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Usa: condanna a morte ribaltata per discriminazione razziale

Dalla giuria che aveva giudicato colpevole l'imputato Joe-Miller-El nel 1986 erano stati estromessi i giurati afroamericani

di Redazione

La Corte suprema Usa ha ribaltato ieri il verdetto contro un imputato di colore, risalente ad un processo tenutosi a Dallas nel 1986: secondo quanto e’ emerso, infatti, la condanna a morte di Thomas Joe Miller-El, tutt’oggi nel braccio della morte, non sarebbe stata legittima, perche’ emessa da una giuria da cui erano stati ingiustamente estromessi i membri afro-americani. Lo scrive la Washington Post. Con sei voti a favore e tre contrari, la Corte suprema ha decretato che sia i giudici federali, che quelli dello Stato del Texas, incaricati di sovrintendere il caso, non tennero conto – sbagliando – delle prove che dimostravano come la selezione della giuria fosse stata viziata da discriminazione razziale: tra i giurati che mandarono Thomas Joe Miller-El nel braccio della morte, solo uno era afro-americano. Il giudice David H. Souter, incaricato di motivare la sentenza per conto della Corte suprema, ha scritto – tra le altre cose – che gia’ anni prima l’ufficio del procuratore distrettuale della contea di Dallas aveva fatto ricorso ad un manuale che insegnava ai pubblici ministeri come escludere i giurati di colore, quelli ebrei e quelli latino-americani, perche’ ritenuti troppo solidali con le difese.

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