Non profit
Vocazione e premio,due lezioni olimpiche
non di solo sport Luigino Bruni rilancia le parole di due azzurri medagliati
di Redazione
«Credo che Dio mi abbia dato questo talento perché ne facessi qualcosa, il talento è una sorta di vocazione». Questa frase della fiorettista Valentina Vezzali, pronunciata dopo il suo terzo oro olimpico, ha da sola ampiamente ricompensato l’investimento di sonno e dei scarsi giorni di vacanza, quest’anno dedicati in buona parte alle Olimpiadi.
Le Olimpiadi sono sempre un expo mondiale di tante cose, non tutte edificanti, ma rimangono sempre, e nonostante i molti tentativi di strumentalizzarle, uno dei momenti più alti che l’umanità è capace di immaginare e realizzare. In particolare è una grande festa della gioventù, della vita, della buona lotta per andare oltre ogni limite, che produce su chi la vive o ne partecipa il forte desiderio di volersi migliorare nel proprio ambito di lavoro e di vita.
Ma quella frase della Vezzali, quel suo modo di interpretare e vivere una vocazione atletica, è una mirabile sintesi di cosa sia una vocazione, e non solo una vocazione sportiva.
Ogni talento, vocazione o carisma che una persona riceve, è certamente un dono gratuito, che non può essere acquistato sul mercato né rubato agli altri. Ma non basta ricevere e accogliere una vocazione perché la vita di chi la riceve funzioni, fiorisca e si realizzi. Occorre anche “dare un senso” al dono ricevuto, con impegno, fatica, fedeltà e dolore. Tutti riceviamo una vocazione, un qualche talento: ma pochi riescono a “dare un senso” al dono ricevuto, custodendolo, lavorandoci con una costante manutenzione; e così tanti talenti vengono sciupati o nascosti, come nella parola evangelica.
San Paolo usava spesso nelle sue lettere il linguaggio e le metafore dello sport quando voleva parlare della vocazione e della sua fedeltà al carisma ricevuto, che lo portò a dire al termine della vita: «Ho terminato la corsa, ho conservato la fede». Quale fede? Nel caso di Paolo certamente la fede in Gesù Cristo; ma in ogni vocazione – religiosa, artistica, civile – la grande sfida, che dura tutta la vita, è anche quella di non perdere la fede nella propria vocazione, crederci anche quando i fatti e le vicende della vita sembrano metterla in crisi, minacciarla, farla eclissare. E darle un senso, sempre nuovo.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.