Non profit
una pallina e due patrie
Wenling Tan Monfardini, stella del nostro ping pong, racconta la sua vita divisa a metà
di Redazione
Italiana? «Metà e metà». L’altra anima di Wenling Tan Monfardini (nella foto), olimpionica azzurra a Pechino 2008 nella specialità ping pong, è tutta cinese. Come molti immigrati, Wenling ha il cuore in bilico tra le sue due patrie: soprattutto ora, che deve rappresentare l’Italia nel suo Paese d’origine. Cinese per nascita, italiana per amore, arriva in Italia nel 97, per giocare a ping pong. Qui conosce Alfio, di professione apicoltore, e lo sposa. Dopo un anno arriva Gaia, che oggi ha 7 anni e mezzo, gioca anche lei a tennistavolo e, in vista delle Olimpiadi, ha imparato a memoria l’inno di Mameli.
Vita: Come mai proprio l’Italia?
Wenling Tan Monfardini: Un po’ per caso, un po’ per passione. Avevo appena finito l’università a Shanghai e, avendo vinto i campionati universitari, ho ricevuto un’offerta di lavoro dalla Sterilgarda Tennistavolo di Castel Goffredo. Avevo due possibilità: rimanere in Cina a fare la maestra (ho studiato pedagogia) o partire per quei luoghi che avevo imparato ad amare sui libri di geografia. Ho scelto la seconda.
Vita: E poi?
Tan Monfardini: Ho conosciuto Alfio. Sua madre era una mia vicina di casa e così abbiamo iniziato a frequentarci. Nel 2000 ci siamo sposati ed è arrivata Gaia.
Vita: E dopo poco anche la cittadinanza italiana. È stato complicato?
Tan Monfardini: Non troppo. Dopo sei mesi di matrimonio ho fatto domanda e i documenti sono arrivati entro i due anni canonici, l’ultimo giorno disponibile. Ma non ho mai avuto problemi con il permesso di soggiorno: avevo un contratto da sportiva.
Vita: Da quanto gioca a tennistavolo?
Tam Monfardini: Ho iniziato a 7 anni. Negli anni 80 in Cina ogni paesino, ogni scuola e ogni fabbrica avevano un tavolo di cemento su cui giocare: era lo sport di Mao. Io ero piccola, magra, poco adatta alle altre discipline, e così i miei mi hanno spinto a giocare a ping pong.
Vita: A Pechino giocherà per l’Italia: che effetto fa?
Tan Monfardini: Sono emozionatissima e mi sto allenando molto.
Vita: Lei è appena stata in Cina, per uno stage di sua figlia. Come l’ha vista?
Tan Monfardini: Ho trovato un Paese diverso: molto più pulito e intento a dare l’immagine migliore di sé. I cinesi stanno lavorando parecchio a questo appuntamento e stanno facendo meraviglie.
Vita: Rimarrebbero delusi se il boicottaggio dei Giochi avesse successo…
Tan Monfardini: Non credo che succederà. Bisogna tenere distinti politica e sport. I giochi sono solo una competizione sportiva: credo che alla fine anche i capi di Stato parteciperanno alla cerimonia d’apertura, troppo bella per perderla.
Vita: Cosa spera per il suo Paese dopo le Olimpiadi?
Tan Monfardini: Che rimanga com’è ora: pulito e aperto al mondo.
Vita: E sui diritti? La pena di morte?
Tan Monfardini: La pena di morte c’è anche in America, e nessuno dice nulla. Ogni Paese ha i suoi problemi, quello della Cina sono le dimensioni. È troppo grande: è una foresta con tanti uccellini, alcuni più ribelli degli altri. Difficile controllare tutto.
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