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Vivere in tendopoli che fatica dormire in otto

di Redazione

Ore 6.30. La sveglia è sempre all’albeggiare. Il caldo si fa via via insopportabile poco dopo il sorgere del sole. Di ombra ce n’è poca e di certo non a proteggere le tende. Le nottate sono difficili. Si divide il poco spazio in sei, se è andata bene, altrimenti anche in sette od otto. C’è chi russa, chi fa fatica a prendere sonno e si agita nella branda. Il resto sono solo pensieri: la casa, il futuro, il terremoto.
Ore 8. Appena in piedi si accende il pinguino, spento la sera quando la temperatura si fa addirittura rigida. In realtà è perfettamente inutile, a meno che non ci si sieda di fronte al getto ghiacciato dell’aria condizionata, perché il nylon della tenda diventa bollente. Chi ha la casa in piedi corre per farsi una doccia e una colazione domestica. Chi invece la casa non ce l’ha deve arrangiarsi con i distributori automatici e poi mettersi in coda per il bagno.
Ore 9.30. I pochi privilegiati con ancora un posto di lavoro, risolto il dilemma quotidiano del dove lasciare i figli, possono provare ad evadere dalla realtà del campo per qualche ora. Per tutti gli altri inizia la lunga attesa fino a sera. Nei campi non c’è molto da fare e per entrare o uscire c’è una lunga trafila burocratica.
Ore 12.30. Il pranzo come la cena non sono mai niente di che, ma sono l’unico momento in cui si intravede una forma di normalità.
Ore 15. Chi ha la fortuna di avere un bancomat mobile e un supermarket agibile e aperto nelle vicinanze, riesce anche a togliersi qualche sfizio e rallegrarsi i pasti.
Ore 17. Le ore paiono interminabili. Gli animi si accendono facilmente. Poche le possibilità di svago. Anche la tenda della televisione è da dividere equamente tra gli altri 300 ospiti, improbabile mettersi d’accordo sul programma da vedere. Impossibile riuscire a vedere un programma apprezzato da tutti, a parte il calcio.
Ore 20. Ogni tanto vengono fatte proposte alternative come cinema e concerti. Il più delle volte si osserva l’imbrunire dalle proprie tende.
Ore 21.30. La sera è il momento, per tutti, dei bilanci. Con il buio la paura e l’incertezza su quel che sarà si fanno opprimenti. Si è tutti soli nella propria branda con se stessi. Non c’è il calore di una moglie, la consolazione di un divano o di una cucina, la possibilità di sfogarsi. Questi gli ultimi pensieri, con la certezza che saranno i primi con cui ci si sveglierà.

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