Inclusione
Catania, una fattoria sociale dove si coltiva anche il “dopo di noi”
La Fattoria Sociale "Orti del Mediterraneo" a Misterbianco nasce su un bene confiscato costituito da tre lotti di 1100 metri quadrati. Oggi è un centro di agricoltura sociale dove 18 giovani autistici sono impegnati nelle attività agricole di produzione, di trasformazione e commercializzazione di prodotti con marchio etico e biologico

Rifare un letto, sistemare la cucina, vestirsi, fare la spesa, raccogliere i prodotti dell’orto. Nella Fattoria Sociale “Orti del Mediterraneo” di Misterbianco, in provincia di Catania, i giovani autistici, riscrivono la loro quotidianità. All’interno della struttura è stato anche inaugurato un nuovo Centro per l’Ecologia integrale e l’agricoltura sociale “Laudato Sì”.
Strutturato come “parco tematico inclusivo”, aperto ai cittadini, alle scolaresche e agli studiosi, alla Fattoria sociale di Misterbianco le giornate sono baciate da sole, rese gioiose dalla voglia di mettersi in gioco dei suoi 18 ospiti, giovani uomini di età compresa tra i 18 e i 40 anni con disturbo dello spettro autistico, impegnati in modo specifico nelle attività agricole di produzione, di trasformazione e commercializzazione di prodotti con marchio etico e biologico.
Ecologia integrale e agricoltura sociale, un incontro di buone prassi che si prendono cura della fragilità
Salvatore Cacciola, presidente della Rete Fattorie Sociali Sicilia – BioAs
Un bene confiscato costituito da tre lotti di 1100 metri quadrati, i cui lavori di recupero e ristrutturazione sono cominciati nel 2016, trasformando un edificio rurale in laboratorio per la lavorazione dei semi oleosi e per l’estrazione della pappa reale. Un percorso sostanzialmente finalizzato a rispondere a una triplice finalità dell’agricoltura sociale inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati; attività educative e di sviluppo locale; programmi per promuovere le autonomie di soggetti affetti dallo spettro autistico nella prospettiva del “dopo di noi”.
La scelta di battezzare la struttura “Laudato Si”, inoltre, è coerente con i valori e i principi dell’agricoltura sociale, nascendo anche dall’incontro con l’esperienza di Caritas Ticino in Svizzera che, nel settembre 2024, ha inaugurato nella nuova azienda agricola sociale CatiBio l’omonimo Centro di Ecologia integrale. Il gemellaggio trova, infine, origine nell’amicizia e nelle tante esperienze dell’associazione nazionale Bioagricoltura Sociale – BioAS, e si fonda nella consapevolezza comune che i percorsi di bioagricoltura sociale debbano costantemente essere irrorati dalle riflessioni sui valori fondamentali.

Un percorso che, con il nuovo centro, salda i rapporti
«Quando si inaugura una struttura si pensa subito a quel che sarà» afferma Salvatore Cacciola, presidente della Rete delle Fattorie Sociali Sicilia – BioAs, «ma, nel caso del Centro per l’Ecologia Integrale e l’agricoltura sociale, si può e si deve parlare di qualcosa che è e non che sarà in futuro. È un’inaugurazione che già sperimenta i valori e i contenuti dell’ecologia integrale. Mi spiego meglio: la nostra scelta di fare agricoltura biologica e di farla con soggetti svantaggiati è un piccolo, ma significativo esempio, di quel che vuol dire ecologia integrale, in quanto coniuga tre dimensioni: quella ambientale, la dimensione della lotta all’ingiustizia sociale e quella che guarda allo svantaggio. L’altro elemento importante è dato dal gemellaggio con un altro centro identico al nostro, grazie al quale organizzeremo incontri, seminari, ricerche sul tema dell’ambiente».
Un connubio sociale, agricolo ed ecologico, che diventa pratica di vita
«Intanto diciamo che i nostri ospiti sono quasi tutti maschi perché l’autismo colpisce maggiormente gli uomini», spiega Claudia Cardillo, presidente della cooperativa sociale “Energ-etica” che gestisce la fattoria sociale, «ma al momento è con noi Giulia, una ragazza di 40 anni che frequenta i laboratori pomeridiani perché di giorno è seguita da altri enti. Diverse le attività che si dividono nelle varie fasce della giornata. La mattina c’è la cura e gestione del pollaio, come anche dell’orto della tradizione, il laboratorio di falegnameria, di musicoterapia e quello espressivo. Attività che si rafforzano grazie al Centro per l’Ecologia Integrale e l’agricoltura sociale che ci consentirà di lavorare anche nei mesi invernali negli spazi coperti. L’appartamento per il progetto sulle autonomie per il “dopo di noi”, per esempio, andrà ancora di più al cuore, aggiungendo valore al nostro percorso».

