Cultura

Vaticano: Prostituzione, punire i clienti

La proposta spacca in due il mondo politico

di Redazione

Il Vaticano auspica norme per punire i clienti delle prostitute. Anche loro, infatti, finiscono per alimentare indirettamente il “mercato del sesso” e dunque il racket della prostituzione. Il documento conclusivo del convegno sulla prostituzione organizzato due settimane fa dal Pontificio Consiglio dei Migranti ed Itineranti, parla chiaro. Gli esperti cattolici (missionari, sacerdoti, vescovi, suore, psicologi) chiamati dal cardinale Fumio Hamao ad analizzare a 360 gradi il fenomeno, in un passo del testo scrivono: “Il cliente – si legge – deve ricevere qualcosa di più di una condanna socialeed affrontare il pieno rigore della legge”. Da tempo chi lavora sul campo per assistere le vittime del racket, spesso ragazzine minorenni, invoca sanzioni anche per i clienti. Il documento vaticano fornisce poi un identikit sui clienti i quali vengono descritti come persone “con problemi ben radicati” poiché in un certo senso sono “pure resi schiavi”. La maggior parte di loro supera i 40 anni di età, ma “vi è coinvolto un crescente numero di giovani tra i 16 e i 24 anni”.
L’appello del Vaticano, ancora una volta, spacca in due il mondo politico italiano. Il tema al centro della discussione è la proposta del Pontificio Consiglio dei Migranti ed Itineranti di “punire i clienti delle prostitute”. “Il cliente – si legge nel documento conclusivo del convegno sulla prostituzione organizzato dal Vaticano – deve ricevere qualcosa di più di una condanna sociale ed affrontare il pieno rigore della legge”. Una proposta che ha trovato il pieno e naturale consenso di don Oreste Benzi, fondatore dell’associazione Giovanni XXIII e da anni impegnato nella lotta alla prostituzione. “I clienti sono i primi responsabili e vanno puniti come tutti i criminali – ha detto il sacerdote – sono loro che pagano i criminali affinché mettano in strada le donne”. D’accordo con l’esortazione del Vaticano anche l’avvocato Fi Carlo Taormina, che sottolinea come “il livello che ha raggiunto il fenomeno è talmente alto – ha spiegato – che non ci sono alternative”. L’avvocato-deputato di Forza italia indica la necessità di una “legge ad hoc per punire i clienti, da ritenersi responsabili di un vero e proprio reato”. Nella stessa direzione anche Francesco Giro che “condivide pienamente la ferma condanna rivolta ai clienti, responsabili anch’essi e non meno di altri di alimentare un’attività” da considerare “senza mezzi termini criminale e dannosa per un ordinato sviluppo della società”. Nettamente contrario, invece, il segretario dei Radicali, Daniele Capezzone che identifica la proposta come “l’ennesimo caso di sconfinamento dell’attività del Vaticano nelle questioni legislative ed elettorali dello Stato italiano”. Per il radicale si “tende a confondere tra peccato e reato”, associando spesso “la sanzione penale ad una determinata impostazione morale”. Sulla stessa linea di opposizione si schiera Franco Grillini, deputato dei Ds e presidente onorario dell’Arcigay. “Forse il Vaticano non si ricorda che campava sulle tasse dei bordelli”, ha detto Grillini, che non si fa problemi a dichiarare apertamente che “la prostituzione, se tra adulti consenzienti, non è da considerarsi reato”. “Una soluzione a metà”: così viene invece definita la proposta del Vaticano da Mario Borghezio, europarlamentare della Lega. “Ben venga tutto ciò che viene fatto per estirpare il fenomeno prostituzione – ha detto – ma occorre una proposta più completa, e con la richiesta di punire i clienti si individua solo una parte del problema”. Una posizione di ‘mediazione’ che viene condivisa da Paolo Cento: “E’ giusto parlare anche della responsabilità dei clienti, ma non è con il proibizionismo legislativo che si risolvono gli effetti del problema”. Per Cento, “è necessaria una grande battaglia di emancipazione culturale”.