Anteprima magazine
“Venezia, non più Serenissima”, la città più bella del mondo come non l’avete mai vista
I turisti la prendono d’assalto, ma viverci è ogni giorno più difficile: dopo Milano, VITA racconta Venezia nelle sue contraddizioni. Una ricerca di prossima pubblicazione dell’Università Iuav mette in luce, nel centro storico e nelle isole della laguna, uno spopolamento senza pari, che incide sul mondo della scuola e dei servizi socio-sanitari. C’è anche un altro sguardo a cui abbiamo voluto fare spazio: quello di chi la sceglie e si impegna per renderla più sostenibile e viva. La più bella città del mondo come nessuno ve l’ha mai raccontata

Un anno fa aveva immaginato una Milano con gambe e braccia. Un Duomo sorridente, che con i piedi scacciava e con la mano accoglieva. Oggi ci porta a Venezia sempre con il suo sguardo scanzonato e irriverente. Alberto Lot torna a illustrare la copertina di VITA per un altro viaggio nel cuore di una delle città simbolo d’Italia. Come sta la più bella e la più fotografata al mondo, la “più serena”, in omaggio alla stabilità politica ed economica dei tempi della Repubblica di Venezia? Oltre le passerelle e il pieno di turisti, è ancora Serenissima? La risposta è nel numero di settembre del nostro magazine, a partire dagli esiti di un lavoro di ricerca di prossima pubblicazione realizzato dall’università Iuav.

Venezia ha perso abitanti e scuole, servizi e qualità della vita. L’analisi realizzata da Alessia Zabatino ed Elena Ostanel, rispettivamente research fellow e professoressa associata presso l’Università Iuav che firmano l’ampio approfondimento in apertura, restituisce un ritratto del centro storico e delle isole della laguna simile per numeri e fisionomia a quello di un’area interna. Un cortocircuito sociale (da un lato affollata di turisti, dall’altro spopolata di residenti) su cui abbiamo interpellato il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il direttore generale dell’azienda sanitaria Ulss Serenissima 3 Edgardo Contato e l’assessore del Comune di Venezia alla Coesione sociale Simone Venturini.
Quello che la città non ha perso è la partecipazione. Lo testimoniano le storie di chi la sceglie e si impegna per renderla più sostenibile e viva: ne abbiamo raccolte 75 in una mappa ragionata dei luoghi dell’attivismo civico e sociale. A partire dalle sue contraddizioni, la città non smette di guardare al futuro, anzi, può indicare al mondo nuove forme di abitare il presente: il nostro approfondimento contiene dieci idee per cambiare, con le voci di intellettuali e artisti che a vario titolo hanno a cuore il destino di Venezia.
Giù la maschera
Il primo capitolo anticipa i contenuti della ricerca a cura di Zabatino e Ostanel, realizzata nell’ambito del progetto di rilevante interesse nazionale Looking into the dark, coordinato dall’università La Sapienza di Roma in partenariato con università Iuav e Politecnico di Milano. Attraverso un apparato consistente di dati, mette in luce uno spopolamento senza pari che incide sul mondo della scuola, con plessi e classi che si rimpiccioliscono assumendo dimensioni ridotte rispetto alla media, e una forte attivazione civica per il mantenimento dei presidi sanitari. Per restituirne a pieno la complessità, con l’aiuto di dieci esperti (Alice Corona, Carla Tedesco, Jane Da Mosto, Matteo Basso, Francesco Musco, Giacomo Manegus, Laura Fregolent, Valentina Rizzi, Naomi Pedri Stocco e Maria Fiano) abbiamo messo in fila alcuni dei nodi irrisolti di Venezia: riguardano la casa, l’ambiente e il turismo.
Irresistibile e resistente
Il secondo capitolo è un focus su chi ancora sceglie Venezia per viverci e si organizza per renderla migliore e più sostenibile. 75 luoghi in cui i cittadini si incontrano e cuciono relazioni. Li abbiamo suddivisi in sette macro aree che raccontano i temi che stanno più a cuore ai veneziani: i giovani, la coesione sociale, il diritto alla casa, l’ambiente, la salute, la cultura e la partecipazione. Una resistenza che ha il sapore della restanza.
Re-thinking Venezia
Il terzo capitolo è un laboratorio per ripensare Venezia, con gli interventi di Gianfelice Rocca, presidente della Fondazione Giorgio Cini, Gianfranco Bettin, sociologo e scrittore, Ezio Micelli, professore all’università Iuav, Giuseppina Rita Jose Mangione e Rudi Bartolini della Rete nazionale delle piccole scuole, Nicola Pellicani, direttore della Fondazione Gianni Pellicani, Monica Calcagno e Diego Calaon dell’università Ca’ Foscari, il regista Andrea Segre, la curatrice del Padiglione Italia della Biennale di Architettura Venezia Guendalina Salimei, le autrici del volume Venezianissime! Isabella, Camilla e Beatrice Campagnol, e Gian Piero Alloisio, il cantautore che nel 1981 scrisse Venezia, il brano cantato da Francesco Guccini.
L’editoriale: intelligenza relazionale per città condivise
Veniamo ora alle altre sezioni del magazine. «Nell’era dell’intelligenza artificiale che aumenta in modo impressionante, per alcune attività e funzioni, la produttività degli umani, l’intelligenza relazionale resta la chiave della soddisfazione e ricchezza di senso di vita privata, della felicità pubblica, della fertilità economica e sociale». Inizia così l’editoriale dell’economista Leonardo Becchetti dedicato alle città condivise, più giuste e più sostenibili. In Societas, fra i tanti spunti e il meglio delle newsletter di Sara De Carli e Giampaolo Cerri, Salvatore Garzillo nella rubrica “Chi è successo” ci presenta Simmaco Perillo, 52 anni, cooperatore agricolo in un bene confiscato alla camorra. La parola del mese, a cura di Rosy Russo di Parole ostili, è influencer, con un’accezione nuova, fatta di dialogo e solidarietà.

Campo largo del sociale e capitalismo familiare
Nella sezione Communitas, i presidenti dell’Acli e dell’Arci Emiliano Manfredonia e Walter Massa spiegano come si costruisce il campo largo del sociale, Sergio Gatti ci porta alla Triennale di Milano, dove è in corso la mostra Inequality, che rappresenta la disuguaglianza da 15 prospettive diverse, mentre Stefano Granata accende una luce sui nodi che il Terzo settore deve sciogliere al suo interno. Nelle pagine di Produrre Bene Giampaolo Cerri ci fa entrare nel mondo delle fondazioni figlie del capitalismo familiare, mentre per la rubrica dedicata ai change maker Anna Spena traccia un ritratto di Angelo Moretti, l’attivista diventato imprenditore. Il numero si chiude con un focus sull’Eni Award, il premio che dal 2008 offre un’opportunità di crescita ai giovani talenti.

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