L’agroecologia che porta benessere nella vita dei ragazzi
«Il nostro elemento caratterizzante è avere scelto di dedicarci ai ragazzi che vanno dai 18 anni in su», aggiunge Cacciola. «Sono quelli che hanno meno opportunità, meno servizi, perché sappiamo cosa succede loro dopo la scuola dell’obbligo. Ritornano a casa spesso senza nessuna possibilità di socialità, di riabilitazione, così frequentemente il tema del “dopo di noi” diventa qualcosa di astratto, un’ipotesi futura molto vaga. Il vescovo di Catania, mon. Luigi Renna, ci ha regalato una cucina e la utilizzeremo per portare avanti una serie di iniziative sull’alimentazione. Abbiamo, però, già cominciato con un laboratorio molto pratico. La nostra è un’agroecologia integrale che si sporca le mani, non è solamente fatta di buone propositi, una pratica che migliora la qualità della vita delle persone».
Lo stupore si chiama Giacomino, il primo uovo del pollaio
«Qui, anche se la routine è importante, ci sono risultati che portano stupore», dice Cardillo. «Per esempio, Giacomino è il primo uovo nato nel pollaio e per i ragazzi è stato come avere scoperto un tesoro. Anche il sapone, prodotto nel laboratorio che li ha fatti tanto divertire, è un altro tassello di questo percorso che li aiuta a scoprire le loro potenzialità e a diventare sempre più autonomi. Che dire, poi, del laboratorio di trasformazione dei semi di canapa in farine e oli, come anche quello nel quale imparano a sperimentare la tecnica del Picking, il controllo delle arnie e la scelta delle larve per l’estrazione della pappa reale? Tutti prodotti che sono stati immessi sul mercato e rendono sostenibile questo viaggio nell’inclusione».
Un percorso di gruppo, che si sostanzia nella responsabilità di ognuno
«Potrei fare tanti nomi», dice ancora il presidente della Rete delle Fattorie Sociali Sicilia – BioAs. «Penso ad Andrea, Mirko, Orazio, solo per fare qualche nome, ragazzi che non andranno mai via dai nostri cuori, tanta la loro sensibilità. Ognuno di loro, però, ha una responsabilità: chi si occupa degli orti, chi del pollaio, altri delle attrezzature e dei mulini per spremere i semi. Ogni macchina, pensate, ha uno dei loro nomi».
Tante le aspettative anche da parte dei genitori
«Purtroppo la società è troppo veloce per questi ragazzi, così non riescono a inserirsi sempre bene in un contesto lavorativo. Naturale, quindi, che i genitori siano preoccupati. Hanno tante aspettative», conclude la presidente della cooperatriva “Energ-etica”, «ma perché conoscono i loro figli e sanno che hanno delle potenzialità che aspettano solo di essere tirate fuori. Solitamente i ragazzi seguono un percorso, imparano tante cose, poi magari in età più adulta si ritrovano senza poter mettere in pratica tutte le abilità e le competenze che hanno acquisito nel corso degli anni. Noi insegnamo ai loro figli come si gestisce la casa, la cucina, dalla preparazione della colazione al pranzo, come si apparecchia e sparecchia, in che modo si sistemano i vestiti nell’armadio, abilità che permetteranno loro di vivere in maniera autonoma, quando un domani i loro genitori non ci saranno più. Non è facile, lo sappiamo, ma ci siamo e ci saremo sempre».
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