione “forzata” con possibili ricadute sull’energia delle zone limitrofe: l’arrivo a una rotonda o a uno stop o il passaggio pedonale davanti a una scuola o a un centro commerciale». Con un altro vantaggio: un controllo reale della velocità.
Il costo finale è stimato in 5mila euro al metro tutto incluso e, secondo i calcoli fatti, per ripagare un dispositivo di dieci metri con un passaggio giornaliero di 5mila auto, ci vogliono 4 anni. Ovviamente la durata dell’ammortamento è proporzionale al traffico viario.
L’unicità di Up sta nel fatto che nel mondo esistono altre quattro aziende impegnate su questa idea ma nessuna riesce a scendere sotto la soglia dei 40 cm di spessore. Nessuna tranne UP, che con i suoi moduli alti 10 cm lascia all’utente la scelta se interrarli o meno e comunque con uno scavo non superiore a quello per le ordinarie operazioni di asfaltatura.
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