Cronache russe
Voci dalla Siberia travolta dalla crisi economica: «Non riusciamo più a comprare neanche il cibo»
A Novosibírsk, città più importante e popolosa della Siberia, nella Federazione Russa, la vita quotidiana delle persone comuni è profondamente cambiata dopo la crisi economica fortemente influenzata dalla guerra in Ucraina, voluta da Putin. Elena, pensionata: «Comprare la carne è un sogno». Marina, insegnante con due figli: «Se perdessi il lavoro, non resisteremmo nemmeno un mese. In pratica navighiamo tra gli sconti. E se compri una giacca per il freddo, rimandi il dentista». Ivan, tecnico industriale: «Gli aumenti ormai non hanno limiti. I prodotti per molti sono come vetrine di una vita inaccessibile»

Novosibírsk, città capoluogo della dell’omonima regione nella Federazione Russa e del circondario federale della Siberia. Nodo centrale per i trasporti. Un milione e 633mila abitanti: è la terza più grande città della Russia dopo Mosca e San Pietroburgo. Ma come vive oggi la popolazione? L’economia è in fase di rallentamento e c’è il rischio di recessione. Lo stipendio medio a Novosibirsk è di 81mila rubli (810 euro). I prestiti per elettrodomestici hanno un tasso annuo del 40%. I pensionati hanno i soldi contati per comprare verdura e pesce, i genitori si indebitano per mandare i figli alle gite scolastiche. Abbiamo raccolto le storie di alcuni abitanti che vivono in un contesto in cui l’inflazione supera ogni previsione.
Elena, pensionata: «Mangiare la carne ormai è un sogno»
«Io e mio marito, pensionato come me, possiamo permetterci solo lo stretto necessario. La maggior parte delle spese va in medicinali e bollette, quindi raramente compriamo prodotti costosi come manzo o pesce. Ma il pesce è necessario per la salute, così ci accontentiamo di preparati per zuppa di pesce, che comprendono testa, lische e pinne», racconta Elena, 68 anni, pensionata, ex programmatrice. La pensione media in città è di 25mila rubli (250 euro).
Elena spiega che tra le verdure restano solo cavoli e carote. «Pomodori, peperoni, melanzane d’inverno non sono più accessibili. Il caviale di salmone? Solo un barattolo a Capodanno, giusto per ricordare com’era una volta». Per lei, negli ultimi tre anni, i prezzi degli alimenti sono raddoppiati o triplicati. I commessi, dice, «non fanno in tempo a cambiare i cartellini dei prezzi», soprattutto su pane, latticini, patate e pollo».
Marina, insegnante: «Compriamo solo prodotti offerta»
«Compriamo solo in offerta. Le scarpe da ginnastica per mio figlio? Un evento», racconta Marina, 41 anni, insegnante, madre di due figli. «Il mio stipendio basta solo per comprare i beni alimentari di base». L’alimentazione nella sua famiglia è molto semplice: «Il solito è pane e latticini. La carne la compriamo raramente, soprattutto pollo; il macinato, solo di tanto in tanto. Il pesce? Quello buono costa troppo». I vestiti li compriamo a piccoli lotti, non capispalla, e spesso con la carta di credito, perché non ci arriviamo con i soldi. I bambini crescono e bisogna cambiare tutto ogni sei mesi». Anche i costi per le attività extrascolastiche sono aumentati: «I corsi pomeridiani ora costano troppo, cerchiamo quelli gratuiti, ma anche lì si paga qualcosa. Scegliamo quelli che piacciono ai bambini ma che siano comunque più economici. Per le gite e i teatri a scuola, scegliamo opzioni da massimo mille rubli (10 euro) a testa. Se costa di più spesso rinunciamo, oppure facciamo un prestito». Nessuna vacanza in vista: «Per noi viaggiare è irraggiungibile. Possiamo solo andare in macchina o al mare di Ob (il bacino idrico di Novosibirsk) che è vicino, non serve troppa benzina».
