Non profit

Una svolta che aumenta l’autorevolezza

Parola agli esperti

di Redazione

Quello che emerge dal bilancio sociale Filca è il ritratto di una realtà che ha saputo continuare ad aderire ai suoi valori costitutivi, sia pure aggiornandoli», si sbilancia volentieri Marco Grumo, direttore della Divisione enti non profit di Altis, l’Alta scuola impresa e società della Cattolica. E aggiunge: «Così facendo Filca ha mantenuto la chiara identità di una organizzazione che ha un ruolo importante per la promozione del bene comune e il welfare dei lavoratori». Una conclusione lusinghiera per il sindacato. Per raggiungere la quale è stato necessario appunto un percorso: non sempre le cose sono chiare fin dall’inizio. Come ammette Enzo Pelle, segretario nazionale Filca Cisl: «Siamo partiti con un’idea e siamo arrivati con un’altra». Effetto di un “cantiere trasparenza” che, come spiega Gustavo De Santis, segretario generale Fondazione Giulio Pastore, rappresenta un valore aggiunto, la cui importanza «è sempre più condivisa e rilevante». E non a caso si parla di cantiere: la Filca non ha voluto “ballare da sola”. Ha preferito un lungo valzer durato un anno, denso di confronti e dialoghi con la Fondazione Pastore e con il professor Grumo.
«Anzitutto abbiamo costituito un gruppo interno», prosegue Pelle, «che ha fatto una scelta di metodo e deciso che il nostro sarebbe stato un bilancio snello e quindi uno strumento di comunicazione efficace proprio in nome della chiarezza, consapevoli che al di sopra della trasparenza non c’è nessuno». Si è così stabilito di ispirarsi «ai modelli consolidati sia italiani che stranieri», aggiunge De Santis, «per spiegare quel che il sindacato ha realizzato in termini di contrattazione collettiva, di formazione dei delegati, di iniziative per le famiglie e più in generale per rendicontare come sono state utilizzate le risorse a disposizione». D’altronde, assicura Grumo, «il bilancio sociale di un sindacato non ha un’impostazione molto differente da quello di una organizzazione non profit, quel che cambiano sono ovviamente le attività svolte». Dunque, attraverso il coinvolgimento progressivo dei diversi uffici della Filca sono stati raccolti i dati, partendo dalla storia («era il primo bilancio: non potevamo non mettere una parte in cui raccontare la Filca», sottolinea Pelle) e arrivando alla cronaca. Informazioni economiche e non solo confluite nelle diverse sezioni del documento: dalla struttura organizzativa alla contrattazione e alla tutela dei lavoratori, dall’attività bilaterale alla formazione, dai fondi pensione alla relazione economica del sindacato (comprese le ricadute sui territori e sulle strutture decentrate, un dettaglio da non sottovalutare). Un’operazione che ha causato anche alcuni effetti collaterali, come ammette il segretario: «È stata anche l’occasione per condividere di più fra settori centrali e periferici e far conoscere, anche al nostro interno, iniziative e azioni in corso, comprese alcune soluzioni, come la contrattazione d’anticipo, di cui forse non tutti erano al corrente. Questo fa crescere anche la motivazione. In ogni caso, ci siamo già attivati per il bilancio del prossimo anno».
Un percorso articolato che però, avverte Grumo, «è solo all’inizio: questo è il primo bilancio sociale, molte cose andranno modificandosi in futuro, visto che questi documenti tendono a perfezionarsi anno dopo anno. L’importante era iniziare, soprattutto perché se un sindacato opera in modo trasparente in aderenza alle esigenze profonde dei lavoratori e delle famiglie, come ha fatto la Filca, può sempre più assumere un ruolo importante per il welfare». Come se non bastasse, conclude De Santis, «una scelta come questa ha una forte rilevanza anche collettiva. Se un sindacato fa un lavoro simile, sposando in prima persona l’esigenza della chiarezza e della trasparenza, poi è legittimato a chiedere che anche le imprese facciano altrettanto».

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