Mondo
via libera a chi vuole un lavoro vero
«Serve un visto speciale per chi cerca occupazione», spiega Luigi Bobba. «Da rilasciare dietro garanzia»
di Redazione

Affiancare al permesso di soggiorno per ragioni lavoro, una carta (della durata di un anno) che consenta di stare in Italia per cercare un impiego. «Non per aprire le frontiere», spiega l’onorevole Luigi Bobba, primo firmatario di un progetto di legge presentato nei giorni scorsi a Roma che diventerà un emendamento targato Pd al decreto sicurezza quando arriverà alla Camera, «ma per affrontare al di là dell’emergenza il fenomeno migratorio».
In effetti il testo prevede che un cittadino extracomunitario possa, dando precise garanzie, entrare nel nostro Paese legalmente con un permesso di lavoro specifico, avendo così a disposizione un periodo definito di tempo per trovare un impiego regolare. In caso di successo, otterrebbe la stabilizzazione come soggiornante per lavoro; viceversa, dovrebbe rimpatriare.
Tale visto di ingresso per ricerca di lavoro sarà rilasciato a determinate condizioni, fra cui una idonea sistemazione alloggiativa, risorse sufficienti a coprire le spese per l’eventuale rimpatrio e mezzi di sostentamento in misura mensile non inferiore al corrispettivo dell’assegno sociale.
Inoltre il migrante dovrà disporre della somma necessaria per il pagamento del contributo previsto per l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale. In tal modo, come ha sottolineato anche Savino Pezzotta, altro firmatario della proposta di legge, il fenomeno migratorio diviene «un fatto normale, governato e sottratto alla logica dell’emergenza».
Vita: Onorevole Bobba, voi proponete di superare una prassi di inclusione che passa attraverso la clandestinità, iniettando una logica di legalità.
Luigi Bobba: La filosofia è esattamente questa. La realtà si incarica di smentire le leggi e le procedure amministrative, noi vorremmo che leggi e procedure fossero al servizio della realtà. Ovvero lavorare per non avere, o ridurre al minimo, la clandestinità e l’illegalità. Il che da un lato potrebbe ridurre il rischio delinquenza, dall’altro consentirebbe di tutelare meglio le persone, che quando sono in una condizione di sfavore vedono i loro diritti conculcati. Può essere un duplice vantaggio: per la società ospitante e per il cittadino extracomunitario che viene a lavorare in Italia.
Vita: Con questa proposta quali diritti si riconoscono?
Bobba: Il diritto a cercare un lavoro, innanzitutto. Il migrante ha a disposizione un preciso arco temporale, deve dare delle garanzie. Quindi non è una falla per far passare qualsiasi cosa, ma un modo per tentare di riavvicinare domanda e offerta di lavoro. Questo meccanismo è essenziale, ad esempio, per tutto il lavoro di cura e assistenza. Evidentemente uno non si porta a casa una badante che non ha mai visto in faccia. Penso ai risultati di una ricerca delle Acli secondo la quale i migranti che si occupano di cura e assistenza, per i due terzi hanno alle spalle esperienza di clandestinità.
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