Anche gli eventi culturali sono una rarità: «A teatro vado raramente, solo se i biglietti costano 500 – 700 rubli (5–7 euro). Ma sono sempre gli ultimi posti, e non si vede nulla. Ai concerti non andiamo mai, i biglietti partono da 3.000 – 4.000 rubli (35–40 euro), non ce lo possiamo permettere». Come non possono permettersi «prodotti costosi o delicatessen, non andiamo al ristorante. Forse due volte all’anno entriamo in una pizzeria per festeggiare qualcosa, come l’inizio della scuola o un compleanno. Ma quest’anno, in sei mesi, non ci siamo andati nemmeno una volta». Anche i self-service sono diventati troppo cari: «Per mangiare a sazietà servono almeno 700 rubli (7 euro) a testa». I prodotti di elettronica sono diventati inaccessibili: «Sei mesi fa mi si è rotto il portatile, ho dovuto prenderne uno nuovo a 45mila rubli (450 euro). Abbiamo preso il modello più semplice da ufficio, non c’era nulla di più moderno o di qualità». Stessa situazione per i mobili: «Di recente abbiamo dovuto comprare letti nuovi per i bambini — pochissima scelta, prezzi alti, qualità bassa. Alla fine ne abbiamo presi due in laminato, nemmeno in truciolato, ma almeno sono robusti».
Sull’aumento dei prezzi, Marina dice: «Una volta con mille rubli (10 euro) riempivi un sacchetto con tutti i prodotti di base, oggi quei soldi bastano per appena tre cose. Per il pane, latte, cereali e pollo, spendiamo 2.500–3.000 rubli (25–30 euro) – questi sono i nostri acquisti regolari. Ma il latte lo compriamo raramente, a 90 rubli (0,90 euro) al litro è troppo». Anche cereali, verdura e frutta sono aumentati: «Il grano saraceno è salito di prezzo, cerchiamo versioni più economiche, a volte la qualità è peggiore. La frutta la compriamo raramente, d’estate ci concediamo 300 grammi di ciliegie per 500 rubli (5 euro), e già quella è una festa. Banane e mele sono rarità». Marina non ha notato carenze sugli scaffali dei supermercati: «Compriamo prodotti russi, che ci sono sempre. Ma con l’abbigliamento è diverso, molti negozi hanno chiuso, nei centri commerciali c’è poca scelta, mancano le taglie, l’offerta è misera». In generale, a causa del forte aumento dei prezzi e della diminuzione dell’offerta, Marina e la sua famiglia hanno cambiato radicalmente stile di vita: «Viviamo in modo più modesto, scegliamo solo attività gratuite o economiche, risparmiamo su cosmetici e tutto il resto. Tutto è troppo caro, e dobbiamo trovare qualsiasi modo per risparmiare per dare almeno un minimo di benessere ai bambini». Insomma: «Se perdessi il lavoro, non resisteremmo nemmeno un mese. In pratica non viviamo più, navighiamo tra gli sconti. E se hai la lavatrice, non hai le scarpe. Se compri il giubbotto, rimandi il dentista».
Ivan, tecnico industriale: «Gli aumenti dei prezzi non hanno limiti»
«La scelta si è ristretta. In realtà non c’è niente da scegliere. Tutto standard. Niente colori, niente fantasie. In sala c’è un solo esemplare (di elettrodomestico o mobile), e in magazzino, se sei fortunato, ne hanno due. A volte solo su ordinazione». I grandi marchi internazionali hanno lasciato la Russia dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina. «Quasi tutto se ne va per comprare il cibo. Per l’elettronica non resta nulla», continua Ivan, 40 anni, tecnico industriale. «I prezzi continuano a salire per pane o patate. Gli aumenti non hanno limiti». Ivan conferma che i prodotti nei negozi ci sono, ma per molti sono «come vetrine di una vita inaccessibile. Alcuni articoli arrivano con importazione parallela (tramite paesi intermedi come Cina e India). Ma non è detto che tu possa permetterteli. Anche se una lavatrice è disponibile, costa 45mila rubli (450 euro). Dove trovi quei soldi?».
Nessuna delle persone intervistate, per paura di ritorsioni, ha voluto comparire in foto.
Credit foto LaPresse
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