Welfare
Viaggiatori col pentagramma
Da un Paese all'altro, sempre accompagnati dalla musica
di Redazione
La musica che li accompagna da un Paese all’altro significa per loro passione, impegno e possibilità di riscatto: sono gli stranieri che hanno trovato spazio nelle orchestre multietniche in giro per l’Italia, ognuno con una storia particolare da raccontare.
«Per me la musica è sempre stata un metodo di inserimento», racconta Natalia Orozko, colombiana e suonatrice di viola nell’Orchestra multietnica aretina fondata da Massimo Ferri. «Nel mio Paese suonavo nell’Orchestra sinfonica giovanile di Medellín, un progetto sociale mirato a prevenire il disagio dei giovani offrendo loro l’opportunità di imparare uno strumento e usufruire gratuitamente di attività formative. Dalla Colombia sono andata in Costa Rica e poi in Italia: qui purtroppo non ho trovato le condizioni adatte per fare la musicista di mestiere, ma è comunque bello ritrovarmi in mezzo a tanta gente a fare una musica nuova».
Ancora più variegato è il percorso di vita di Emad Shuman, cantante libanese. «Il Libano è un crogiuolo di etnie e minoranze, perciò lì le orchestre multietniche non sono una novità. Io peraltro sono nato e vissuto in una comunità libanese in Sierra Leone, quindi sono abituato alle sonorità africane, oltre che a quelle arabe. Sono venuto in Italia per studiare e ora faccio parte di un gruppo, i Kabila, che esiste da dieci anni e ha già prodotto due cd».
Suona soprattutto per passione Maher Draidi, palestinese. «Ho sempre creduto nella musica e, da quando avevo 14 anni, ho suonato il darabouka (strumento a percussione, ndr). Ho conosciuto per caso Ferri, che mi ha chiesto se sapevo suonare uno strumento e… eccomi qua. Per me suonare in un’orchestra multietnica è un momento di incontro con persone che hanno culture e tradizioni diverse.
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