Non profit
Verdi, non solo per la camicia
Il successo del Carroccio in Veneto spiegato da Gianfranco Bettin
di Redazione

Giugno 2009. Alle Europee la Lega segna ancora un successo elettorale di tutto rispetto. Gli ecologisti italiani, intruppati in Sinistra e libertà, di fatto escono dal Parlamento di Strasburgo, mentre in tutta europa i Verdi segnano importanti successi elettorali (Francia in primis). Vita ha scelto di parlarne con Gianfranco Bettin, ecologista della prima ora, ma anche acuto osservatore delle vicende del Carroccio.
Fondatore dei Verdi italiani, Gianfranco Bettin da tempo ha scelto di dedicare gran parte del suo impegno di ricercatore sociale all’indagine “dal basso” del fenomeno Lega. Un lavoro che ha trovato il suo approdo in un libro coraggioso e, per certi versi, illuminante: Gorgo – In fondo alla paura (Feltrinelli, 158 pp., 13 euro). Nella notte fra il 20 e il 21 agosto 2007, Guido e Lucia Pellicciardi, 67 e 60 anni, guardiani di una villa nel piccolo centro della marca trevigiana, furono torturati e uccisi da una banda di romeni e albanesi. Bettin si serve di questo terribile evento di cronaca nera per entrare dentro una comunità. Il risultato è sorprendente anche per lo stesso autore. A fianco di una retorica xenofoba e rancorosa, la Lega nei microcosmi dei territori che amministra trasmette un «calore», così lo definisce Bettin, di cui non sono capaci né il Partito democratico, né gli alleati del Popolo della libertà. Dopo che l’Europa ha registrato l’avanzata del movimento ecologista (mentre i Verdi nostrani sono stati travolti da un tremendo tsunami che li ha lasciati fuori dal Parlamento di Bruxelles) a cui in Italia è corrisposta l’onda lunga della Lega capace di sfondare persino in alcuni centri dell’ex rossa Emilia, l’analisi di Bettin è forse quella che meglio di ogni altra riesce a svelare i processi spesso sotterranei che hanno determinato quel doppio risultato. A Gorgo al Monticano il sindaco del Carroccio, Firmino Vettori ha ottenuto 1.996 preferenze. Pari al 100% dei voti espressi. Vettori nel 2004 era arrivato “solo” al 62,5%. Un miracolo? «Al contrario, tutto molto semplice: a Gorgo quella della Lega era l’unica lista in lizza». Nessuno ha trovato il coraggio di confrontarsi con Vettori. Nemmeno Bettin: «Sarebbe stato velleitario. Il sindaco in questi anni è diventato davvero un amico personale di Daniele Pellicciardi, il figlio della coppia del massacro». A Gorgo il calore della Lega si misura anche così. Ma l’analisi di Bettin parte da più lontano. Dalla Francia di Daniel Cohn-Bendit.
Vita: Invidioso del successo dei Verdi d’Oltralpe?
Gianfranco Bettin: Quello è stato davvero un voto ecologista. Nel senso che rappresenta autenticamente i valori di una parte di società. E infatti le posizioni di Cohn-Bendit sono di difficile catalogazione. Su alcuni temi è a destra dei socialisti, su altri li supera a sinistra. Ma certo non è etichettabile con un marchio, se non quello dell’ambientalismo. Un ambientalismo, si badi bene, concreto e molto attento a temi decisivi, quello del lavoro prima di tutti.
Vita: In Italia non è così?
Bettin: No, e qui risiede la loro debolezza. I Verdi hanno scelto di intrupparsi in una formazione politica di sinistra e naturalmente sono stati travolti dalla crisi che la stessa sinistra sta subendo in tutto il continente. Non poteva essere altrimenti.
Vita: In Italia invece vince la Lega, che proprio ecologista non è…
Bettin: E chi lo dice? Quello che vedo io, almeno nel Veneto, è un partito che a livello locale si batte contro il proliferare dei capannoni, le discariche e gli elettrodotti. Tanto che gli ecologisti puri, intendo quelli che non si fanno “usare” dalla politica, spesso finiscono per votare Bossi. Di più. Proprio l’impronta ecologista è uno degli elementi che distinguono la Lega dal Pdl di Giancarlo Galan, il governatore che vorrebbe fare della regione «un’unica grande città metropolitana, con le sue zone commerciali, le sue vie di comunicazione. Come Los Angeles».
Vita: Però Galan e Lega sulla sicurezza sono allineati. E anche lei con questo libro sembra prender sul serio questo allarme che viene da destra. È così?
Bettin: Per dieci anni mi sono occupato di politiche sociali al Comune di Venezia. Ho istituito molti servizi che riguardano immigrati, ma ho anche combattuto la criminalità, quella italiana, ma anche quella che nasce dall’immigrazione. Per questo ho vissuto quasi sette anni sotto scorta giorno e notte. Non ho le illusioni che altri hanno coltivato a sinistra.
Vita: In che senso?
Bettin: L’immigrazione non è una festa. È vero che esiste una costruzione mediatica politicamente orientata al tema della sicurezza. Questo però non significa che l’emergenza sicurezza sia fondata sul nulla. La sfida del libro era di entrare dentro questa condizione di paura, per provare a capire, senza giudizi aristocratici.
(…)
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