Cultura
Vecchioni di nome e di fatto (quando diventa romanziere)
Recensione del libro "Il libraio di Selinunte" di Roberto Vecchioni.
di Redazione
Non è la prima volta che Roberto Vecchioni esce dal seminato e contamina le due grandi ?vocazioni? della sua vita: l?insegnamento e la canzone. L?insegnamento lo porta a immaginare questa storia dove la letteratura classica, di cui è professore, torna a vivere, a ribollire come presenza o nostalgia. La canzone invece aleggia come un qualcosa che si porta dentro la necessità della brevità e che quindi esige il contraltare della narrativa, dove la brevità invece allenta i suoi lacci. Nasce così questo ?romanzo-canzone?, Il libraio di Selinunte, che avrebbe tutte le carte in regola per colmarci di suggestioni e di cultura. In realtà succede un qualcosa di imprevisto. Le pagine implodono, arrancano. Lo schema dei buoni amici della cultura e dei rozzi nemici che ne fanno piazza pulita suggerisce tutt?al più molta delusione. O forse un velato rancore nei confronti dei nostri tempi. L?antico si porta addosso un senso pesante di vecchiezza (che c?entri un po? quel cognome…).
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