Giorgia Isidori non era ancora nata quando suo fratello Sergio finì nel nulla. Venne alla luce tre mesi dopo, a luglio del 1979. Sergio (nella foto), un bimbo di soli 5 anni, scomparve il pomeriggio del 23 aprile a Villa Potenza, un paesino in provincia di Macerata. Era sceso in strada per giocare con il fratello maggiore Giammaria e altri bambini ma non li raggiunse mai. «Chissà se sa che ha una sorella», dice Giorgia. Gli Isidori non hanno mai smesso di sperare. Né hanno accantonato la tesi del rapimento di Sergio. Giorgia, da pochi mesi alla guida della sezione marchigiana di Penelope Italia, è stata testimone del dolore dei genitori, Eraldo e Silvia, ma soprattutto del senso di abbandono che hanno sofferto in questi trent’anni. «Nessun rappresentante delle istituzioni», commenta, «ha bussato alla porta di casa per chiederci se avessimo bisogno di qualcosa». C’è stata la solidarietà degli abitanti del tranquillo borgo marchigiano, certo. «Ma la scomparsa di Sergio è stata uno choc anche per i compaesani», ricorda la sorella. La famiglia Isidori, come tutti i parenti delle persone scomparse e mai ritrovate, è corrosa da un dubbio: è stato fatto davvero tutto il possibile dalle forze dell’ordine e dalla magistratura? Una ferita mai chiusa che tuttavia non stilla più sangue. «Non mi fido delle istituzioni ma non voglio e non posso chiudermi a riccio. Se lo facessi non potrei più lanciare messaggi a Sergio, a chi è nelle sue condizioni e alle famiglie che hanno bisogno di vero aiuto», taglia corto Giorgia.
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