Patti di collaborazione

Palermo, nasce la Casa della partecipazione

Un quartiere storico che diventa motore di rigenerazione sociale e urbana e che attiva iniziative di cittadinanza partecipativa. Presentato alla Kalsa il primo Patto di collaborazione tra quattro associazioni e il Comune che finalmente, nel 2023, in collaborazione con Labsus e Cesvop, ha approvato il proprio Regolamento per i beni comuni

di Gabriella Debora Giorgione

Un lungo percorso, iniziato nel 2017, quando Centro di servizi per il volontariato di Palermo-Cesvop, insieme a Làbas, neu [nòi] e alcuni gruppi di cittadine e cittadini, hanno cominciato a lavorare ad una collaborazione concreta tra istituzioni e comunità nella cura dei beni comuni.
Ma solo nel 2023 nel comune di Palermo si arriva alla redazione del Regolamento comunale per l’amministrazione condivisa dei beni comuni e finalmente nei giorni scorsi è stato compiuto un altro passo importante con la firma del primo “Patto di collaborazione” per la gestione condivisa della Casa della Partecipazione fra il Comune di Palermo e le associazioni Neu[nòi]-spazio al lavoro, Movimento idea e azione, associazione di volontariato sociale; l’associazione Sguardi Urbani e la cooperativa sociale Teatro Atlante.

«Il percorso che ha portato al Regolamento ha radici profonde», ha detto Giuditta Petrillo, presidente del Cesvop: «Ѐ stato avviato già nel 2015 e formalizzato nel 2017 dopo un lavoro fatto insieme all’associazione LabsusLaboratorio per la sussidiarietà per mettere le basi di quello che oggi, con la stipula di questo Patto di collaborazione, finalmente si sta concretizzando», conclude la presidente del Cesvop che, nel frattempo, ha promosso e sostenuto l’approvazione del regolamento per i beni comuni in 25 Comuni della provincia di Palermo, accompagnando molte realtà nella costruzione di strumenti concreti per l’amministrazione condivisa.

Il patto per “La casa della partecipazione”

Le chiavi dei locali sono state consegnate alle quattro associazioni il 15 maggio scorso e attualmente sono in corso i lavori di preparazione all’apertura.
Lo spazio – che si trova nel quartiere storico denominato “Kalsa” – ambisce a diventare un motore di iniziative di cittadinanza attiva nel quartiere, configurandosi come luogo inclusivo aperto alle associazioni e ai cittadini perché sarà il punto di riferimento per la promozione del dialogo e la partecipazione attiva dei cittadini alla vita della comunità del quartiere.
Parte integrante del Patto è anche la riqualificazione di un bene immobile di proprietà dell’amministrazione comunale, originariamente destinato a museo della scuola ma attualmente in disuso, destinato a diventare il luogo degli incontri tra i cittadini del quartiere che lì avranno la possibilità di dare forma e sviluppo a progetti condivisi, finalizzati alla rigenerazione sociale, culturale e civica della Kalsa.

Nella “Casa della partecipazione” si attiveranno sportelli di ascolto della cittadinanza; eventi di discussione collettiva; corsi ed eventi gratuiti per la cittadinanza; incontri educativi gratuiti; azioni di rigenerazione urbana proposte nel quartiere dai cittadini tramite gli incontri partecipativi e si svolgeranno i consigli di circoscrizione in quartiere.
Alle associazioni spetteranno la manutenzione degli spazi esterni, il ripristino degli impianti e la manutenzione.

«Dal momento che le associazioni hanno competenze diverse, lo spazio sarà utilizzato anche per ampliare le potenzialità di ognuna. Ad esempio, i lavori di rifacimento dello spazio sono stati fatti da persone in regime di “messa al prova”. Noi di “Sguardi urbani” ci occupiamo di ricerca sul territorio e vorremmo che la Casa fosse uno spazio di informazione rispetto a dinamiche territoriali e di incontro e scambio su alcuni nostri temi di ricerca», ci dice Luisa Tuttolomondo, sociologa e Phd in Pianificazione e politiche pubbliche del territorio allo Iuav di Venezia e socia fondatrice di “Sguardi Urbani”.

Soddisfatta, durante l’evento di presentazione del Patto, l’architetta Paola Caselli, funzionaria tecnica dell’ufficio “Interventi di rigenerazione urbana in partenariato pubblico-privato” del Comune di Palermo, che ha riferito che attualmente sono circa 50 le istanze di Patti di collaborazione presentate al Comune e che si concentrano nel centro storico e nella prima circoscrizione, mentre le periferie sembrano ancora un po’ escluse da questi percorsi. Utili, in questo, sarebbero anche assemblee aperte anche nei quartieri ancora non coinvolti, per allargare la partecipazione, sensibilizzare più cittadini e coinvolgere non solo le associazioni strutturate, ma anche piccoli commercianti, condomini e cittadini singoli, spesso esclusi per la complessità burocratica.

La presentazione nei Wordcafè

Lo scorso 4 luglio la “Casa della partecipazione” e il relativo Patto di collaborazione sono stati presentati alla Kalsa, attraverso lo strumento dei “Word cafè”, con il coinvolgimento di 45 rappresentanti del Terzo settore palermitano e alla presenza di alcune delle realtà non profit più importanti della Sicilia, uniti in cinque tavoli di lavoro per una riflessione collettiva sugli spazi rilevanti per la vita del quartiere, a partire da una mappatura spontanea dei luoghi, delle realtà associative e delle esperienze attive nel territorio, spesso frammentate e non valorizzate, che hanno bisogno di essere riconnesse.

Un momento dei Wordcafè alla Kalsa | foto: Sguardi Urbani

I bisogni emersi dai tavoli di progettazione partecipata sono principalmente i “servizi di base”: pulizia delle strade, la manutenzione delle strade. E sul piano sociale, l’analisi si è soffermata su diversi servizi pubblici che sono stati dismessi come la ludoteca di Piazza Marina e lo Spazio 0-3. Altre preoccupazioni degli abitanti della Kalsa: il crescente aumento dell’attenzione al turismo ormai strettamente legato alla diminuzione delle possibilità di accesso alla casa.
E poi il “futuro desiderabile” ovvero “la Kalsa che vorremmo”, a partire da una strategia da mettere in campo per ricostruire l’identità del quartiere che, nel tempo, è cambiato, trasformato da gentrificazione e speculazioni immobiliari.
Dal tavolo cinque, infine, un vademecum per gestire lo spazio collettivo in modo equo, partecipato, sostenibile: uno spazio comune, si legge nel report del tavolo, è di tutti, ma non la “sede” di qualcuno in particolare.

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