Non profit
Una grande società per un piccolo paese
Il commento di Filippo Addarii, Direttore esecutivo di Euclid, sul discorso del Premier britannico David Cameron al congresso dei Tories
di Redazione
Londra – Era da un decennio che un primo ministro conservatore non si rivolgeva ai membri del proprio partito con la sicurezza di chi non ha più avversari.
La scelta di Ed Miliband quale leader dell’opposizione era esattamente quello che i conservatori volevano: un’opposizione senza alcuna chance di vincere.
La sicumera del premier britannico, David Cameron, e’ tale da cimentarsi persino in un rap nell’elencare i successi del governo di coalizione. Durante il suo intervento all’ultimo Congresso dei Tories, la platea era esultante. Neppure Blair aveva osato tanto.
Il messaggio del Primo Ministro è stato semplice. Bisogna risanare il debito pubblico, tagliare la spesa pubblica, e ridare slancio all’economia sostenendo gli imprenditori, inclusi quelli sociali. Le banche sono state aiutate quando era necessario. Ora devono fare il proprio dovere e riaprire il credito ai cittadini. E’ venuto il momento di metter in atto la ‘Big Society’. Il governo deve mettersi al servizio dei cittadini. Sono loro a guidare la nazione non lo Stato.
Le parole chiave sono libertà, giustizia, sostenibilità e decentralizzazione. Bisogna superare gli interessi di parte per il bene del Paese. Tutte parole scelte a puntino. Sembrerebbe di sentir parlare Blair, con l’unica differenza che i cattivi della storia sono i Labour che hanno portato il Paese al limite della bancarotta e in una profonda crisi di valori.
Il discorso di Cameron risponde perfettamente allo spirito del momento e viene incontro alla rabbia e alla disillusione dei cittadini. Basta con le favole, le bugie e gli sprechi. Si deve tornare a una gestione rigorosa e restituire ai cittadini la libertà e la responsabilità.
Questa è presentata come l’unica soluzione possibile. Ma sarà vero? Il Primo Ministro forse dimentica che la fortuna del Paese si è costruita sull’ internazionalizzazione prima e la globalizzazione poi.
A giudicare dalle parole del Primo Ministro, quello che un tempo era un impero mondiale sembra quasi una delle autonome comunità alpine (con tutto il rispetto dovuto a queste realtà locali). Pochi cenni alla politica estera, peraltro limitati all’Afghanistan, un riferimento all’India e ai Paesi del Commonwealth. L’Europa è stata menzionata di sfuggita, niente invece sull’ONU e la cooperazione internazionale.
L’unica preoccupazione è la difesa: risanare le finanze dell’esercito e proseguire nella costruzione del sottomarino atomico di nuova generazione, nonostante il disaccordo dei Liberal Democratici.
In questo mese usciranno le previsioni sulla manovra finanziaria dell’anno prossimo e seguiranno i tagli al bilancio pubblico. Nel 2011 la coalizione sarà messa alla prova dal referendum sul sistema elettorale – i Social Democratici sono a favore, i Conservatori contrari – e dalla revisione del Budget Europeo 2014 -20. Al momento Cameron si gode la pace del suo paesino. Però la tempesta già si staglia all’orizzonte.
Forse per questo il Primo Ministro ha messo tanta enfasi nel rendere omaggio a Margaret Thatcher, la Lady di Ferro.
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