Non profit

Una nuova Nuova Social Card

La promuovono le Acli. Presente anche il ministro del Welfare Maurizio Sacconi

di Redazione

In tre anni «la più grande riforma mai realizzata per i poveri in Italia», ampliando e migliorando i contenuti della “carta acquisti” o “social card” lanciata dal governo nel 2008, facendone un mix di soldi e servizi. È questo l’obiettivo della proposta lanciata, durante il convegno a Roma, dalle Acli, con il “Piano nazionale contro la povertà”, per contrastare, come si legge nel Piano, la povertà assoluta definita in base al reddito, che riguarda il 5,1% della popolazione italiana, il 49% al Sud e il 51% nel Centro-Nord. Con il Piano, secondo le Acli, si potrebbe migliorare e svluppare la “carta acquisti” attuale, così da trasformarla nella “nuova social card”, secondo un percorso graduale appunto della durata di tre anni. Il Piano punta innanzitutto a un “reale universalismo”. Secondo le Acli, la carta lanciata dal governo ha avuto il pregio di guardare ai poveri assoluti e il limite di considerare solo alcuni tra loro. Oggi la possono ricevere le famiglie in poverta’ assoluta con persone di almeno 65 anni o con bambini entro i tre anni. Le Acli prevedono di «ampliare l’utenza così da raggiungere l’intero universo delle famiglie in povertà assoluta, oltre un milione, pari al 5,1% del totale». E poi altre indicazioni per aumentare il carattere d’universalità della misura: «Estendere la misura a tutte le persone rientranti nei criteri di accesso che abbiano una valida residenza in Italia, in quanto siano iscritte all’anagrafe della popolazione residente e dispongano di un domicilio, anche di elezione, in un Comune Italiano da almeno tre mesi; realizzare una strategia per le persone senza fissa dimora; realizzare un’incisiva strategia di controlli».

E, per realizzare questo “welfare mix”, nel territorio si prevede a livello nazionale la stipula di un accordo quadro riguardante l’erogazione della nuova card, e dei relativi servizi, tra lo Stato (attraverso il ministero del Welfare), i Comuni (attraverso l’Anci) e il Terzo settore (attraverso il Forum del Terzo settore e altri soggetti pertinenti). Il Piano delle Acli prevede, quindi, che tutti i membri della famiglia in età compresa tra 18 e 59 anni e abili al lavoro devono iscriversi al centro per l’impiego provinciale e dichiararsi immediatamente disponibili ad accettare qualsiasi offerta di lavoro (nei limiti di un pendolarismo ragionevole ed economicamente sostenibile) e a frequentare corsi di formazione o di riqualificazione professionale. I membri in età di obbligo scolastico devono fornire evidenza della frequenza scolastica, pena la sospensione dell’erogazione della card. La “nuova” social card (prestazione monetaria + servizi), secondo le Acli, costituirà un livello essenziale delle prestazioni sociali (Lep), il primo per le politiche sociali a essere introdotto nel nostro paese. Diventerebbe così, con il graduale percorso attuativo delineato, un vero diritto di cittadinanza nazionale per le persone povere, accompagnato da un preciso pacchetto di doveri.

Le Acli puntano, quindi, a elevare l’importo della Carta, dagli attuali 40 euro mensili a 129 euro mensili medi (circa 1.550 annui), che si differenziano in base alle condizioni di povertà; le famiglie in situazione di particolare disagio ricevono un importo superiore alla media. Questo significa un incremento medio del 18% del reddito familiare, valore che per circa la metà delle famiglie utenti supera il 40%. Il Piano delle Acli ha come obiettivo anche quello di adeguare la misura al costo della vita nei diversi territori. Attualmente, la soglia di disponibilità economiche da non superare per ricevere la social card è la stessa in tutto il Paese, mentre il costo della vita risulta diverso: nel Nord è superiore rispetto al Sud, sino al 30%, secondo i dati delle Acli, in più. In termini reali ciò, secondo le Acli, penalizza l’area dove il costo della vita è più alto, cioè il Nord. Nella proposta, le soglie di accesso variano a seconda del costo della vita nell’area geografica di residenza. Rispetto a oggi, cio’ significa, per le Acli, incrementare la percentuale di utenti della “nuova” social card nel Settentrione. Attualmente, il 65% degli utenti risiede nel Mezzogiorno: con la proposta diventerebbe il 49%. Non solo soldi nella “nuova” social card. Le Acli propongono, infatti, un mix di denaro e servizi, con “il coinvolgimento dell’intera rete di servizi alla persona, secondo le modalità che potranno realizzarsi nei vari territori». La “nuova” social card assegna uno spazio di rilievo al Terzo settore, più ampio rispetto alla carta attuale. La proposta chiama il Terzo settore a co-progettare le nuove politiche locali contro la povertà attivate negli ambiti sociali grazie alla card; utilizzare le proprie “antenne” per avvicinare l’emarginazione; offrire servizi di qualità, capaci di sostenere l’inserimento sociale delle famiglie coinvolte; fare “advocacy” per garantire la qualità delle politiche e il rispetto dei diritti negati.

Il Piano prevede di partire nel 2011 dall’attuale target della carta (elevando gli importi rispetto a oggi e coinvolgendo i servizi), per poi estenderlo a tutte le famiglie con figli minori e, infine, nel 2013 a tutti i poveri. Per realizzare la riforma, è necessario stanziare, secondo le Acli, in ognuno dei tre anni del Piano, 787 milioni di euro addizionali rispetto al precedente (una cifra pari al 0,05% del Pil). La somma è suddivisa tra 667 milioni per il contributo monetario e 120 per i servizi. Il percorso di graduale incremento porta ad avere a regime, cioe’ a partire dal 2013, una spesa annua di circa 2.360 milioni superiore rispetto ad oggi, con 2.000 milioni per il contributo monetario e 360 milioni per i servizi. Il contributo monetario è a carico dello Stato, la spesa per i servizi è suddivisa a metà tra Stato e Regioni. Secondo le Acli, «le risorse per il Piano devono essere recuperate all’interno del bilancio pubblico esistente: siamo ovviamente contrari ad aumenti delle tasse o della spesa pubblica». Per le Acli, nel primo anno di riforma, il 2011, la disponibilità di 487 milioni già stanziati per la carta acquisti fa sì che la spesa aggiuntiva risulterebbe di 300 milioni di euro.

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